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Tyler, the Creator – Call me if you get lost

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In realtà non ho molto da dire su CALL ME IF YOU GET LOST, nuovo album di Tyler, the Creator, al di fuori di “è una bomba pazzesca”. Cercherò comunque di riordinare le idee e di riprendermi dall’ascolto per dare qualche dettaglio in più su cosa effettivamente è l’ultimo lavoro del rapper californiano.
Partiamo dal principio: dal nove giugno di quest’anno iniziano ad apparire dei tabelloni pubblicitari in giro per Los Angeles recanti la scritta “Call me if you get lost” ed un numero di telefono. Il numero è funzionante, tant’è che chiamandolo si poteva udire una registrazione tra Tyler e quella che poteva essere ipoteticamente sua madre e, successivamente nella campagna pubblicitaria, anche alcuni estratti del disco. Questo è stato poi anticipato dai singoli LUMBERJACK e WUSYANAME: due pezzi indicativi perché, una volta ascoltato CALL ME IF YOU GET LOST, si capisce che rappresentano i due generi utilizzati per tutto l’album, hip-hop ai limiti dell’old-school e R&B.

L’LP contiene sedici tracce prodotte da Tyler stesso con diverse collaborazioni, tra cui DJ Drama, Lil Uzi Vert, Pharrell Williams, Youngboy NBA e Lil Wayne. Le tracce che al primo ascolto mi hanno istantaneamente messo sull’attenti sono state LUMBERJACK e JUGGERNAUT (featuring Lil Uzi Vert e Pharrell Williams). La prima, in quanto fan dell’old school americana, mi ha preso fin dall’uscita prima ancora della pubblicazione dell’album. LUMBERJACK è un pezzo aggressivo che mette in risalto la vena rap pura di Tyler (già emersa in brani precedenti come Potato Salad, in collaborazione con A$AP Rocky), accompagnata da un breve videoclip nonsense e da una rocambolesca versione live ai BET Awards. Il singolo campiona il beat di 2 Cups of Blood, breve brano dei Gravediggaz datato 1994, mantenendo la stessa vena abrasiva e gangsta per un ego trip perfettamente efficace e in contrasto quanto basta con la precedente produzione del rapper.
JUGGERNAUT al contrario soddisfa il mio bisogno più trapparo con un beat martellante dai bassi violenti su cui i flow devastanti di Tyler, Uzi e Pharrell (inaspettatamente peraltro) sembrano vorticare in un tornado.
Negli ascolti successivi ovviamente si sono aggiunti altri pezzi; non posso non citare LEMONHEAD, sempre sulla stessa onda di JUGGERNAUT, MANIFESTO, la chillata R&B HOT WIND BLOWS con la strofa spaventosamente bella di Lil Wayne.

Tyler ha iniziato a piacermi quando ho scoperto Flower Boy, disco del 2017 che mi ha ufficialmente introdotto al mondo contorto creato dal rapper statunitense. Proprio per questo motivo CALL ME IF YOU GET LOST mi ha colpito così tanto: è un album pregno di riferimenti (musicali e non) agli album precedenti pur suonando diverso da questi. Ogni lavoro di Tyler, the Creator porta al rispetto al nome stesso dell’artista rendendolo di fatto creatore di realtà diverse, con i loro suoni, le loro caratteristiche, che però in un modo o nell’altro sopravvivono nell’album successivo senza rendere il mood ripetitivo. Un esempio perfettamente calzante sta negli ultimi due LP: IGOR e CALL ME IF YOU GET LOST sono completamente diversi, pur restando accomunati nella sperimentazione, nei sample vintage, nella varietà dei suoni e soprattutto per la stravaganza dei loro protagonisti.

Ascolto assolutamente consigliato non solo quindi di CALL ME IF YOU GET LOST, ma anche dei lavori precedenti. Per farvi un’idea.

Di seguito la tracklist del disco:

1. SIR BAUDELAIRE
2. CORSO
3. LEMONHEAD (Feat. 42 Dugg)
4. WUSYANAME (Feat. YoungBoy Never Broke Again & Ty Dolla $ign)
5. LUMBERJACK
6. HOT WIND BLOWS (Feat. Lil Wayne)
7. MASSA
8. RUNITUP (Feat. Teezo Touchdown)
9. MANIFESTO (Feat. Domo Genesis)
10. SWEET / I THOUGHT YOU WANTED TO DANCE (Feat. Brent Faiyaz & Fana Hues)
11. MOMMA TALK
12. RISE! (Feat. DAISY WORLD)
13. BLESSED
14. JUGGERNAUT (Feat. Lil Uzi Vert & Pharrell Williams)
15. WILSHIRE
16. SAFARI

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