Interviste

FABIO GIACHINO, dal jazz un viaggio senza limiti con un nuovo sguardo alla vita

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E’ uscito il 16 luglio “NEW EYES”, il singolo che ha anticipato “LIMITLESS”, il nuovo album uscito il 23 luglio di FABIO GIACHINO, pianista di matrice jazzistica e classica ma anche producer in ambito elettronico, considerato oggi tra i maggiori talenti del jazz italiano (shorturl.at/fuOY5

Dopo “At The Edges Of The Horizon” pubblicato nel 2019, Giachino presenta il suo nuovo lavoro solista in collaborazione con l’etichetta CamJazz: nove tracce tra pianoforte acustico, live electronics e samples che danno vita ad una visione più ampia del mondo sonoro al quale aveva abituato pubblico e critica, aggiungendo così un nuovo tassello al suo percorso artistico e spaziando oltre i consueti confini del jazz.

In “NEW EYES” Fabio Giachino mette in luce un punto di vista differente, attraverso la propria visione, di ciò che siamo abituati ad osservare normalmente.

Dopo questo periodo i “nuovi sguardi” con cui l’artista ha mirato al suo nuovo album sono quelli del “potere relativo”; nonostante la grande facilità di scrittura e composizione che lo hanno sempre caratterizzato, l’anno appena trascorso lo ha completamente prosciugato, svuotato di idee e di stimoli. Il senso di inadeguatezza che lo ha pervaso è stato determinante nel fornirgli nuova linfa vitale e mettere in discussione l’intero “sistema”, quello del “l’oltre ogni limite”.

Lavorando sulla fragilità del momento Fabio si è spinto verso un “mondo sonoro” che difficilmente avrebbe avuto il coraggio di esplorare e che mai aveva valorizzato e apprezzato abbastanza.

Ispirato da questa sensazione ha introdotto su diverse tracce una componente importante di live electronics e samples che si alternano al suono puro del pianoforte acustico, generando forme inusuali più strutturate a volte, dettate dal momento, in altre.

NEW EYES” è una composizione in 7/4 e alterna groove serrati a elementi elettronici, arricchiti da synth insoliti che rendono il brano più audace. Il pianoforte è il “trait d’union” grazie al quale gli elementi sono collegati in un unico flusso, mescolando il suo suono ad alcuni filtri elettronici utilizzati durante l’improvvisazione live.

L’uscita del singolo il 16 luglio è stata accompagnata da un video altrettanto suggestivo, girato in una location unica – la rinomata “sacra di San Michele” in Piemonte  –  che grazie ad una serie di riprese mozzafiato, per la regia di Ermes Purrotti, descrive magistralmente il senso di infinito e del concetto di superamento dei limiti, dal quale l’album è pervaso.

Ciao Fabio, innanzitutto ci tengo a essere onesto e confessarti che non sono un grande intenditore di musica jazz, quindi perdona se le mie domande non saranno tecniche, ma coglierò l’occasione per fare questo viaggio insieme a te. Parlaci innanzitutto di questo nuovo singolo che è uscito e di questo progetto musicale.

Ciao a tutti, io sono Fabio Giachino vivo a Torino, anche se sono originario della campagna di Alba, vivo qui da una decina d’anni, diciamo che questo lavoro che ho fatto è un primo step verso la totalità di quelle che sono un po’ le influenze che ho assimilato durante gli anni. Io nasco in realtà come organista perché in conservatorio ho studiato organo classico e pianoforte; parallelamente ho studiato jazz approfondito, ho fatto tutto il percorso accademico, ho cominciato poi a suonare e a collaborare in vari contesti più pop e sperimentali di musica elettronica. Poi ho cominciato a lavorare in ambito appunto jazzistico come pianista con altri artisti e a quello ho sempre affiancato anche progetti miei. Quest’ultimo lavoro, di cui è uscito prima il singolo “New Eyes” che fa parte di quest’album uscito venerdì 23 luglio che si intitola “Limitless” che è un disco strumentale dove io suono sempre il pianoforte, però siccome sono molto appassionato di musica elettronica, software, strumenti analogici, pedali, synth.. insomma tutto quello che può essere connesso.. in questo lavoro non ho più fatto una cosa solo ed esclusivamente acustica, ma ho trattato il pianoforte su alcuni brani proprio da un punto di vista più elettronico, perciò l’ho filtrato a livello di suono,  l’ho contestualizzato con tutta una serie di campioni, di batterie e di produzioni che gli ho creato attorno ad hoc e mi sono mosso in questa direzione. Del  nuovo brano “New Eyes” la cosa più interessante è stata secondo me il video che è abbiamo realizzato; è stato girato sulla Sacra di San Michele,  un monumento pazzesco, un’abazia medioevale posta su un cucuzzolo della montagna, in notturna, a strapiombo sulla valle, dove fondamentalmente io suono il brano che prevede l’uso del pianoforte, alcuni synth, più tutta una serie di drum machine e programmazioni elettroniche che compongono il brano.

