Interviste
Bitossi, il suo ultimo singolo Non Ho e le difficoltà di essere un musicista in Italia
Michele Bitossi, in arte Bitossi, è uscito con il nuovo singolo, Non ho, a ottobre: dopo aver pubblicato Solo un’idea, il nuovo brano segna un nuovo passo per il percorso di uno di quelli che viene considerato dalla critica “uno dei migliori songwriter della scena indipendente italiana” con tre dischi solisti all’attivo e leader di band come Laghisecchi e Numero6.
Non ho nasce dalla creatività di Bitossi e dal lavoro del produttore Matteo Cantaluppi, che ha lavorato con Thegiornalisti, Ex Otago, Canova, Francesco Gabbani e molti altri nomi della scena neo pop italiana degli ultimi anni.
Partiamo dalle note dolenti: in Non ho parli della difficoltà di fare musica in questo paese. In questo momento proprio la musica, l’arte, la cultura è ferma ma credo che il problema nasca ben prima della pandemia, da una concezione del lavoro dell’artista come di un “non lavoro”, esacerbata dalla situazione in cui ci troviamo. Tu che ne pensi?
In “non ho” in realtà affronto un tema specifico, se vuoi anche abbastanza scottante, e cerco di farlo con ironia senza sterili piagnistei. Parlo del fatto che in Italia spesso emerge la credenza che dietro alle canzoni non ci sia un vero e proprio lavoro. Come se magicamente queste di materializzassero. Non amo autocitarmi ma ritengo che la frase “le canzoni si scrivono da sole, mica sono scemo che mi metto pure a lavorare” sia abbastanza eloquente.
Quanto alla situazione generale sulla difficoltà di fare musica in Italia e di vedere riconosciuto il mestiere del musicista (ma più in generale di operatore musicale) credo che il governo, per quanto sotto pressione, non stia facendo abbastanza per aiutare centinaia di migliaia di persone in crisi nera. Ho amici letteralmente disperati. Sono assolutamente pessimista. Temo fortemente che certi ambiti, come per esempio il circuito dei live club, non si riprenderanno più.
Restiamo sul tema: com’è che durante le crisi agli artisti viene sempre chiesto di aiutare, dare una mano, fare compagnia con musica e canzoni ma l’arte non viene mai ritenuta un bene necessario? (nota polemica del giorno)
Anche qui potrei risponderti con un verso di “non ho”: “anche se ti fanno sognare sono sogni da buttare”.
Io credo che chi pensa che la musica, ma più in generale l’arte, non sia un bene necessario sia molto semplicemente sottosviluppato, viva in uno stato pre-culturale. Purtroppo l’Italia è piena di gente di questo tipo, che generalmente segue leader politici che fanno del becero populismo la loro bandiera. Fortunatamente ci sono anche parecchie persone che la pensano diversamente, e io faccio riferimento a quelle. Si tratta di resistere. Non è semplice. Ma è doveroso.
Non ho, da un certo punto di vista, mi ha ricordato Quello che non ho di Giorgio Gaber: anche lui parlava della situazione dei musicisti e della difficoltà a ritrovarsi in schemi precostituiti che dovrebbero funzionare per tutti. Tu come ti rapporti con questo tipo di normalità, a volte forzata e a volte talmente “normale” da esserci abituati?
Intanto mi fa molto piacere questo tuo paragone. Gaber per me rimane un gigante assoluto. Personalmente non mi pongo però questo tipo di problema. Io faccio il mio, ogni giorno, con dedizione, passione, disciplina e costanza. So di avere talento ma so anche che non basta affatto sedersi su questo e aspettare che le idee ti arrivino dal cielo. Vivo la musica a 360 gradi, come cantautore, autore, editore e manager di artisti. Per me si tratta di un lavoro come tanti altri. La figata è che io lo amo profondamente per cui ogni giorno non mi sembra di lavorare anche se lavoro magari 20 ore di fila.
Non ho è il tuo secondo singolo dopo Solo un’idea. Ci sono altri progetti in arrivo? Puoi dirci qualcosa?
Certo. Sto lavorando a un EP che uscirà a gennaio. Ho parecchie nuove canzoni in cantiere.
Domanda odiosa, ma ti tocca: quali sono i tuoi tre dischi preferiti?
Per non entrare in crisi (ce ne sarebbero a migliaia) sparo: White album dei Beatles, reckoning dei Rem e Margin Walker dei Fugazi.