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Colombre – Corallo

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La storia di Colombre narra di un mostro che per tutta la vita ebbe la costanza di inseguire un uomo, che però lo rifuggiva perché era convinto lo avrebbe ucciso. E invece, in fin di vita, l’uomo si accorse che il mostro voleva avvicinarsi solo per regalargli qualcosa di infinitamente prezioso. Da questa ispirazione Giovanni Imparato, cantautore marchigiano, prende lo spunto per il suo nome d’arte.

“Corallo” è il titolo del nuovo disco dell’artista, anticipato dai due singoli “Non ti prendo la mano” e Arcobaleno”, e che col suo album d’esordio (“Pulviscolo”, 2017), aveva già conquistato l’attenzione di Maria Antonietta, che lo produsse, e di Calcutta, che ha accompagnato come chitarrista nel suo tour, per poi arrivare alla sensibilità di tutti con le sue composizioni.

Mettiamo pinne ed occhiali e tuffiamoci nell’ascolto: anche qui un titolo non casuale scelto per esprimere la maturazione artistica che, come il corallo, ha avuto tempo di crescere per elaborare le tracce di questo nuovo lavoro, ma che è anche la metafora di quanto tempo e cura ci voglia per coltivare se stessi e le proprie relazioni. Lo stesso autore dichiara: “Il corallo lo associo ai rapporti interpersonali che racconto nel disco; misteriosi, profondi, difficili da avvicinare, da trattare e preservare con più delicatezza possibile, data la loro complessità e bellezza”. Una scrittura elegante e lineare per raccontare di assenze, desideri, sbagli e storie intrise di perdono. Il tutto magistralmente accompagnato dall’alternarsi di stili melodici (calibrati con sapienza) che sintetizzano sonorità pop a musiche più nostalgiche d’altri tempi. Un album pieno di richiami, da Cohen ai Beatles fino a Rino Gaetano e Morricone.

Otto storie che raccontano di tormenti, come nel caso di “Non ti prendo la mano”, in cui Giovanni canta la fine di una relazione dove sul sentimento prevale la lucida consapevolezza di vivere un rapporto sbagliato ed ormai al tramonto. All’ascolto restano impresse le immagini di “Terrore”: il titolo può trarre in inganno, perché nello specifico non si parla di paure ma della capacità da parte di Colombre, di mettere in risalto e cantare dei lati oscuri dell’animo umano pur mantenendo una leggerezza anche nel sound. “Crudele” è invece una gradevolissima ballata romantica intrisa di pentimenti e prese di coscienza.

“Mille e una notte” si regge su una tecnica estremamente interessante nella quale un’immagine contiene una piccola copia di se stessa, ripetendo la sequenza apparentemente all’infinito, così proprio come nel libro a cui il testo fa riferimento. Il disco si chiude con “Anche tu cambierai” che è il vero e proprio “motto” del disco, un invito al cambiamento. Ascoltare Colombre ti dà sempre quella sensazione di tuffarti dentro qualcosa che conosci, accarezzi ma che non riesci a distinguere, proprio come il mare. Ancora una volta Imparato ci fa immergere in un mondo che forse è ancora tutto da scoprire.

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