Interviste

Area Covid-19: Maria Devigili

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Continuano l’isolamento e la quarantena. E continua anche Area Covid-19. Oggi è il turno di Maria Devigili, cantautrice e chitarrista trentina, con diversi premi e tre dischi e un EP all’attivo, oltre a una manciata di collaborazioni con personalità del calibro di Claudio Lolli nella canzone “Come Una Formica” e di Giuvazza (produttore artistico e chitarrista di Finardi, Levante, Bianco) con cui ha co-prodotto il suo ultimo album “Tempus Fugit” (2018). Durante la sua intensa attività live ha condiviso il palco con: Ministri, Perturbazione, Zen Circus, Tre Allegri Ragazzi Morti, Cristina Donà, Eugenio Finardi, Paola Turci, Cristiano Godano e Umberto Maria Giardini.

Come va? Che ci fai in America?
Da circa 3 anni faccio avanti e indietro dagli Stati Uniti perché il mio compagno è americano e vive qui. Lo scorso gennaio sono partita dall’Italia, come numerose altre volte, con un biglietto di andata e un biglietto di ritorno. Il mio rientro era previsto per i primi di marzo, volando da Las Vegas con scalo a Francoforte e arrivo a Milano Malpensa. Il fatto è che a partire da fine febbraio-inizio marzo tantissimi voli cominciavano ad essere cancellati e dall’Italia molti mi dicevano di non tornare. Anche se fossi riuscita ad arrivare a Malpensa, avrei poi dovuto arrivare al mio paese in Trentino con numerosi treni e mi sarei poi dovuta mettere in autoisolamento domiciliare come richiesto dall’Azienda Sanitaria di Trento. Ho quindi spostato la data del rientro ad aprile, stessa compagnia, stessa combinazione di scali. Poi le cose sono degenerate come tutti sappiamo, si è incominciato a parlare dei blocchi delle frontiere e degli aerei anche ad aprile. Ho provato a chiamare l’assistenza delle mie compagnie aeree, ma senza avere mai nessuna risposta. Invano ho contattato il numero di emergenza della Farnesina, non ho mai ricevuto nessuna risposta. Ho quindi chiamato l’Ambasciata italiana di Los Angeles. Volevo solo sapere se, nell’eventualità dell’impossibilità di tornare in Italia ad aprile, potessi avere problemi con il mio visto e cosa potesse succedere con la mia copertura medica. Quindi non è che io pensassi di prendere il primo aereo e di partire di corsa per l’Italia, mi sembrava un’opzione veramente senza senso visto il grande casino che stava e sta tuttora avvenendo. Eppure è quello che mi è stato detto dall’Ambasciata: “Ti suggeriamo di prendere il primo aereo e di tornare”. In realtà io sono assicurata, ma non è ancora chiaro se abbia un’effettiva copertura medica durante una pandemia. In estrema sintesi ti dirò’ che, dopo questa telefonata con l’Ambasciata, ho comprato un ulteriore volo aereo previsto per il 16 marzo con scalo a New York. Come sai, non sono partita. In quei giorni, gli aeroporti in America si sono riempiti di americani che erano fuori per lavoro o studio, a volte anche con 7 ore di fila. Io avevo meno di 3 ore per cambiare aereo a New York e nessuno dalla Farnesina o da Alitalia che mi rispondeva nel caso avessi perso il collegamento. Aggiungi a questo che lo stesso mio volo veniva cancellato un giorno sì e un giorno no e che anche se ci fosse stato sarei dovuta arrivare a Roma. E da lì arrivare in Trentino, probabilmente aspettando l’unico treno diretto, ma anche quello, sempre incerto, del giorno dopo .

Come sai in Italia non ci saranno live per un po’. Lì riesci a esibirti? Che seguito ha la tua musica all’estero?
In Italia avevo in programma almeno una decina di concerti da marzo a maggio e tutto è saltato… Al momento non mi sto esibendo e comunque per via della pandemia anche qui stanno chiudendo piano piano tutti i locali.
Mi sono esibita in passato in America, a Nashville, Tennessee. In seguito ho evitato per non incorrere in problemi viste le particolari leggi sull’immigrazione vigenti. Con il mio visto non è possibile nessuna attività lavorativa, promozionale o concertistica. Lo puoi anche fare, come ho fatto io e come molti fanno, ma poi è un rischio per chi fa avanti e indietro dagli Usa. C’è sempre il pericolo di un controllo retroattivo: nel caso, in futuro, io faccia richiesta di un altro tipo di visto, e avendo un fidanzato americano questo è plausibile che avvenga, l’ufficio immigrazione potrebbe controllare a tappeto tutte le mie effettive attività in America negli ultimi anni, guardando in rete, sui social, ogni cosa.

Come credi che l’artista possa compensare l’assenza da palco se come sembra le cose andranno per le lunghe?
Se è vero che il palco è tale perché c’è qualcuno che si esibisce e c’è un pubblico che lo ascolta possiamo ricreare questa esperienza anche con mezzi virtuali, con i concerti in live streaming da casa ad esempio, inventandosi collaborazioni, duetti a distanza e quant’altro. Andando più’ nel profondo voglio dirti che il palco per me è quel luogo dove mi sento un tutt’uno con quello che faccio, in cui mi metto a nudo davanti a me stessa e al mondo.
E’ come un “palco interno”, quindi è un’esperienza che puoi ricreare anche suonando davanti ad un cellulare in streaming con persone che ti mandano i loro feedback in tempo reale. E sai cosa? Lasciamolo dire ma a volte il pubblico dal vivo nei locali non è cosi’ “vivo” e reattivo come il pubblico online! Se le cose andranno per le lunghe ognuno reagirà in modo diverso: c’è chi troverà nuove vie, c’è chi abbandonerà scoraggiato i suoi progetti musicali, c’è chi scriverà nuove canzoni, c’è chi non spenderà più’ un euro in amplificatori ultra-costosi, c’è chi studierà un nuovo strumento. La musica e tutta l’arte andranno comunque avanti e forse ne usciranno pure più’ forti e rigogliose che mai.

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