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Dieci dischi da riscoprire durante la quarantena
Abbiamo un sacco di tempo. Tante ore a cui dover dare un senso, ordine, significato. Anchilosati davanti alla tv, cerchiamo di fare degli esercizi in salotto privi di verve, motivazione. Scorriamo la rubrica in cerca di qualcuno da chiamare, leggiamo. Perlopiù ci agitiamo guardando i telegiornali, man mano che il mondo che conoscevamo lotta per non sprofondare nel caos.
Forse abbiamo imparato, in questi giorni, a riscoprire il piacere di rallentare. Di indulgere in qualche sguardo in più, in qualche pensiero, conversazione. Negli spazi angusti in cui siamo relegati impariamo a conoscerci meglio, quando prima la nostra essenza arrancava sempre un passo indietro al nostro psicotico tran tran. Tempo questo di riavvolgere una tendenza nell’ascolto della musica che ci ha portato a fruizioni adatte alla frenesia dei nostri spazi temporali, quindi ristretti a piccoli intermezzi della forma di una canzone sola. Perché non approfittare del tempo che abbiamo, del silenzio che permea questo nuovo mondo per tornare a godere dell’ascolto di un album intero? Ricordate quando tornavate a casa dal negozio di dischi e avevate un cd nuovo, o un vinile, una musicassetta? Il supporto fisico era un incoraggiamento all’ascolto completo. Si schiacciava play e si viveva l’album fino alla fine. L’avvento dello streaming, del digitale, dello shuffle, delle playlist tematiche hanno spezzettato gli ascolti e quasi più nessuno ha la voglia e il tempo per ascoltare un’ora di disco.
Questa tendenza della nostra generazione e il fatto che non escano più album memorabili non sono due fenomeni separati ma consequenziali. I gruppi non investono più nel lavorare ad un album, a dire una cosa nella lunghezza di più di dieci tracce. Preferiscono registrare meno impegnativi EP, molti si accontentano di buttare nelle classifiche un singolo alla volta. Sanno di avere poche chance di avere ascolto se si dilungano. Così è molto più difficile esprimere concetti profondi, concentrarsi nell’approfondire atmosfere e tutto si fa più mellifluo, superficiale.
Ho selezionato dieci grandi album che vi faranno riscoprire il piacere di un viaggio unico e completo all’interno di un racconto musicale pensato nella sua interezza e non solo come unione di più tracce disconnesse. Come la lettura di un libro, questi dischi hanno un inizio, uno svolgimento e una fine. Come ogni buona storia alla fine ti lasciano un insegnamento, ti fanno conoscere qualcosa sul mondo, sulla musica e addirittura su te stesso. Di seguito quelli che a mio parere sono i più adatti al periodo che stiamo passando, e vi dirò il perché.
AUDIOSLAVE – AUDIOSLAVE
Rick Rubin nel 2001 mise insieme un Chris Cornell deluso dall’esperimento solista del suo Euphoria Mourning che non aveva soddisfatto i fan dei Soundgarden (ma che verrà riabilitato sia da critica che pubblico negli anni a venire) e i Rage Against The Machine abbandonati dal frontman Zack De La Rocha ma che avevano ancora tanta voglia di suonare. Ecco l’idea, unire i due mondi giganteschi del rock per creare un mostro mitologico che avrebbe dato una scossa di defibrillatore al rock diluito da miriadi di gruppi nu metal che avevano presto esaurito l’interesse degli ascoltatori. Il primo disco è una miscela perfetta di rabbia, granitica geometria ritmica, i riff inconfondibili di Tom Morello e la voce impareggiabile di Cornell unita alla sua capacità unica di scrivere hit (“Like a Stone” è diventato subito un classico senza tempo) con testi mai banali. Il video di” Cochise” è una delle cose più belle ed esplosive che il rock abbia visto, insieme a quello di “Show Me How to Live”, con ballate indimenticabili come “I Am the Highway”. Tutti i pezzi sono potenti, pieni di passione, e poesia. Se dovete mettervi a fare la vostra oretta di esercizi quotidiani, questo album è l’album per voi.
RYAN ADAMS – LOVE IS HELL
Ryan ha sempre avuto la capacità innata di unire voce e chitarra in un unico concentrato espressivo. “Love Is Hell” è a mio parere il suo album più completo, ispirato, godibile nella sua interezza. Impreziosito da una cover bellissima di “Wonderwall” degli Oasis, da alcune ballate azzeccatissime nelle melodie come “I See Monsters”, episodi più leggeri come “English Girl Approximately” o esplosioni di dolcezza come “Thank You Louise”. Dovete lavorare in smart working, stilare la lista per la spesa? Questo è l’album da ascoltare in sottofondo.
JEFF BUCKLEY – GRACE
Questo album è ai primi posti tra quelli che le persone sceglierebbero di portarsi su un’isola deserta, figuriamoci se non è adatto a una quarantena. Impreziosisce il tempo che spendete ad ascoltarlo, la voce di Jeff lenisce ogni cruccio, ogni preoccupazione. La bellezza di questo disco è universale, fuori da ogni moda. Una qualità fuori scala che si mantiene inalterata in ogni traccia, dall’inizio alla fine. Da condividere con la persona amata, se c’è. Con la propria anima, se no. On ogni caso i vantaggi saranno significativi.
