Dischi
Paolo Benvegnù – Dell’odio dell’innocenza
“Dell’odio dell’innocenza”, l’ultimo album di Paolo Benvegnù, è uscito il 6 marzo scorso. Il fondatore degli Scisma, che da poco abbiamo visto sulle scene come uno dei protagonisti de “I racconti delle nebbie”, ha dichiarato che i nuovi brani non sono stati composti da lui, ma che abbia trovato nella casella delle lettere di una scuola di musica una busta anonima a lui indirizzata, con dentro un cd intitolato “Dell’odio dell’innocenza”, composto da provini per chitarra e voce, senza alcuna informazione in merito alla provenienza e all’autore. Dopo averli ascoltati e stimati, ha deciso di arrangiare i pezzi e inserirli in un album, cambiando solo i titoli ma lasciando inalterati i testi che non mancano di offrire spunti di riflessione.
Scelta azzeccata visto che Benvegnù ci aveva già abituato nei suoi vecchi dischi a districarci tra i moti dell’animo umano che passano dalla rabbia per le meschinità e la ferocia delle azioni umane, alle più alte forme di tenerezza e purezza. Il disco è fatto di suoni e melodie dirette ed essenziali ma che lo rendono decisamente adatto a far da sonorizzazione per trattare uno dei temi più attuali e di conflitto: lo squarcio tra dimensione umana e meccanismo sociale.
Traccia dopo traccia, è come assistere all’eterno conflitto tra il Bene ed il Male, tra la rabbia e la rassegnazione dell’esistere umano e quello stato d’innocenza primordiale figlia dell’amore incondizionato. Questo concetto ci è chiaro sin dall’inizio dell’album che si apre con “La nostra vita innocente”. Segue “Pietre”, che è anche il primo singolo che ha anticipato la pubblicazione del disco. Il testo è un’esplicita denuncia contro l’avidità e l’insensibilità di molti esseri umani: “Io conosco gli umani e preferisco le pietre”. Il terzultimo pezzo, nella tracklist di “Dell’odio dell’innocenza” è “Infinito”, un brano totalmente strumentale. Monotono, tenero, nevrotico, l’essenza di questo disco.
“InfinitoAlessandroFiori” è la canzone scelta da Paolo Benvegnù per chiudere l’album: il pezzo si apre con la voce metallica delle compagnie ferroviarie che ci accompagnano a salire sul nostro treno rispettando le regole ma anche questo brano, in tema col disco, in fondo racconta una grande storia d’amore. L’immagine che mi ha inseguita durante l’ascolto di “Dell’odio dell’innocenza” è stata quella del Narciso. Una persona che nell’amare troppo se stessa tira fuori le sue deformità. Perché forse la verità è che solo in due si può esser unici.