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And Juliet è il musical da vedere appena finita la pandemia

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Cosa sarebbe successo se Giulietta, nella nota tragedia di William Shakespeare, non si fosse ammazzata e avesse deciso di vivere la sua vita, libera dalla relazione con Romeo e da ogni vincolo familiare? Si basa su uno dei “What If?” più geniali degli ultimi anni la sceneggiatura di “& Juliet”, uno dei musical che fino a poche settimane prima della pandemia causata dal Coronavirus era tra i più “caldi” dell’intero palinsesto del West End londinese.

Ospitato nello Shaftesbury Theatre, teatro che negli anni ha ospitato produzioni leggendarie come “West Side Story”, “Hair”, “Flashdance” e più recentemente “Motown: The Musical”, “& Juliet” è un musical che vede nella sua colonna sonora, e anche nel ruolo di produttore dell’opera, pezzi scritti da Max Martin, l’autore svedese che vanta un numero di prime posizioni in Billboard secondo solo al duo Paul McCartney e John Lennon. Il padre del pop contemporaneo, che negli anni ha lanciato nomi come Katy Perry, Britney Spears e gli N’Sync, è infatti coinvolto in prima persona non solo nella colonna sonora dell’intera pièce teatrale, prestando le sue canzoni, ma anche nel ruolo di vero e proprio supervisore.

E sembra quasi che la sua intera opera, iniziata con il primo grande successo del 1998 “Baby One More Time” di Britney Spears, sia stata quasi scritta negli anni proprio per essere destinata a fare da collante per un intero musical, con spazio per un unico inedito “One More Time” scritto a quattro mani con Jessie J. Nelle due ore e mezza dell’intero spettacolo, ci si trova davanti infatti ad un vero e proprio viaggio nell’intera opera di Martin, brani che vengono tutti contestualizzati e raramente posizionati senza logica.

A partire dall’introduzione di William Shakespeare sulle note di “Larger Than Life” dei Backstreet Boys, passando per quella “It’s My Life” che accoglie un resuscitato (altro “What If?” che si rivelerà anche un plot twist che influenza l’intero secondo atto) Romeo, ad una reunion improvvisata di una band sulle note di “Everybody” dei già citati BSB e una “Since U Been Gone” di Kelly Clarkson al primo incontro tra i due innamorati, quella che accompagna “& Juliet” è una vera e propria playlist che traccia molti, se non tutti, i capitoli più importanti del pop internazionale degli ultimi vent’anni.

Una sceneggiatura che si piega anche ai giochi di parole che si colgono nelle pieghe dei testi. E se nello humour a tratti molto british riesce anche a trovare spazio uno dei meme più famosi riguardanti Justin Timberlake (il gioco di parole May-Me su “It’s Gonna Be Me”), altrettanto geniale è la scelta di caratterizzare le parti di un dibattito tra Shakespeare e la moglie Anne sulle note di “I Want It That Way” dei Backstreet Boys che, nel corso dell’intera opera, stravolgeranno l’intera natura iniziale di “Romeo e Giulietta”.

Sì, perché l’altra genialità di “& Juliet” è la scelta di intersecare il mondo raccontato nella sceneggiatura teatrale con quello degli autori della stessa. Niente di nuovo, un film vincitore dell’Oscar come “Shakespeare In Love” si basa anch’esso su questo presupposto. Con questa scelta stilistica l’opera scorre balzando da un ambiente all’altro, con l’ingresso degli autori anche nel bel mezzo dell’opera. Un espediente narrativo che vede come principale protagonista Anne, che decide di diventare il punto di incontro tra mondo reale e fittizio con il ruolo inedito di April, imponendo la sua visione sull’opera del marito dopo una vita in seconda linea.

E proprio questo è il messaggio potente che emerge in quello che, sulla carta, può sembrare un semplice musical con tante canzoni pop. “& Juliet” è uno spettacolo dove il ruolo della donna diventa preponderante e diffonde un messaggio di ottimismo e rivalsa rispetto alla controparte maschile. Sarà Giulietta a scoprire il tradimento in vita di Romeo, sia con uomini che con donne, e sarà Giulietta a scappare da Verona per andare verso Parigi, allo scopo di crearsi una nuova vita. Come sarà Anne ad avere una sorta di rivalsa con il marito, imponendo fino al lieto fine la sua visione dell’opera.

Ma nel suo piccolo è anche un’opera che supporta la causa del movimento LGBTQ+. Un plauso lo merita soprattutto Arun Blair-Mangat, che riesce a rendere alla perfezione il ruolo non facile di May, personaggio la cui identità sessuale presenta molte ambiguità. Ma soprattutto anche Tim Mahendran, che interpreta il goffo Francois che, proprio nel corso dello spettacolo, scoprirà la sua omosessualità iniziando una relazione con lo stesso May.

“& Juliet” riesce a portare nell’era moderna una delle opere più classiche della tragedia teatrale internazionale: in un mix tra etnie differenti, classici del pop contemporaneo ad alto volume e con una strizzata d’occhio al female empowerment e alla galassia LGBTQ+, il musical diretto da Luke Sheppard e prodotto da Max Martin, qui al suo debutto teatrale, è uno spettacolo che va visto alla prima occasione utile. Al punto di valere un weekend fuori porta, magari, proprio alla fine di una pandemia che sta influenzando pesantemente questi ultimi mesi.

I primi biglietti disponibili per “& Juliet”, presso lo Shaftesbury Theatre di Londra, sono acquistabili sul sito ufficiale dal mese di dicembre 2020.


Photo credit: Johan Persson

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