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Intervista ai Savana Funk in occasione dell’uscita del nuovo album Tindouf

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Esce il 12 giugno 2021 il nuovo album dei Savana Funk dal titolo “Tindouf”. Aldo Betto, Blake C. S. Franchetto, Youssef Ait Bouazza e Nicola Peruch sono i componenti di questa formazione dal groove talmente travolgente e trascinante che Lorenzo Jovanotti li ha voluti con lui sul palco del Jova Beach.  L’album uscirà in formato digitale e in vinile e sarà disponibile in due colori: bianco e rosso.
Nonostante tutto, finalmente sono riuscita ad incontrarli dal vivo e a farmi raccontare la loro musica e la loro inesauribile energia. Una band da gustare su vinile ma soprattutto live, dove sono capaci di regalare al pubblico un’onda di suoni e colori dai tratti distintivi ed inconfondibili.

Partiamo parlando dell’attesissimo album, raccontatemi tutto!
Aldo:
Lo abbiamo registrato prima dell’era Covid, eravamo in studio a febbraio del 2020, in Romagna. È il primo album che pubblichiamo con la Garrincha GoGo che è una branchia della Garrincha Dischi dedicata al mercato europeo. Il disco è stato registrato totalmente in analogico e presa diretta ma registrato su nastro come poteva essere un album registrato nel ’68, tutto live in studio perché volevamo catturare l’energia che si sprigiona durante i nostri concerti. Questa era una cosa alla quale teniamo parecchio. La registrazione è stata preceduta da un periodo di composizione, tanti appunti, presi anche durante i soundcheck o dopo una serata. Noi cerchiamo sempre di registrarci il più possibile durante i concerti magari per sviluppare un’improvvisazione che è venuta fuori. Nell’autunno del 2019 siamo andati in Romagna, ci siamo chiusi in sala una settimana e abbiamo completato i brani concludendo la fase di scrittura a Borgorosso, un posto stupendo durante la stagione autunnale. Siamo poi andati a registrare ma l’uscita è stata posticipata vista la situazione e d’accordo con l’etichetta si è cercato di uscire in un momento più opportuno.

Quindi all’interno non troveremo nulla che sia stato ispirato dalla pandemia ma solo il vostro incredibile groove?
Aldo:
Forse ci si trova un sentimento quasi di rabbia, ne avevamo parlato tra noi, di psicadelia, quasi una premonizione della follia che si è vissuta in questo periodo. Era già nella nostra testa quello che stava per arrivare.

È un album differente dai vostri lavori precedenti?
Aldo:
Sicuramente è il disco più compatto che abbiamo fatto.
Youssef È stato ricercato, abbiamo voluto andare al nocciolo dei Savana.

Qual è il nocciolo dei Savana?
Youssef:
Speriamo questo! Comunque è una ricerca continua anche il prossimo sarà così.

Siete già avanti, proiettati verso il prossimo album?
Aldo:
Noi stiamo già scrivendo, anche perché essendo materiale che abbiamo composto nel 2019 e ora siam già nel 2021…

È già vecchio?
Aldo:
No! (si ride) C’è, però, la voglia di scrivere roba nuova. Dopo un momento di stordimento, quando ci siamo ritrovati in primavera abbiamo iniziato subito a scrivere. Ognuno di noi aveva delle idee pronte, infatti abbiamo già qualche pezzo nuovissimo.

La situazione pandemica vi ha permesso di esprimere la vostra creatività compositiva? Vedervi, jammare, creare?
Youssef:
È stato complicato perché le disposizioni non ce lo hanno permesso molto. Essendo il nostro lavoro siamo riusciti, con l’etichetta ad avere le nostre giuste motivazioni per gli spostamenti ma le cose non sono state semplici.
Aldo: L’anno scorso siamo rimasti fermi per un periodo infinito quando tutti gli altri lavori andavano avanti, non è stato molto chiaro. Parlo quasi di una sudditanza psicologica per la nostra categoria. Secondo, avremmo potuto andare avanti a lavorare, ovviamente non come concerti, ma si sarebbe potuto andare tranquillamente nel nostro studio a fare le nostre cose, invece, per un problema di sudditanza non è stato fatto. Se si può andare a lavorare in fabbrica perché io non posso andare in studio a registrare? Perché non posso andare a fare le prove con la mia band? Qual è la differenza? Non c’è! Credo che siamo stati deboli noi, come categoria, deboli nella capacità di far lobby, nella capacità di interagire con sé stessa e nella non capacità di farsi valere come categoria. Non so se fosse così in tutto il mondo, io so che in Italia, si poteva andare a lavorare in fabbrica ma noi non potevamo andare in sala prove.
Youssef: Dovevamo mandarci le registrazioni, essere attrezzato in casa e tentare di lavorare in questo modo. E ’stato come sminuire il nostro lavoro.
Aldo: temo che noi ci siamo sminuiti per primi, siamo stati noi a metterci in una posizione di debolezza.

