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Intervista a Giovanni Succi: “Tranquilli, ero solo Fuori di testo”

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Se vi stavate chiedendo che fine ha fatto Giovanni Succi era solo “Fuori di testo”. Questo è il nome del suo nuovo progetto che ha preso forma durante la fase di quarantena.

Ciao Giovanni, è un vero piacere ritrovarti su Music Attitude. L’ultima volta che ci siamo sentiti eravamo in piena fase 1. Ti va di raccontarci cosa è successo in questo periodo? Com’è nata l’idea e da dove hai tratto ispirazione per questo nuovo progetto?
Ciao Angela, dalla necessità. I concerti casalinghi sull’impianto dei telefoni mi davano sconforto solo all’idea, così ho proposto letture e bevute e la cosa piaceva, mi si è accesa una lampadina. L’interruttore ha un nome: Massimo Martellotta (Calibro 35) che ha proposto un suo progetto in esclusiva a pagamento in pieno lockdown, il primo in Italia che io sappia. Contenuti creati ad hoc e non disponibili altrove. Un esempio folgorante, un’infusione di coraggio e sano pragmatismo. Ho aperto un mio locale virtuale su patreon.com (www.patreon.com/giovannisucci) per letture, produzioni musicali, assaggi di vini, che poi sono le cose che faccio. Così mi tengo allenato, sono tipo il dj-resident-somellier-storyteller del locale e ospito ogni mese un grande personaggio. A maggio è stato Edoardo Sanguineti, a giugno Simone Cattaneo, a luglio: sorpresa. I curiosi possono entrare scegliendo un biglietto d’ingresso proporzionale ai contenuti su patreon.com/giovannisucci o anche solo seguire da fuori gratis origliando alla porta. Ah, tutti i materiali prodotti di volta in volta restano poi disponibili sempre: chiunque antri, o rientri, quando vuole, ritrova tutto. Un EP di 4 inediti (minimo) al mese, un podcast, ore di mie letture interpretate di versi, racconti abbinati a degustazioni di vini.

“Fuori di testo” prevede delle collaborazioni?
A parte quella virtuale tra me e il personaggio del mese, no al momento. Nasce come progetto autarchico al 100% in termini di produzione per ovvi motivi, quindi deve reggersi sulle proprie gambe. In futuro coinvolgerei una voce femminile per alcune parti specifiche dedicate alla letteratura pornografica in versi, non vorrei fosse tutta al maschile.

Credo che questo format sia perfetto per la radio. Hai pensato a questa possibilità?
Ti confesso che sono nato con una voglia di radio dietro un orecchio. Quindi, radio e web-radio all’ascolto, propongo un reciproco scambio in sinergia. Siate creativi.

Il settore musicale fa ancora fatica a rimettersi in piedi. Dopo la notizia della chiusura del Circolo Ohibò, arriva oggi l’ennesima triste comunicazione da parte del Serraglio, costretto anch’esso a chiudere data la crisi post pandemia. Continua il dialogo col Governo ma non ci sono ancora soluzioni efficaci per la ripresa. Vorrei un tuo pensiero sulla difficoltà che c’è nel tornare alla normalità, cosa ne pensi delle varie iniziative che son state intraprese e cosa pensi porteranno di buono o nuovo gli Stati Generali della cultura previsti per settembre?
Mi duole non sai quanto per l’Ohibò, per il Serraglio e per chi chiude: tutte occasione sfumate. La musica dal vivo era già in crisi prima, questo è stato un colpo di grazia. Domandona. Sappiamo che in Italia la normalità non esiste, non esisteva prima e non esisterà dopo, in qualsiasi settore. Figurati in questo. Cosa ne penso? Ciclici esercizi di retorica. Tutta la solfa sulla cultura che periodicamente affiora nel linguaggio istituzionale è pura fuffa, ho messo l’anima in pace. Non dico l’arte (qualsiasi cosa sia), ma la scuola (argomento teoricamente caldo per milioni di famiglie) è all’ultimo posto negli interessi di qualsiasi governo perché agli elettori non interessa. Raccomanderanno i loro figli in quanto italiani per un posto fisso da incompetenti e saranno felici così. La prospettiva più popolare al momento è questa. Basterà spiegarlo al resto del mondo. Se poi serviranno le maniere forti spezzeremo le reni alla Cina. Detto questo, ammiro e non invidio i miei colleghi con un peso significativo in termini di visibilità, che nonostante tutto hanno ancora la voglia e la tenacia di spendersi in questa dura battaglia: fare sapere a chi legifera sulla musica che esiste gente (ma tanta) che lavora DIETRO la musica, NON SOLO CHI SUONA E CANTA. In economia si chiama “indotto”, va dall’operaio al tecnico, dall’elettricista al fonico, da chi vende birra a chi la produce, chi organizza ecc. Troppo difficile. Non lo capiscono nemmeno certi musicisti alternativi a qualsiasi forma di intelligenza che si sono selfati con la scritta “trovatevi un lavoro come tutti gli altri”, figurati i politici. Alla fine la pretesa assurda è che chi legifera su un settore abbia “contezza” (termine giustamente caro a Conte) di come quel settore funziona nella realtà. Roba futuristica. Troppo avanti.

Quali sono i tuoi progetti per l’estate? Avremo il piacere di vederti live e con quale spettacolo? Ha già qualche data che puoi anticiparci?
Lo spero! Non ho date al momento, ma scalpito e sono pronto, sia con la band sia con gli spettacoli letterari in solo. In caso di assembramenti sarà sufficiente esporre bandiere e sarà tutto a posto. Nel frattempo vi invito nel mio locale virtuale che non è roba da lockdown, sia chiaro: è fatto per durare. Si chiama “Fuori di testo”, sicuro al 100%. Vieni a farti una birretta, un vinello, un amaro, mi trovi al banco!

Cover story: Rosalba Sacco

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