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The Heavy Countdown #132: Touché Amoré, Hundredth, Kingdom of Giants

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Touché Amoré – Lament
I Touché Amoré ci somministrano la loro periodica dose di buoni sentimenti urlati al mondo intero a suon di post hardcore e soprattutto dalle grida inconfondibili del frontman Jeremy Bolms attraverso il loro quinto full-length in carriera, “Lament” (se non l’avete ancora fatto, per capire quanto carini e coccolosi siano i TA, guardatevi il video di “Reminders”, non la canzone migliore del lotto, ma una clip davvero tenera e piena di ospiti illustri). I Nostri continuano a esplorare la dicotomia della propria natura, lasciandosi andare spesso a divagazioni indie rock (“Limelight”, featuring the Manchester Orchestra), e a pestare durissimo (“Savoring”).

Hundredth – Somewhere Nowhere
Non si può dire che gli Hundredth non siano uomini di parola. Con il precedente “Rare” (2017) avevano dichiarato, sia negli intenti che nelle azioni, di non voler avere più niente a che fare con il mondo melodic/post hardcore dal quale provenivano. “Somewhere Nowhere” è completamente epurato da ogni velleità heavy o pseudo tale, trattandosi di un lavoro a cavallo tra dream pop, shoegaze e suggestioni new wave, pur lasciando intatta nello spirito e nelle strutture la stoffa che la band del North Carolina ha da sempre dimostrato. Cronaca di un disastro annunciato? No, considerando che a questi ragazzi il coraggio non manca e che i brani più retro e sognanti, costruiti su eco e riverberi, sono i meglio riusciti (“Cauterize”), un po’ meno quelli più legati a certe sonorità elettroniche più moderne (“Burn Slow”). Ora che l’etichetta se la son scuciti di dosso, sta agli stessi Hundredth dimostrare di avere carattere a sufficienza da non tornare indietro sui propri passi.

Crippled Black Phoenix – Ellengæst
Gli inglesi Crippled Black Phoenix non sono di certo dei novellini, e infatti sanno benissimo come cogliere nel segno senza troppa fatica. Sotto l’egida del mastermind Justin Greaves, la formazione sforna un album che fa sfoggio di guest vocals di tutto rispetto. Partiamo dal sempreverde leader degli Anathema, Vincent Cavanagh, una presenza ricorrente in “Ellengæst” e senza dubbio la più sensata per affiancare la vocalist Belinda Kordic in un paio di pezzi (“House of Fools” e “Lost”), e la più prevedibile per il sound post metal ai limiti dello space rock (“The Invisible Past”). Stupisce la presenza di Gaahl in un featuring non del tutto convincente (“In the Night”), ma l’episodio migliore di un disco davvero troppo complesso per essere liquidato in poche righe rimane anche dopo diversi ascolti il singolo alla Sisters of Mercy “Cry of Love”.

Kingdom of Giants – Passenger
Certo che per i Kingdom of Giants la vita non è del tutto semplice. Farsi strada in un roster come quello della SharpTone non è semplice, considerando che solo nel 2020 band come gli Alpha Wolf, i Polaris, i Loathe e i Currents hanno dato alle stampe album più che memorabili. Ma il quartetto californiano, pur se non di esperienza, lavora di cuore e ce la mette tutta per tirare fuori la testa e cercare di farsi notare. A dir la verità la storia non cambia molto dal precedente “All the Hell You’ve Got To Spare” (2017), e si naviga sulle note piacevoli di un metalcore contemporaneo come tanti altri, e con qualche piacevole spruzzata di synth demodé (“Night Shift” e “Side Effect”). Forse non basterà a emergere nel mare magnum, ma “Passenger” è un ascolto tutt’altro che sgradevole.

Venom Prison – Primeval
Dopo tutto il rumore che aveva fatto “Samsara” (2019), per i Venom Prison, una delle next big thing più big della nuova ondata death, era impossibile evitare di battere il ferro finché ancora caldo. Tutta questa smania si concretizza in “Primeval”, che più che in un terzo disco, si traduce in una rivisitazione di due vecchi EP con l’aggiunta di un paio di pezzi nuovi di zecca (“Defiant to the Will of God” e “Slayer of Holofernes”). Tramite questa astuta mossa all’insegna della minima spesa per la massima resa, Larissa Stupar e soci continuano a mantenere altissima l’attenzione sul loro operato, nell’attesa di materiale effettivamente inedito nei prossimi mesi.

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