L’artista, secondo voi, non è riuscito a darsi la giusta importanza?
Aldo:
Abbiamo peccato in comunicazione, l’anno scorso è stato molto particolare, me lo ricordo bene. Quando il Vasco Rossi che è in Italia, e Vasco Rossi è Gesù Cristo, disse delle cose a favore di tutta la categoria, partendo dai tecnici, il tecnico delle luci e via dicendo, gli fu dato addosso perché sembravamo i capricciosi. Noi siamo mai riusciti a far passare il nostro messaggio. Non dimentichiamoci che a causa di tutta questa situazione abbiamo perso maestranze capaci e specializzate che per sostenersi hanno dovuto cambiare lavoro.

Il messaggio che non è passato e che non passa è che tutto ciò non è un hobby, è un lavoro ed è fondamentale.
Aldo:
Io partirei dall’ultima cosa che hai detto, il nostro ruolo è fondamentale come lo sono l’idraulico e la signora che lavora in posta etc. Non è né meno né di più, noi abbiamo un ruolo chiave che è quello di dare un’ora, due ore serene alle persone quando vengono ad ascoltarci. Siamo la categoria che offrono quello che si chiama“cibo per la mente”: il nutrimento culturale, il nutrimento mentale che è la cosa che ti intrattiene, ti fa evadere. In un periodo come quello che abbiamo vissuto, forse, c’è un bisogno maggiore di tutto ciò eppure siamo passati come quelli capricciosi e inutili.
Youssef:Sembrava che ci fosse dell’incazzo contro la nostra categoria, se provavi a dir qualcosa, la risposta era, tragicamente, sempre la stessa: la musica non era importante in un momento del genere.

Ma non è che in Italia ancora oggi se ti domandano che lavoro fai e rispondi il musicista, dall’altra parte ti senti rispondere: – si, ma che lavoro fai davvero?
Youssef:
In Emilia-Romagna meno, non lo sento tanto.Aldo: Il problema nazionale è un problema grande come una casa. Quando devi pagare le tasse non hai un codice partita Iva. Il punto è che lo Stato non conosce il tuo lavoro. Sul tuo documento non c’è scritto musicista: Non puoi iscriverti all’erario come tale. Sia se fai concerti, l’insegnante di musica o vai in sala a registrare. Semplicemente non c’è il codice.

Torniamo alla musica. Causa questo periodo di stasi forzata, avete usato i social?  I Savana hanno sono riusciti a fare in modo che i social servissero alla musica e alla loro musica?
Blake:
Assolutamente si, anche perché avendo pochi altri mezzi di contatto con il pubblico e con le altre persone era l’unico canale, il ponte che avevamo per metterci in contatto con gli altri. Abbiamo pubblicato, video e materiale che avevamo, abbiamo proposto anche delle cose nuove. I talk show, già proposti anche nel primo lockdown. Qualsiasi cosa che ci possa mantenere connessi che, secondo me, è la parola chiave di questo periodo. Si rimane troppo facilmente isolati.
Aldo: Io credo che in questo periodo, però, ci sia anche della “stanca” nei confronti dei social. Ci si può inventare dei contenuti, come abbiamo fatto noi ma se non accadono le cose…Il nostro mondo si è fermato: Indipendentemente dalla musica e dallo spettacolo, penso che la gente si sia stancata di stare davanti ad uno schermo.

Ditemi qualcosa di più di questi talk show.
Aldo:
Abbiamo fatto dodici puntate dove abbiamo intervistato degli amici, dei collaboratori. Per il disco nuovo, ha lavorato con noi in studio Max Castlunger (percussionista) e ne abbiamo approfittato. Oppure Chris Costa che ha cantato con noi qualche pezzo del terzo album. Persone a noi vicine: Lisa Manara, Patrizia Laquidara, Elena Maioni la violinista che ha suonato con noi in un brano del nostro disco precedente e che ha fatto delle altre cose anche in quest’ultimo. Riccardo Onori, il chitarrista di Jovanotti che abbiamo conosciuto quando abbiamo fatto il Jova Beach e tanti altri.

Da dove nasce il vostro nome? Savana Funk. Funk è ovvio ma Savana?
Aldo:
È il titolo del disco.

