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Interviste

Area Covid-19: Roncea

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Area Covid-19 continua a ospitare artisti nazionali, che proseguono insieme a noi la quarantena e il lockdown, offrendoci la loro visione del mondo e della musica che verrà. Oggi tocca a Roncea, giovane cantautore di origine francese cresciuto in Italia. L’ultimo lavoro in studio da solista, “Presente”, contiene i due singoli “Perdersi” e il “Il Presente”, che hanno raggiunto complessivamente più di 75.000 visualizzazioni su Youtube e più di 12.000 ascolti reali su Spotify.

Ciao Nicolas, come stai? Cosa ci racconti della la tua quarantena? Come stai vivendo questo momento di isolamento? 
Ciao, sto bene grazie! Sto passando questi giorni difficili e delicati in casa ovviamente. Tuttavia mi sento un privilegiato, vivo in campagna, ho un giardino e tutto quello che mi serve per distrarmi e arrivare a sera. Banalmente mi dedico alla musica, al giardinaggio, ai libri e alla cura della casa. Mi piace fare progetti. Non importa se li realizzerò oppure no. Mi fa sentire vivo e oggi è qualcosa di veramente importante.

Hai avuto la fortuna di aprire live di altissimo livello e collaborare con artisti altrettanto importanti fino a conquistare il tuo palco. Parlaci un po’ di te e della tua gavetta.
Il tuo è un bel complimento. Ti abbraccio e ti ringrazio. Credo che per chi faccia musica di un certo tipo e con una certa attitudine come me, la gavetta non finisca mai. Dal 2005 ad oggi non mi sono mai fermato. Ho pubblicato album in continuazione e fatto tour con diversi progetti. Ho suonato punk, noise, math-rock, folk, indie, pop e oggi sono un cantautore. Ho organizzato la mia vita per mettere la musica al centro da sempre. Ho perso tante opportunità di vita comoda e le relazioni sono sempre state difficili. Da qualche tempo sono un po’ meno nomade e sono diversi anni che non faccio un tour europeo.

Hai progetti a cui ti stai dedicando ultimamente? Vuoi svelarci qualche anteprima di ciò che sarà?
Al momento sto lavorando sulla composizione del disco di Io Monade Stanca, il progetto dove suono musica matta, fuori da qualsiasi pensiero razionale, insieme a Edoardo e Matteo, due fra i miei più grandi amici. Hanno definito il nostro genere “rock patafisico”. Abbiamo trovato il nostro pubblico all’estero, in particolare in Francia, dove speriamo di poter tornare presto a suonare. Magari col disco nuovo. Intanto lavoro sul mio nuovo album, questa volta con un coinvolgimento ancora più significativo di Manuel Volpe e Simone Pozzi (produttori e arrangiatori del disco e band dal vivo insieme a Giulia Provenzano) e un elemento in più, che è ancora una sorpresa. Ci sono già dei brani pronti ad essere registrati e non vedo l’ora.

Tutti ci chiediamo come saremo domani. Chi sarai domani e come sarà la musica del domani?
E’ un intrigante quesito il tuo, a cui rispondo con piacere. Domani sarò molto più io. Banale a dirsi ma per quanto mi riguarda, tendo sempre a nascondere qualcosa di me a seconda delle situazioni. Non si tratta di mostrare qualcosa che non si è, ma enfatizzare solo la parte più consona al contesto. Sono bravo a costruirmi una “comfort zone” sul momento. Il mio domani, dopo questo periodo di forzata riflessione, sarà all’insegna della sincerità più sfacciata. Sarò più diretto e meno diplomatico. Costi quel che costi. Mi auguro che la musica di domani sia sincera. Spero che sia l’espressione di qualcosa. Spero che l’intento sia quello di abbracciare le persone che la ascoltano e accorci le distanze. Poco importa la chiave che si usa. E’ la ragione che ti porta a scrivere che conta. E se la ragione fa rima con “fama” o con “euro”, allora non avremo capito un cazzo. Di nuovo.

Lasciaci con un pensiero su questi giorni surreali che stiamo vivendo e sul ruolo dell’artista oggi.
Spegnere il telefonino, tablet, computer e televisore è la mia pace. Mi succede quando lavoro in giardino. La connessione col mondo è importante ma non fondamentale. La connessione con se stessi, questa sì, è imprescindibile. In questo periodo mi sono reso conto di essere in grado di comprendermi molto più di quanto potessi immaginare. Oggi sono solo da più di 30 giorni. Dialogo con il mio corpo, assecondo i miei errori quotidiani con serenità, cresco, sogno. E sognare di abbracciare le persone che ami è la consapevolezza più bella, scoprire che quello che pensi di desiderare, in realtà lo hai già. Io sono fortunato e sono sicuro che è pieno di fortunati inconsapevoli. Il ruolo dell’artista oggi non so quale sia, fatico a mettermi nei panni dell’artista. Io sono una persona ordinaria. Ma se nel mio piccolo potessi far sì che anche solo una persona possa apprezzare ciò che ha oggi e amarlo infinitamente, con semplicità, allora ho vinto io, abbiamo vinto tutti.

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