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Renato Zero presenta in conferenza stampa l’uscita di Zerosettanta Volume Uno, album che chiude la trilogia
Renato Zero presenta in conferenza stampa l’uscita di Zerosettanta Volume Uno, album che chiude la trilogia che questo incredibile artista ha voluto regalare alla musica italiana. Ricco di brani con melodie, ricercate, attente e sempre molto belle, Renato ha una punta di tristezza nel vedere la sua creazione definitivamente cresciuta e lanciata nel mercato “mi ero, in qualche, modo abituato a questo appuntamento che esorcizzava il pathos con questo virus […] Zerosettanta, però ha fatto sì che il mio pubblico avesse cibo per queste giornate più solitarie. Di approfittare di un percorso musicale che, credo abbia l’attitudine a solleticare la fantasia e a rimettere in sesto le esigenze emozionali. Approfittare in qualche modo di Renato per stimolare i sentimenti in questa palestra emozionale, io credo di essere uno dei fornitoti maggiori di questa esercitazione.” Parlando di questo album aggiunge “In considerazione della numerazione che ha tradito il percorso, l’uno doveva essere il primo che doveva portare questo onere di racconto. A lui il merito di aprire in una condizione un po‘ più velata rispetto agli altri due album, c’è un sussurrare più che essere coloriti. Sono sfumature evidentemente suggerite anche dai temi; “Amara Melodia” che in una forma molto dimessa vive un momento di anemia, di abbandono, c’è da parte mia il bisogno di sottolineare e di riaffermare il valore assoluto della melodia e anche delle armonie che sono frutto di accostamenti con grandi arrangiatori di orchestra e di un assetto che tiene conto che le armonie sono fondamentali per una estensione di volume di qualità per il risultato di un progetto.”
Citando il brano “Io Non Mi Stancherò Mai Di Te” Renato racconta di come queste osservazioni siano sempre rivolte al pubblico e di come calzi a pennello questa considerazione; il suo essere sempre sincero e coerente e l’onestà con la quale ha affrontato tanti temi scottanti come per esempio la pedofilia anche in tempo non sospetti (vedi Qualcuno Mi Renda L’Anima).
Con “Nemico Caro”, troviamo un nemico sempre vigile e sempre presente, diverso nella sostanza da quello di un tempo. Oggi il suo nemico è uno ben vestito, ben lavato e curato e soprattutto che lo rispetta molto e con il quale ha ormai stabilito una tregua. La tracklist è lunga e generosa, si parla d’amore, si parla della speranza che gli artisti vengano ricordati attraverso la loro musica e che questi brani possano andare oltre il tempo. Renato ci racconta di come la sua musica arrivi fin nelle sale operatorie, dove alcuni suoi amici chirurghi la ascoltano per un benessere umorale e sapere che lo fanno mentre salvano delle vite lo rende pieno di orgoglio. Mette l’accento sul tempo e di quanto rispetto, quasi timore, lui abbia verso quello che sa essere amico e sa adeguarsi alle nostre esigenze, ma al quale non dobbiamo mai dichiarare una guerra che sarebbe persa in partenza. Il tempo è fondamentale nell’esercizio delle funzioni della nostra vita. Ci offre di sanare delle controversie, con gli altri, con sé stessi, con il mondo. Possiamo barattare con altri elementi ma non con il tempo,
Renato non manca mai di essere l’uomo, l’artista speciale che è, sia nel suo essere profondo a 360°, sia quando ci diverte con il suo lato dissacratore e ironico per natura: ha il telefono accanto a lui e Siri decide di dire la sua – “Penso di sì” – Renato alla sua maniera le risponde – “Pensa di sì Siri, questa è scema! ‘Na stronza, io mi dimentico che ho spia a due centimetri, questa sa tutti i cazzi miei! E noi stiamo parlando del tempo…Ma stai zitta!”
Tornando seri e parlando del Covid, Renato rimarca che i fautori di questo virus siamo noi, siamo noi che gli permettiamo di fare ciò che fa, siamo noi che abbiamo sfidato la natura. I laboratori sono necessari quando lavorano per la salute e la sicurezza dell’uomo e non contro l’uomo.
Qualcuno gli chiede dei tempi nei quali girava per Roma con il suo sidecar e Renato ci delizia di un malinconico ricordo di lui e Fellini che gli chiede di accompagnarlo a Cinecittà, ve li immaginate?
Io si, avrei voluto dire a Renato che io me lo ricordo bene con il suo elmetto da pompiere con la Z sopra che indossava come casco, mi ricordo la sua disponibilità a fermarsi a parlare con i suoi “Sorcini” sempre con gentilezza, ironia e senza mai essere infastidito, anche da chi gli chiedeva di fare un giro. Quante volte ti ho incrociato tra le strade del centro della città eterna.
Ci racconta della sua esperienza di doppiatore con Nightnare Before Christmas, della sua dedizione ad ogni forma artistica e di come lui stesso si definisce un osservatore pensante più che un cantante, per non essere omologato, catalogato. Lui, che nella vita è stato ballerino, parrucchiere, attore, doppiatore, autore e cantante. Lui, che ce l’ha messa tutta per dare sfogo alla sua creatività per essere considerato, non un cantante, ma un artista. Tu, Renato sei un’artista con la A maiuscola.
Piccola curiosità. Aveva promesso 40 tracce, ma nei tre album, complessivamente, sembrerebbero solo 39. Sembrerebbero, perché c’è una ghost track che come dice Renatino la sentirà solo chi ama Renato. Chi non la ascolta si perde un capolavoro.