Quindi non è l’album che prende il nome della band ma l’esatto opposto?
Aldo:
Noi siamo usciti con due dischi e ci chiamavamo semplicemente con i nostri tre nomi. Questa cosa era partita usando i nostri nomi (Aldo Betto with Blake Franchetto & Youssef Ait Bouazza) perché era una sorta di omaggio ad un disco mitico di Bill Frisell con Dave Holland Elvin Jones ma questa è una cosa che sappiamo solo noi! Comunque…Diventava un nome infinito che si prestava anche a troppe manipolazioni. Un nostro amico Gianluca Di Maggio, organizzatore del Trasimeno Blues Festival, un bel momento ci suggerì di utilizzare proprio il nome Savana Funk.

Quindi non è partito da voi?
Aldo:
No. Inoltre, Gianluca è stato il primo a scritturarci come artisti africani che poi è diventata una delle chiavi del nostro suono. A Gianluca dobbiamo il nome e l’intuizione musicale molto, molto consistente.

Youssef quanta Africa c’è in te?
Youssef:
Ho origini abbastanza chiare! (ridiamo). Nato a Casablanca da genitori Berberi

Blake origini inglesi, Aldo veneto.
Aldo:
Io veneto-siculo e Blake ha il babbo ghanese. Io avendo sangue siciliano mi sento mezzo africano, siamo abbastanza vicini!

Siete super ma dal vivo siete davvero un’esplosione di musica, energia, groove. Avete preso parte a diverse date del Jova Beach che vi ha portato sicuramente della popolarità in più.
Blake:
Ha dato una visibilità numerica perché ovviamente c’erano tantissime persone al festival, si inserisce in un’onda che parte da quando abbiamo iniziato a suonare che si è accumulato rapidamente nel tempo. Il nostro pubblico è sempre andato crescendo, siamo stati sempre più apprezzati e ovunque andavamo la risposta era sempre molto buona. È stato, sicuramente, uno scalino che ci ha aiutato ad avere della visibilità ma rimane uno scalino di una scala che è stata continua e costante nel tempo. È stata un’esperienza fantastica.
Youssef: Anche stare nel backstage e conoscere musicisti incredibili, la band di Jova, ci ha aiutato a creare rapporti che sono andati oltre l’evento e dai quali sono poi nati altri progettti. Il jova Beach èstato un figata pazzesca!Suonare davanti a quarantamila persone tutte mezze nude è stato esagerato, sembrava di essere ad un concerto degli anni ’70.
Aldo:
È stato il canale più importante, oltre i numeri ci ha dato la famosa credibilità. Ha chiamato a suonare musicisti di calibro altissimo e siamo stati trattati alla pari. Non dico solo Lorenzo ma musicisti che hanno numeri molto maggiori dei nostri e ti garantisco che tutto ciò non è scontato. Noi ne siamo usciti rinvigoriti Un’offerta musicale incredibile.
Blake:
Jovanotti è incredibile, ha messo su un evento irripetibile.

Cosa vi aspettate da questo album? Dove volete che vi porti?
Youssef:
Vogliamo essere concreti? Tanta grana! (e si ride di nuovo)

Aldo: Voglio girare tutto il mondo e suonare cazzo! Non pensiamo ai soldi, anzi non ci abbamo mai pensato se pensi a quello finisce un po’ la magia. Abbiamo voglia di andare in giro a suonare, non ne possiamo più di stare a casa, non solo in Italia ma vogliamo portare la nostra musica in giro per il mondo. Suonare in Europa, in America. Nel 2020, quando è partita la pandemia, era l’anno che dovevamo debuttare in Europa, avevamo già il tour tutto programmato fino a fine settembre. Venivamo da un’annata, il 2019, che meglio non si poteva: concerti davanti a migliaia di persona, tv in prima serata etc. Il Covid è stato uno sgambetto importante. Purtroppo non si riparte esattamente da dove ci siamo fermati ma speriamo che questo disco ci dia una mano per andare a suonare in giro e sul serio. L’obiettivo della casa discografica è puntare al mercato europeo, la nostra è una musicale strumentale e quindi senza confini.

In che formato uscirà il vostro album?
Aldo:
Digitale e vinile. Forse la musicassetta…Una roba talmente inutile e vintage.

Piccola curiosità come vi siete conosciuti?
Blake:
Il centro di tutto è Bologna, Aldo suonava con un amico comune, Paolo Prosperini, e non dimenticherò mai la prima volta che ho sentito la chitarra di Aldo. Parlando, parlando lui mi ha chiesti di suonare insieme in trio e io gli ho proposto Youssef che avevo conosciuto da poco. Siamo andati proprio nella saletta di Youssef e c’è stato questo happening di otto ore, nel senso che abbiamo suonato tantissimo, magari erano sei. Abbiamo iniziato e non abbiamo mai finito. Un amore a prima vista. Eravamo in tre ma sembravamo diecimila.

