Interviste
Porto Leon, la rabbia punk di San Pietro
È disponibile da venerdì 9 aprile 2021 San Pietro, l’ultimo singolo del giovane artista romano Porto Leon. Il brano, la cui produzione è curata da Sante Rutigliano, è una serata deviata dall’ebbrezza che si trasforma in un sogno rock di megalomania, di eccessi e invincibilità all’insegna delle leggende del genere. San Pietro è infatti ispirata da volti del rock come Stooges e Oasis, tant’è che i primi versi del pezzo sono stati scritti durante l’ennesima visione del film riguardante quest’ultima band.
Il beat mischia elementi rockeggianti ad un’elettronica vicina all’hardcore trap creando un quadro violento e rabbioso.
San Pietro è anche una svolta di stile da un’atmosfera chill pop verso un mood più dirompente al limite del punk che preannuncia un’esibizione live carica di energia. Il singolo (e con esso l’EP che anticipa) stacca nettamente Porto Leon dal mainstream della capitale regalando un nome originale alla scena emergente romana ed italiana in generale.
È uscito il tuo nuovo singolo San Pietro, un taglio nettissimo rispetto al clima del tuo precedente EP. Cosa ti ha portato a fare questo cambiamento di stile?
Siamo tutti fatti di varie sfaccettature, o almeno io mi sento così, ed è giusto che anche la musica possa rappresentare questo. Devo dire che sono contento che la canzone sia uscita adesso perché penso che rappresenti abbastanza bene il mio stato d’animo attuale. Sono sempre stato un ragazzo un po’ incazzoso e questo periodo sicuramente non ha aiutato a calmare i nervi ahahah.
Il beat mi ricorda molto il punk pur sembrando assolutamente moderno nei suoni. Te ne sei occupato interamente tu? Quanto hai lavorato al pezzo?
No, per quel che riguarda la produzione dei pezzi, di questo, come degli altri, il deus ex machina è Sante Rutigliano, il mio produttore. Chiaramente le idee sono sempre condivise però mi affido molto al suo lavoro.
Si percepisce molta rabbia nello strato più superficiale del singolo. C’è qualcos’altro più in profondità? Di cosa parla San Pietro?
In realtà i primi versi del pezzo non li ho scritti in una situazione di rabbia, ero a casa di notte e vedevo per la decima volta “Supersonic”, il film sugli Oasis, abbastanza brillo. E quindi nel testo volevo cercare di esprimere le sensazioni del momento, che erano di entusiasmo ed ebrezza. E quindi il senso era un po’ questo, sono ubriaco e non ho timori, anzi, mi sento molto in forma, tant’è che pisciando dal balcone mi immagino di essere il papa che si affaccia su San Pietro.
Quali sono state le tue influenze più importanti durante la produzione del pezzo?
Il giro di chitarra è una chiara citazione ad I wanna be your dog degli Stooges, però alla fine il pezzo anche se ha una matrice punk/rock risulta abbastanza moderno, sia per come abbiamo prodotto la voce sia per come Sante ha curato tutta la produzione infilando qua e là anche elementi riconducibili alla trap.
Le tue vibes sono decisamente diverse da quelle dei tuoi colleghi della scena romana. Ciononostante, c’è qualcuno di questo panorama che ti ispira o con cui vorresti collaborare in futuro?
Apprezzo molto la 126.
Sono previsti altri singoli (o un progetto più grande) sempre su questa linea più rock?
Si, tutto il progetto sarà molto meno pop rispetto al precedente ep!
San Pietro sembra fatta apposta per essere suonata live, per far pogare il pubblico. Hai già dei concerti programmati in futuro?
Per ora ancora no purtroppo vista la situazione, però si, non vedo veramente l’ora di poterla suonare live!!
Vuoi dire qualcosa ai tuoi ascoltatori?
Gli consiglio di ascoltarsi San Pietro poco prima di andare a dormire, talmente rilassante!