Interviste

Michele Bravi e La Geografia del Buio, Perché il dolore non lo si deve nascondere ma mettere al centro della stanza ed illuminarlo

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Michele Bravi ritorna con un concept album “La Geografia del Buio” in uscita domani 29 gennaio 2021, il nuovo lavoro discografico è stato anticipato dall’uscita dei singoli “La Vita Breve Dei Coriandoli” e “Mantieni Il Bacio”, un percorso quasi di rinascita, di presa di coscienza del periodo buio e di dolore che Michele racconta attraverso la musica e le parole.

Un lavoro che nasce dalla solitudine, sono felice che la mia voce abbia ricominciato a cantare. “La Geografia del Buio” è una grande riflessione sul dolore. Non è un disco sul come si esce dal buio, ma un concept album che attraversa quel buio e trova un modo per conviverci”.

Michele Bravi racconta come sia riuscito a mettere il buio sotto i riflettori – “Perché il dolore non lo si deve nascondere ma mettere al centro della stanza ed illuminarlo, solo così è possibile riuscire a vederlo ed elaborarlo”. Attraverso le canzoni dell’album, alcune delle quali ha presentato dal vivo durante la conferenza, Michele ci fa vivere i diversi stati d’animo in una sequenza di immagini oniriche e surreali, i brani sono profondi, intensi e l’accompagnamento al piano, eseguito magistralmente da Andrea Manzoni, non ci abbandona mai, è come la voce sussurrata di un racconto drammatico e teatrale. È un lavoro che mette a nudo i pensieri più intimi dell’artista e del percorso che ha intrapreso per arrivare alla realizzazione del suo nuovo album e non solo.

Ho parlato di cose molto intime, della mia terapia e di come questa sia riuscita a dare una casa al mio dolore.”

 Bravi ha anche raccontato di come una persona, un ragazzo, lo abbia aiutato in tutto questo tempo, di quanto la sua presenza sia stata importante anche se questa persona ora vive molto lontana e probabilmente non la vedrà mai più.

Oltre al dolore, questo disco parla d’amore anzi credo che questo sia l’album d’amore più grande che abbia scritto e interpretato. Ho potuto capire il mio dolore solo quando una persona, quella a cui ho dedicato tutto il disco, ha condiviso questa sofferenza con me».

Proprio il brano di chiusura di questo album “A Sette Passi Di Distanza” sembra essere la dedica più grande rivolta a questa persona: è un pezzo completamente strumentale. Michele si racconta al pianoforte quando ancora non riusciva a farlo con le parole. Questo brano è stato la chiave di volta nel percorso suo guarigione, quando non era ancora pronto a esprimere a voce quello che stava provando, ha iniziato il suo viaggio verso la guarigione esprimendo se stesso nelle note.

La prima canzone che ho scritto durante il silenzio e l’ultima che descrive gli spazi del mio buio. È un brano che ho sentito bisbigliare tra i tasti del pianoforte verticale in salotto dopo che qualcuno mi aveva chiesto, in una lunga nota vocale, di tornare a parlare e soprattutto di tornare a cantare. La mia voce non si sente nel pezzo ma c’è, è solo nascosta ancora. Le mani che suonano il pianoforte sono le mie, incerte e timide. Quella persona a cui il disco è dedicato è ormai dall’altra parte del mondo e non è più una presenza della mia quotidianità. Gabriel García Márquez per descrivere la distanza geografica di due amanti che si rincorrono per una vita scrisse: “Non erano a sette passi di distanza ma in due giorni diversi”.

La Geografia Del Buio” è stato prodotto da Francesco “Katoo” Catitti ed è stato concepito in modo che fosse un disco vivo, interamente registrato in una casa con i suoni della quotidianità come il traffico o lo scricchiolio di una porta che si possono sentire se ascoltato bene.

Michele Bravi non ha voluto nascondersi in questa conferenza e in questo prezioso lavoro, ha donato tutta la sua intimità e la sua sofferenza.

“Il buio, come il dolore, è solo una condizione e non esiste un senso o un significato. L’unica direzione che si può dare alla propria sofferenza è quella della condivisione affinché suggerisca ad un altro dolore, quasi conducendolo per mano, qual è la strada da percorrere nell’ombra.”

 

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