Adesso non siete più in tre, new entry?
Aldo:
Il disco nuovo lo abbiamo concepito in quartetto, Nicola Peruch è il quarto elemento. Pianista, tastierista, hammondista di Ravenna che ha lavorato con tantissimi artisti, attualmente è il tastierista di Zucchero. Lavora in serie A da tantissimi anni e ha un’esperienza pazzesca e noi abbiamo la fortuna che con noi ha collaborato sin dal primo disco. Nicola è un altro elemento chiave per dare credibilità alla nostra band. Anche con lui è stato un amore a prima vista. Probabilmente ha apprezzato il nostro essere totalmente spericolati. Quando siamo partiti, chi avrebbe scommesso su un gruppo strumentale? Lui ha creduto in noi dall’inizio. Nell’album in uscita ha partecipato a tutte le fasi anche quella compositiva.

Componete tutti insieme?
Aldo:
Il nostro è un sound collettivo.
Youssef: Anche perché quando uno di noi ha un’idea e la propone, dopo cinque anni che suoniamo insieme, sa già cosa diventerà. Sai che c’è Blake al basso, sai che c’è Aldo e quindi il suono anche mentale è già in testa.

Le vostre influenze musicali sono diverse?
Aldo
: Si, molto
Youssef: Ma anche vicine

Le tue Blake?
Blake:
la mia musica viene dal cuore, direi, poi il resto viene da sé. Categorizzare così tanto la musica non mi piace perché comunque emana sensazioni sempre e comunque. Puoi chiamarla jazz, funk, blues ma alla fine è quella cosa là. Le vedo come declinazioni di una stessa cosa. Non è un caso che se suoniamo insieme avviene la magia sin dalle prime note. Ci sono musicisti che sulla carta sembra che insieme funzionino meglio, proprio per le influenze ma non sempre è così.
Aldo:
C’è sempre il fattore della complementaretà, dove finisce uno inizia l’altro.

Voi avete creduto molto nel Live?
Aldo
: Noi abbiamo fortemente creduto nel live, sin dal principio. Essendo un gruppo che trascende la moda, siamo partiti con una mentalità “alla vecchia”, ovvero, facciamo le spalle sulla strada. Suoniamo, suoniamo ovunque possiamo. Ti fai conoscere, incroci persone e sul palco che c’è la verità, è lì che accadono le cose. Anche se è il palco del baretto sotto casa. Non è importante in quanti ti stanno guardando. Sul palco accade qualcosa che è indefinibile. É una vera e propria magia perché ragioni in modo diverso, senti la responsabilità del pubblico che hai di fronte. Noi siamo stati sempre on the road senza il pregiudizio di cosa fare e viceversa, gli organizzatori non hanno avuto pregiudizi su di noi. Abbiamo suonato, portando la nostra musica, dal locale solo cover alla sagra del tortellino, chissenefrega! Voglio suonare per l’ottantenne e per il jazzofilo. Dovunque siamo andati non siamo mai passati inosservati.

Tre parole per descrivere quello che ci troveremo nel vostro album.
Blake:
Esplosivo, trascendentale e tanto groove.
Aldo: Analogico, groove, psicadelia.
Youssef: Me ne sono venute in mente due: fiamme e groove.

Ringrazio di cuore Aldo, Youssef e Blake per il loro tempo e per la splendida chiacchierata che ha portato tantissime e affascinanti considerazioni sulla musica del passato e del futuro, che mi ha lasciato una curiosità pazzesca nell’attesa di ascoltare il loro disco e di vederli dal vivo in tour.

Di seguito le date del TINDOUF Summer Tour 2021.
11/06 – Lugo(RA) -Pavaglione
12/06 – Bologna – Villa Angeletti
17/06 – Carpi (MO) – Coccobello
22/06 – Torino – Ginzburg Park Festival
25/06 – Bergamo – Spazio Polaresco
03/07 – Adria (RO) – Delta Blues
11/07- Paestum (SA) – Dum Dum Republic
17/07 -Prato (FI) – Officina Giovani
07/08 -Anghiari (AR) – Meaplayer Festival
14/08 -Marina Romea (RA) – Bagno Polka
17/08 -Messina – Retronouveau
20/08 -Mascalucia (CT) – Zona 3

La copertina è della bravissima Laura Martelli, della The Sign – Comic & Art Academy Firenze. Il layout è curato dal super Stefano Bazzano, che è anche Inner photography. Il disco esce per Garrincha GoGo Garrincha Dischi. Booking: Antenna Music Factory.

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