Interviste
Late Night Final: il side project di J.Willgoose dei Public Service Broadcasting si è presentato con un disco uscito nel dicembre del 2020, A wondeful hope
Late Night Final: il side project di J.Willgoose dei Public Service Broadcasting si è presentato con un disco uscito nel dicembre del 2020, A wondeful hope, preceduto dal singolo e dal video di Thank You e The human touch che pare proprio essere stato la salvezza del chitarrista, addetto a tutti gli strumenti a corda, campionatori ed elettronica di una delle band più eclettiche, innovative e sperimentali in circolazione. A wonderful hope è stato scritto durante il primo lockdown, ed è nato come valvola di sfogo per un periodo buio, in cui anche solo l’atto di creare qualcosa era più difficile del solito. J. Willgoose è felice di averlo fatto, e noi siamo felici che l’abbia fatto forse più di lui.
Prima di tutto: ti ho visto a Prato qualche anno fa con i PBS: gran concerto!
Grazie. Era con gli Air, giusto! E’ stato un show molto divertente per noi, gli Air sono grandiosi.
C’è una nuova traccia in giro, Thank you, e segue The human touch. Un sacco di artisti sentono il bisogno di parlare di contatto umano, qualcosa che ci manca in questa pandemia, ma usano questo momento come carburante creativo. Succede anche a te?
Non saprei davvero. Mi sento tirare in due direzioni. Da un lato ne sono stato paralizzato, creativamente, mentre la mia mente era così occupata con il guardare giorno per giorno gli sviluppi di questa malattia, che si imponeva e alla fine creava questo caos diffuso. Credo che molti fra i miei amici musicisti si siano sentiti nello stesso modo, e anche che la pressione di essere creativi in quel periodo abbia reso concentrarsi ancora più difficile.
Dall’altro lato, però, quando sono riuscito a raggiungere il mio studio e passare un paio d’ore a fare musica ho sentito il mio stato di salute mentale migliorare sensibilmente, cosa che ha cambiato il mio punto di vista e il mio umore. Credo che alla fine il miglioramento abbia vinto sull’inazione, cosa che significa che ci sono stati alcuni giorni durissimi, nei quali non mi sentivo davvero di creare niente ma mi sono obbligato a farlo. E sono felice di averlo fatto.
Ho sentito dire che Thank you è nata da un errore fortunato, è così? Qualcosa a proposito di un nuovo pedale loop. E’ come scoprire la penicillina e credo che, come gli antibiotici, la musica possa curare le persone. Che ne pensi?
Non sono sicuro di poterla paragonare alla penicillina! Però si, credo che gli incidenti felici in musica e nella vita spesso portino ad alcune delle scoperte più fruttuose. Sono particolamente felice di questo perché è successo davvero per caso: stavo provando il Blooper pedal di Chase Bliss, premendo bottoni senza sapere cosa stessi facendo. Avevo già accidentalmente abbassato il main loop di 7 semitoni quindi ero in una tonalità diversa da quella con cui avevo iniziato, ho premuto il bottona “undo” e dal nulla è apparsa questa voce che diceva “Thank you” a tempo, e nella tonalità giusta! Credo che, come musicista, tu ti debba creare le circostanze giuste per far succedere queste cose: devi avere la mente aperta, ascoltare sempre e credo anche che introdurre nuove tecnologie che ancora non capisci perfettamente aiuti a creare questi momenti inaspettati. Il pop e la musica alternativa sono pieni di momenti del genere, credo.
Le prime tracce di A wonderful hope suona molto promettente. Sono maestose, interessanti, nuove e complicate. Sai già come sta reagendo chi le ascolta?
Grazie, sei molto gentile. Io posso solo vedere le reazioni online, e mi pare siano molto positive anche se credo che la maggior parte degli ascoltatori siano già fan dei Public Service Broadcasting, quindi non è che sia proprio il campione più esteso che potessimo trovare. Non sono singoli esattamente radio friendly e credo sia più difficile che mai avere un vero, duraturo impatto con solo l’uscita online, quindi chi lo sa. Spero sia qualcosa che si allargherà col passaparola, nel tempo, e che continui a crescere con uscite future.
A wonderful hope è stata scritta durante il lockdown, ed è una boccata d’aria fresca. Ma voi artisti che fate in lockdown? So che c’è chi gioca coi Lego, chi impazzisce dietro ai puzzle o chi costruisce un computer da zero. Tu che fai?
Ha! Non so che abbiano fatto gli altri, ma io e mia moglie abbiamo avuto parecchio da fare con nostra figlia, che è arrivata a fine gennaio! Fra pensare a lei, pensare a noi e cercare di mantenere un po’ di sfogo creativo con la musica che stavo facendo non c’è stato davvero molto tempo per altro…ok, a parte il giardinaggio, in effetti.
Fare giardinaggio mi piace da anni e quest’anno ho fatto un sacco di lavoro in giardino e imparato parecchio. Non vedo l’ora che sia primavera per vedere le piante che ho sistemato iniziare a fiorire e crescere di nuovo.
L’artwork per A wonderful hope è davvero bello, chiaro e semplice. Anche la scelta di colori è perfetta, come un cielo notturno. Ci puoi dire qualcosa a proposito?
Grazie. Laddove era possibile volevo lavorare con donne di talento per questo disco, incluso avere Teddy Hunter a cantare in una traccia, Katie Tavani a masterizzarla e mi sono ricordato che un’artista olandese, Rommie Schilstra, aveva creato dei poster incredibili in screenprinting per noi quando avevamo suonato a Vera a Groningen (due volte, in realtà). L’ho contattato e le ho chiesto di creare qualcosa, e penso abbia fatto un ottimo lavoro.
Credo che lo screenprinting sia uno dei modi migliori per trovare artisti con cui lavorare, visto che lavorano con le band e cercano sempre nuovi modi per dare personalità e individualità tramite i loro poster. Ho trovato Graham Pilling a Army of Cats in quel modo, e lui ha fatto tutto il lavoro per The Race For Space.
La musica dal vivo è scomparsa e ci manca come l’ossigeno. E’ qualcosa di cui, semplicemente, abbiamo bisogno. Credi che questo farà in modo che le persone rivalutino gli artisti, in tutto il mondo? Smetteranno finalmente di chiedere “Ok, suoni la chitarra, ma di lavoro vero cosa fai?”
Non lo so: in certi sensi simpatizzo con la domanda, perché spesso mi sento come un impostore che sta solo fingendo di essere un musicista senza avere nessun talento particolare o un vero contributo da dare alla società. E’ stata dura, soprattutto durante il lockdown visto che la maggior parte dei modi tangibili di fare musica sono scomparsi ed è diventato ancora più difficile ricordare a me stesso che no, non sono un impostore, e che quello che faccio ha valore per alcune persone.
Essere impossibilitato ad andare davanti al pubblico e sentire quella rassicurazione, eccitazione o connessione è stata davvero dura. Sono felice di essere riuscito a fare questo disco e di avere una minima connessione con le persone a cui piace, però, e spero sul serio di poter suonare un po’ dal vivo, un giorno. Mentre lo scrivevo me lo sono immaginato in una grande tenda, la notte tardi, e a volume altissimo: spero che un giorno possa succedere.
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photo credit Rob Baker Ashton