GRANT LEE BUFFALO – MIGHTY JOE MOON
Ecco una perla nascosta degli anni ’90. Tra i gruppi che in quegli anni del grunge spopolavano pochi ricordano i Grant Lee Buffalo e questo loro secondo album da molti considerato uno dei migliori usciti da quella decade. Il suo stile più folk e cantautorale lo ha messo tra le file degli outsider ma gli ha consentito di invecchiare bene e preservare quell’attitudine indie che oggi è più che mai contemporanea. Con alcune perle inestimabili come “Mockinbirds”, con tanto stile nella composizione e negli arrangiamenti di ogni singolo pezzo è al tempo stesso melodico e godibile ma anche incredibilmente curato e profondo. Il pomeriggio dopo pranzo è il momento perfetto per godere delle sue canzoni e digerire serenamente.
ALANIS MORRISSETTE – JAGGED LITTLE PILL
Esordio irripetibile quello di Alanis Morrissette, ai cui livelli non è mai più riuscita a tornare. Ma chi potrebbe? Troppa energia per essere preservata negli anni, tra rock e ballate acustiche cariche di una passione straripante. Pieno zeppo di singoli ultra famosi che vi rimanderanno alla vostra giovinezza se l’avete passata da tempo, se invece avete la fortuna di essere nati dopo i 2000 questo è un tutorial su come essere grintosi. Da cantare urlandolo contro il soffitto, magari mentre passate l’aspirapolvere. Tenere pulita la propria dimora è importante oggi come non mai.
DEPECHE MODE – EXCITER
C’è un motivo per cui non ho scelto altri album ben più altisonanti, come “Violator” o “Ultra”. Troppo oppressivi, cupi, non adatti a questo periodo delicato per gli equilibri mentali di miliardi di personalità rinchiuse a casa. “Exciter” è più solare, completo. Gahan si era rialzato da uno dei periodi più bui della sua vita e la voglia di ricominciare diventa poesia, così come l’amore di cui sono permeati i pezzi di questo disco che vi intratterrà nei momenti più intimi, raccolti ed emotivi della giornata, senza lesinare di farvi ballare selvaggiamente in più occasioni. Quando le ombre si allungheranno alla fine del giorno, le sue melodie renderanno tutto ancora più magico.
NINE INCH NAILS – THE FRAGILE
Cupo, enorme, profondissimo scrigno di prodigi proveniente dalla mente tormentata e geniale di Trent Reznor. Il metal si fonde all’elettronica, la dolcezza alla furia, in un prisma ampissimo di situazioni, camere, colori. C’è tutto qui, sangue amore e violenza, reclusione e pazzia, in uno sfogo utile a sputare fuori tutto quello che vi sta avvelenando i secondi e le ore. Un’esperienza goduriosa, quasi dolorosa, estatica. Diviso in due parti, destra e sinistra come gli emisferi del cervello, qui l’industrial è ai suoi massimi livelli. Quando sentite le pareti restringersi, il soffitto sembra minacciarvi, i social vi fanno montare una rabbia inesprimibile, pensare con la testa di Trent vi darà una prospettiva diversa. Lui che ha fatto dell’isolamento, della rabbia e dell’opposizione alla massa una forma d’arte.
MAD SEASON – ABOVE
Diamante uscito dall’era grunge, uno dei due supergruppi più famosi dell’epoca, insieme ai Temple Of The Dog. Comune denominatore dei due progetti è Mike McCready, chitarrista dei Pearl Jam, che qui unisce le forze al suo amico Layne Staley, cantante degli Alice In Chains. Anche qui il frontman porta il suo bagaglio di sofferenza portate dall’abuso di eroina, al livello da essere una cosciente condanna a morte. In questo episodio però l’ormai terminale Staley trova l’ispirazione e la motivazione per dare una delle prove compositive più oneste e sentite della sua breve carriera, regalando alla storia capolavori come “River Of Deceit”, “Wake Up” e molte altre. E’ nei momenti più tristi che lo spirito curativo dell’anima perduta di Staley funziona di più, lo sanno bene i milioni di fan degli Alice In Chains. Non lasciatevi prendere dallo sconforto, dall’idea che non usciremo mai da questa situazione. Lasciatevi cullare dalle canzoni di questo album che sembrano provenire, appunto, da sopra di noi, a farci sentire meglio.
R.E.M. – AUTOMATIC FOR THE PEOPLE
La discografia di Stipe e soci è costellata di capolavori, ma il mio preferito è questo sfoggio di stile e potenza espressiva dove la voce di Stipe è quanto mai inserita nel contesto della musica del decennio dei ’90. Come sempre i R.E.M. sono il punto più alto qualitativo raggiunto dal rock che da indie si è affacciato al mainstream grazie all’universalità del suo messaggio e delle sue melodie. Stipe ha un’anima gentile e salvifica da vecchio professore che emerge ad ogni nota, e in questo momento è assolutamente opportuno, se non necessario. C’è bisogno di costruire un’immagine di se stessi più solida, accettabile, perché è provato che non avere un obiettivo può alienare e far pensare alle persone di essere inutili. Ma nessuno è inutile fintanto che ragiona, lavora sulla propria personalità per migliorarla costantemente. I R.E.M. sono a mio parere il gruppo migliore per fare questo. Spegnete la televisione, spegnete il mondo fuori e ascoltate questo album. Avrete, dopo, un’idea migliore di voi stessi.
NICK DRAKE – PINK MOON
L’essenzialità della voce di Nick con la sua chitarra, il suono unico della registrazione di questi pezzi, con la loro brevità espressiva e tempistica, sono un digestivo naturale contro le tensioni della giornata. Da ascoltare al buio, bevendo un buon bicchiere di vino o una birra, e liberandosi delle scorie di un ennesimo giorno vuoto, lontani dai propri cari o dalle proprie certezze. “Pink Moon” è un mondo da immaginare, e farlo potrebbe salvarci ora più che in ogni altro momento della nostra vita.