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Interviste

Area Covid-19: Xabier Iriondo

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In questi giorni si fa tanto parlare di ripresa, vaccini e farmaci miracolosi. Nell’attesa, Area Covd-19 continua a tenervi compagnia. Oggi tocca a Xabier Iriondo, un artista che non ha bisogno di presentazioni, raccontarci come sta vivendo questo periodo.

Ben ritrovato Xabier, come stai? Domanda di rito: come sta andando il tuo periodo di isolamento forzato? 
Io sto bene, grazie, non esco e impegno il mio tempo per produrre dei contenuti artistici, oltre a ciò cerco di fare delle cose che si erano accumulate negli ultimi mesi (leggere libri, guardare film, etc).

Il 13 marzo scorso è uscito il tuo ultimo lavoro “TIERRA/MAREE”. Ci parli un po’ di quest’ultimo progetto e ci dai magari qualche anticipazione su progetti futuri visto, che per almeno per il momento non sarà possibile esibirsi live?
“TIERRA” è il mio disco solista interamente dedicato allo strumento a corde autocostruito (Mahai Metak) con il quale suono da più di 10 anni. Si tratta di un vinile realizzato in sole 300 copie che ha su un lato un mio brano e sull’altro lato un brano di Snare Drum Exorcism (il progetto solista di Franz Valente, già batterista di Bunuel e de Il teatro Degli Orrori) e un brano suonato assieme. Sul mio lato vi è un’unica composizione (appunto Tierra) nella quale metto a nudo chiari e scuri del tempo che viviamo, passaggi delicati dal sapore organico intervallati da sferzate rumoristiche in un unico viaggio che rappresenta la summa delle tecniche che ho costruito attorno all’utilizzo di questa mia chitarra da tavolo preparata. Sapori aspri e morbidi si fondono in un unico continuum. Sia io che Franz, essendo bloccati a casa, stiamo facendo via web (in parte è già accaduto) delle presentazioni dell’album. E’ uscito anche un videoclip del brano suonato insieme intitolato “MOSAIQUE”. Per poi programmare e proporre dal vivo, appena sarà possibile, i nostri due concerti in solo.

Quali pensi possa essere un modo per compensare ai live? Soprattutto live come i tuoi che hanno molte particolarità all’interno dello show. Che direzione deve prendere oggi la musica e di conseguenza gli artisti? Come immagini il nostro domani?
Non sono un indovino ma posso ipotizzare delle cose. Per un po’ di tempo la musica dal vivo non ci sarà più, quindi verranno istituiti dei modi “virtuali” per accedere a dei contenuti, suonare da casa propria per arrivare nelle case di tutti, fidelizzare una propria fanbase attraverso dei contenuti che verranno proposti dagli artisti, registrare e far uscire dei singoli e dei videoclip… Queste le prime cose che mi vengono in mente. In tutto questo però c’è il problema del sostentamento degli artisti che mi sembra non venga preso molto in considerazione. Le domande che i media e la gente si pongono riguardano spesso le nuove modalità del proporre al pubblico l’arte e la musica ma non come faranno gli artisti a continuare a produrre le loro opere, a sopravvivere economicamente, a pagare i mutui, gli affitti, credo sia importante sin da ora proporre dei modelli di sostenibilità per gli artisti (soprattutto per quelli la cui principale attività di reddito era data dal contatto con il pubblico attraverso i concerti) e per tutti coloro che lavorano attorno alle performance/concerti (tecnici audio/video, allestitori, tour manager, etc), una categoria di lavoratori poco tutelata nel nostro Paese.

Questo periodo per me è stato un ritorno all’essenziale. Privandomi di molte cose ho capito cosa è veramente necessario e cosa superfluo: cos’è per te l’essenziale e il superfluo? Dopo questa esperienza cosa credi resterà e cosa cambierà?
Per me ciò che è veramente necessario sono gli affetti, le persone alle quali voglio bene. Tutto il resto, anche se può sembrare importante, è superfluo.

Quale sarà la prima cosa che farai una volta finito questo periodo surreale? Alla fine di questa conversazione quale messaggio ti piacerebbe lanciare a chi ci segue? Grazie per essere stato con noi.
Quando tutto questo sarà finito mi piacerebbe portare la mia famiglia in vacanza, magari al mare. Consiglio a tutti, in questo momento di difficoltà, di pensare ai soggetti più deboli, a quelli più bisognosi e di riflettere su ciò che è realmente necessario e importante nella vita.

Cover story: Andrea Colzani

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