Interviste

Metal Carter, il rapper romano torna sulla scena con Fresh Kill, un album denso, old school e veramente arrabbiato

Published

on

Dal 16 settembre è disponibile su tutte le piattaforme Fresh Kill, il nuovo album di Metal Carter. L’OG romano torna sulla scena con un album denso, old school e – in tutti i sensi – veramente arrabbiato. Sulle produzioni di Akira Beats e con le collaborazioni di vari artisti (tra cui figura anche il nome di Young Signorino) il rapper torna a parlare di disagio interiore, di violenza e della crudezza delle strade della sua città.

Fresh Kill colpisce dritto e colpisce duro, un flow aggressivo su beat moderni ma comunque reminiscenti della cara vecchia scuola italiana (e non) senza lasciare spazio a family friendly, pop-rap e tematiche care alle nuove ondate della scena più mainstream. Ricordiamoci che stiamo parlando di uno dei primissimi membri del TruceKlan e, ancor prima, dei Truceboys insieme a Noyz Narcos, Gel e Cole, gente lontana dal “facilmente fruibile” del rap odierno che ha lasciato la firma su pietre miliari del genere in Italia.

A fine intervista e sullo stesso LP il sergente di metallo lascia un messaggio: “l’album è dedicato a chiunque abbia subito delle ingiustizie di qualsiasi tipo esse siano. Fresh Kill è il vostro riscatto”. Spero quindi che ascoltando questo disco tutti possano avere il loro riscatto e, perché no, trovare nella musica una valvola di sfogo per le proprie turbe quotidiane specie in un periodo difficile per tutti come questo.

Detto questo buon ascolto, buona intervista e On Point!

 

 

Ciao sergente, bentornato. Ho sentito Fresh Kill, veramente devastante. Quanto ci hai lavorato prima di decidere di pubblicarlo?

Grazie per il “devastante” per me è un ottimo complimento! Non ci ho lavorato tantissimo perché mi sentivo ispirato e determinato più che mai, prima di entrare in studio avevo già i testi pronti e idee chiare su che tipo di beat usare. Più o meno c’è stato un lavoro di tre mesi discretamente serrato tra registrazione, mix e master.

L’album è gangsta rap allo stato puro, crudo, arrabbiato, con tanto di skit (che purtroppo sono andati un po’ persi). Pensi che nel rap game attuale ci sia qualcuno che si avvicina al genere?

Amo gli Skit! Non ho mai seguito le mode del rap. Penso che questo disco sia il disco giusto al momento giusto. Molta gente, in questo particolare momento storico, si è stufata di sentir parlare solo di soldi, donne e vestiti. Molta gente si è stufata del pop-rap e di contenuti troppo patinati e paraculi, pur essendo un disco sicuramente in controtendenza, sta già avendo un notevole riscontro proprio per i motivi precedentemente elencati. Vengo considerato e anche io in primis mi sento unico e inconfondibile in questo tipo di rap.

Sempre rispetto alla scena, c’è qualche artista emergente che stai seguendo?

Purtroppo sono un po’ distratto e disinteressato agli emergenti, ma mi rendo conto che c’è gente che spacca. Ogni tanto viene qualche mio amico che mi fa ascoltare qualcuno di nuovo e penso: niente male! Tra la gente “nuova” che mi pija bene citerei su due piedi Ketama, Speranza e Young Signorino.

Nel disco ci sono alcune collaborazioni. Con che criterio hai scelto i tuoi featuring?

Il criterio è sempre lo stesso. Innanzi tutto rispetto e stima reciproca. Quando particolarmente vedo bene un altro rapper su un particolare beat o accanto una mia particolare strofa lo contatto. Oppure capita invece che già stiamo in contatto e parlando emerge questa possibilità. Stessa identica cosa per i ritornelli, a volte penso: “su questo pezzo non voglio farlo io il ritornello. Mi serve qualcun’altro adatto a questa parte, che veda magari le mie strofe dalla sua prospettiva e le riassuma a modo suo con un chorus adatto”.

C’è qualche artista internazionale con cui vorresti collaborare in futuro?

Una valanga. Però ho sempre visto le collaborazioni internazionali come cose un po’ forzate. C’è una grossa differenza tra nazioni, figuriamoci tra continenti come Italia e America. C’è molta differenza tra un rapper di Roma e uno di New York secondo me, e per ovvi motivi comunque dovrei prima conoscerlo come sempre faccio con chi collaboro e la lontananza non facilita. Su due piedi ti direi che sarebbe ‘na bomba collaborare con Kool G Rap, 38 Spesh, Conway the machine, Benny The Butcher, Ill Bill, Dark Lo, Ar-Ab, Papoose, A-Mafia, Hell Rell, Uncle Murda.

Le produzioni nel disco sono affidate ad Akira Beats. Perché questo cambio di producer?

Non è stato un vero e proprio cambio di producer, stavo lavorando come sempre con Depha però avevo talmente materiale da registrare che non mi bastava frequentare uno studio solo. Quindi ho conosciuto Akira tramite Numi che me lo ha descritto come un tipo equilibrato, preciso ed affidabile così ho realizzato “Fresh Kill” con lui. Ha ascoltato molto i miei consigli sulla creazione dei beat e sono rimasto molto soddisfatto delle produzioni.

Ultimamente ti si vede spesso aggirarti nei commenti di Welcome to Favelas, specie dalla quarantena. Come mai quest’abitudine degli hashtag?

Ahahahahahahahahahah! La psicosi del virus in qualche modo ha colpito anche me! (ride). Così sono diventato il “virologo” della pagina. La gente mi tagga e io do la denominazione del virus: se ad esempio c’è una macchina che fa’ un’incidente la denominazione sarà #bottovirus. Il commento sta nel riassumere al meglio la foto o il filmato. Cioè invento una parola seguita da virus e ne faccio un hashtag. È una cosa un po’ stupida e fine sé stessa, però di questi tempi un bravo virologo è importante! Coronatimes!

In conclusione, c’è qualcosa che vorresti dire ai fan rispetto a Fresh Kill? Qualche messa in guardia?

Nessuna messa in guardia particolare, come scritto sul disco: questo album è dedicato a chiunque abbia subito delle ingiustizie di qualsiasi tipo esse siano. “Fresh Kill” è il vostro riscatto. Permettimi in chiusura di ringraziarvi per questa intervista e di salutare calorosamente tutti i miei veri Fan!! On Point!!

 

Exit mobile version