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Interviste

Area Covid-19: Tavo

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La leggenda narra che circa 4,5 miliardi di anni fa la Terra si scontrò con un enorme pianeta chiamato Theia. Dall’accorpamento dei detriti prodotti da quella collisione nacque la Luna. “Pochi conoscono la storia del satellite che da secoli ispira poeti, cantanti e filosofi (la Luna). Eppure, la sua esistenza e la sua nascita sono per me il più grande esempio di come ogni errore o fallimento passato possano essere motore di grandi successi a venire”. Con queste premesse e da questa ispirazione Francesco Taverna, in arte Tavo, lancia il suo nuovo EP “Theia”, disponibile su tutte le piattaforme digitali a partire dal 5 maggio 2020. Il lavoro arriva dopo la pubblicazione dei singoli “Il Tempo Di Ballare” e “Annabelle”.

Il disco è composto da sei tracce che sono come tappe di un viaggio interstellare attraverso la sfera autobiografica ed intimista, espressi nei testi dell’autore che ci canta la sua intimità raccontandoci dei suoi amori vissuti ma anche delle angosce, dei tormenti che la notte porta con sé e che s’insinuano tra i suoi pensieri come nelle viscere dell’artista. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il giovane cantautore, che ci ha raccontato qualche dettaglio in più su “Theia” e sulla propria carriera.

Ciao Francesco, qualche giorno fa è uscito il tuo EP “Theia”, vuoi spiegarci di cosa si tratta e da dove nasce l’idea?
Theia fu il gigantesco pianeta che collidendo con la Terra scagliò i detriti in orbita. Questi, per la legge di attrazione gravitazionale si riunirono in rocce, poi macigni, montagne… fino a formare la Luna. È bello scoprire che la luna, il satellite che ci sembra cosi extraterrestre, è in realtà composto della stessa materia della Terra. È una costola strappata alla terra. Un punto chiave per comprendere l’EP è come da una catastrofe del cosmo, sia nata l’unica possibilità che aveva la vita di esistere. Infatti, senza la Luna, non ci sarebbe nulla su questo pianeta.
Ho usato queste metafore sull’universo per raccontare alcuni momenti della mia vita colmi di errori e disastri, senza i quali però non ci sarebbero mai state molte cose belle.

Nel tuo disco si passa dal macro al microcosmo percorrendo anche la sfera dei sentimenti. Quanto di autobiografico c’è nei testi?
Quasi tutti i miei testi sono autobiografici. Parlano di esperienze vissute o persone che hanno fatto parte della mia vita. Nonostante ciò, cerco di lasciare in ogni canzone uno spazio “vuoto”. All’interno del quale l’ascoltatore può immaginare i propri protagonisti o dipingere i paesaggi con i colori che preferisce. La musica, i libri ed i racconti belli, seppur fitti di dettagli, lasciano questo spazio alla fantasia. Io, nel limite delle mie capacità, provo a fare questo.

Un EP che parla di come un errore possa poi generare anche generare qualcosa di bello: qual è stato il tuo di errore?
Ce ne sono molti. Ne commetto ogni giorno. Pure senza accorgermene. In questi due anni, la stesura dell’EP, è stata un grande lavoro psicologico. Per la prima volta ho parlato d’amore e di altri sentimenti che temevo di affrontare. Avevo paura di risultare banale. Ma volevo un disco sincero. Volevo affrontare l’imbarazzo. Per me, aver chiuso queste tracce significa aver trovato quella cosa “bella” tra eventi famigliari (e non) piuttosto complicati.

Il tuo EP vede la luce in periodo storico parecchio “complicato”. Cosa pensi di questi giorni che stiamo vivendo e quali pensi possa essere il ruolo dell’artista e il futuro (prossimo) della musica?
Non vedo ancora la cosiddetta “luce in fondo al tunnel”. Purtroppo cosi come è successo a molti altri artisti, mi è saltato un tour al quale avevo lavorato moltissimo. Ho fatto giusto in tempo a presentarlo con una data insieme ai Sick Tamburo a gennaio. Per la prima volta quest’anno avevo alle spalle una vera e propria produzione per i concerti. Con tecnici audio e luci molto in gamba che lavorano anche con noti artisti, tra cui Ermal Meta, Cristicchi e molti altri. Insomma un sogno che si è presto congelato. Tutte le persone che stanno dietro al mio progetto, e sono decine, ora si trovano senza lavoro. Questo dramma economico-sociale ha portato alla luce quella che già era una vulnerabilità del nostro settore. Spero serva a preservare maggiormente in futuro l’ambiente musicale, da sempre scarsamente tutelato. Il ruolo degli artisti credo rimanga lo stesso. Ovvero intrattenere e, a volte, far riflettere.

Cosa ti senti di dire, ai giovani che come te, si affacciano al mondo musicale? E soprattutto quali sono le tue aspirazioni? 
Sono ancora al primo gradino di una lunghissima scalinata perciò non sento di poter dispensare consigli.
L’unica cosa che posso dire è che è un ambiente faticoso, nel quale nessuno ti regala nulla. Bisogna lavorare, lavorare, lavorare… Non ci sono feste, orari o domeniche. Bisogna essere pronti ad ascoltare consigli d’essere autocritici il più possibile. Aspiro a fare concerti tutti i giorni! Suonare dal vivo è la parte che più amo di questo mestiere.

E’ stato un piacere averti come mio ospite e in bocca al lupo per il tuo EP!
Crepi! E grazie infinite. Piacere mio! Un grande abbraccio.

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