Interviste

Lucy Spraggan, Changes il nuovo album dell’artista inglese impegnata nell’appoggio della comunità LGBTQIA+

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Lucy Spraggan è passata da X Factor come un proiettile: la musicista del Regno Unito non ha solo avuto un grande successo in televisione, ma è arrivata al sesto disco ed è la dimostrazione vivente che uscire da un talent show non fa di te solo una star della tv, ma un’artista impegnata con una base di fan crescente e stabile e il supporto, il rispetto e l’appoggio della comunità LGBTQIA+. Changes è il suo nuovo lavoro, uscito venerdì 26 febbraio: prodotto da Peter Hammerton, Changes è al numero uno dei dischi in preorder su Itunes UK grazie anche a Sober, il singolo che lo traina.

Prima di tutto: tu esuli dalla classica definizione della one hit band, o one hit singer, che esce dai talent show. Si, hai preso parte a X Factor, ma ne sei uscita con una carriera forte e la prospettiva di un tempo bello lungo nel music business, riuscendo a conquistare e mantenere il rispetto della comunità LGBTQIA+ e dei tuoi fan più in generale. Come ci sei riuscita, e cosa ci puoi dire dell’esperienza con X Factor? Credi che aiuti davvero i musicisti o è solo televisione?
Credo serva più della pubblicità in tv per diventare un musicista di successo. Molto dipende dalla fortuna, ma soprattutto dalla perseveranza. Non lasciarsi scoraggiare dalla parola No, è la parola che sento più spesso! X Factor è un grande trampolino e piattaforma, ma non si deve dimenticare il problema che chi ne esce viene visto come una star della TV a cui manca la credibilità. C’è voluto parecchio per essere presa sul serio.

So che non hai avuto vita propriamente facile: anche solo tornare sobria è dura, e a ogni passi ti chiedi “con cosa potri sostituire il mio veleno? Cosa posso usare per sentirmi meglio”? Io corro e mi alleno parecchio, ma non per tutti funziona così: la musica ti ha aiutato? E ci puoi dire qualcosa del tuo programma, Fully Rewired?
La musica mi aiuta in ogni modo possibile. Può cambiare il tuo umore, ispirare nuova musica. E’ così potente. Anche scrivere mi aiuta a capire cosa provo, è definitivamente una forma di terapia.
Fully Rewired è un programma online che aiuta chi vuole cambiare il proprio stile di vita, come ho fatto io. Non è una trasformazione istantanea, di quelle “addominali scolpiti in 6 settimane”, da gli strumenti per imparare da capo a fare certe cose. Il lavoro vero lo fa chi cambia, io do solo le informazioni per poterlo fare.

Choices è il tuo sesto album. Hai sorpassato il traguardo dei 5 dischi! Grande! Hai festeggiato? No, ok, adesso sono seria (anche se festeggiare è una cosa serissima, comunque): sei album vuol dire che hai un sacco di cose da dire. Cosa ti fa scattare, cosa ti fa venir voglia di scrivere una canzone? Cosa deve succedere?
Mi mangerò un sacco di torta appena uscirà il disco!
Comunque: tutto! Sul serio: dalle cose più piccole a movimenti enormi. Scrivo su tutto. E’ un processo totalmente naturale, se mi sedessi a scrivere e basta so che non succederebbe niente. Va sempre così.
Sei stata la prima donna headliner del Kendall Calling Festival! Ho sempre pensato che il mondo della musica sia un mondo di uomini dove vivono donne straordinarie che sono riuscite a cambiarlo. Una specie di Narnia strana! Come ti senti ad essere stata headliner di un evento del genere, e ad essere stata la prima donna a farlo? Credo sia un enorme passo avanti per te in quanto musicista, ma anche per tutte le donne nell’industria musicale a meno che non sia un unicum!
E’ una sensazione meravigliosa. Ma continuo a guardarmi intorno e vedere lo sbilanciamento enorme che c’è fra le donne e gli uomini. Nelle etichette. Nelle posizioni di potere. Nelle radio. E’ tutto molto simile, e deve cambiare. E io voglio essere parte del cambiamento.
Questo è un momento folle per le persone in generale, fra la pandemia e tutto quanto, ma credo che sia ancora più dura per gli artisti. In Italia tutte le sale concerto, teatri e cinema sono chiusi da marzo 2020 e non sembra riapriranno presto. Le persone consumano enormi quantità di prodotti artistici come musica, libri o film, ma pare che agli artisti venga detto che non servono, non possono lavorare, sono pericolosi per la sicurezza e la salute. Lo trovo fastidioso e, da fotografa di musica live, onestamente mi fa proprio incazzare. Com’è la vostra situazione, nel Regno Unito? E cosa ne pensi?
Non ho ricevuto nessun aiuto governativo. Contribuiamo con miliardi all’economia ma siamo stati lasciati in ultima fila quando si doveva decidere chi era “essenziale” e chi non lo era. Credo che non siamo mai stati essenziali come adesso: musica, tv, film, tutto crea un modo per fuggire a questa situazione. E’ ciò che ha persmesso alle persone di sopravvivere. Ed è una vergogna che siamo trattati così.


Ultima domanda: immagina che la pandemia sia finita, e puoi suonare Changes dove vuoi. Anche su un vulcano, in fondo all’oceano o su Marte. Dove vai?
Sulla Luna!

 

 

 

 

 

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