Ho visto che le tue collaborazioni spaziano un sacco, poi tra l’altro tu sei molto giovane, quanti anni hai?

34 anni quasi 35…

Sei comunque più giovane di me… ci sta comunque che tu cerchi delle influenze diverse dalla musica jazz classica. Mi è piaciuto molto la descrizione che hai fatto, di questo progetto, la visione di nuovi punti di vista con uno sguardo diverso anche su cose che affrontiamo tutti i giorni. Credo che tutto ciò sia, probabilmente, frutto del periodo che stiamo vivendo, ma anche del tuo percorso credo.

Assolutamente sì, diciamo che il riferimento all’ultimo anno che abbiamo passato, è sicuramente un grosso momento di ispirazione e riflessione, non so come definirlo, sicuramente un momento importante per tutti quanti, sia in positivo che in negativo. Nel mio caso in particolare ti dico che comunque mi ha condizionato parecchio a livello creativo perché in certi momenti mi sono proprio trovato a non sapere dove sbattere la testa e nonostante volessi realizzare e concretizzare delle cose, mi sono sentito perso nel vuoto. New Eyes è fondamentalmente anche questa cosa, il brano che eseguo, personalmente, non credo che sia una cosa così nuova nel senso che è un brano solo un po’ più  particolare perché comunque si sviluppa in un metro di sette ottavi, che però scorre in modo abbastanza naturale secondo me. Il concetto alla base è quello di vedere anche le cose che conosciamo in una nuova modalità in un nuovo contesto. Secondo me il video rappresenta molto bene questa cosa, soprattutto il luogo, questa abazia a strapiombo sulla valle,  è un luogo che tutti quanti abbiamo sempre visto e conosciamo, però in una situazione del genere più profana diciamo, ci sta molto bene con tutto quello che è il carattere generale sia del brano che del disco.

Sei sempre stato così aperto o magari all’inizio eri un po’ più accademico nell’approccio alla musica? E’ nella tua natura o è un cambiamento che hai affrontato nell’ultimo periodo quello di cercare nuovi spunti?

In realtà qualunque genere e influenza l’ho sempre guardata di buon occhio, ma anche in modo molto accademico nel senso che tutte le volte che c’è stato qualcosa a cui ero interessato, l’ho sempre affrontato da un punto di vista molto formale e rigoroso e continuo a farlo in quel modo. Anche quando devo iniziare a scrivere e a produrre, quando devo iniziare a mettere giù delle cose lo faccio in modo molto schematico e abbastanza ortodosso; poi cerco di mettere tutto insieme in modo meno ortodosso, nel senso che faccio un po’ il ragionamento al contrario.

Diciamo che è un po’ una violenza che ti fai…

Nel senso che la forma mi serve per conoscere bene quella che è la materia, le possibilità che ci sono a disposizione e poi provo a miscelarle nel modo meno ortodosso possibile, cerco di farmi influenzare il meno possibile da quelli che possono essere dei manierismi di cose che sono già state sentite e cerco di creare quella che è la mia strada, il mio percorso e il mio linguaggio. Mi piace lavorare in questo modo, lo trovo abbastanza spontaneo.

Mi è piaciuto l’accostamento della spiegazione sensoriale e psicologica che è stata data del brano raffrontata alla spiegazione che è stata data dell’album. Una visione nuova con nuovi occhi in un concetto di limitless. L’idea di essere senza limiti è molto più complicata di quello che l’uomo di oggi crede. Noi ci basiamo su quello che vediamo e sentiamo, dando per scontato che sia una realtà assoluta, invece forse, non esiste niente di assoluto. Il 2020 avrebbe dovuto insegnarcelo, ma oggettivamente non mi sembra che abbiamo imparato a vedere le cose con nuovi occhi.

Si forse siamo ritornati anche peggio sotto certi aspetti. Per quanto riguarda il concetto alla base di tutto il mio personale parere è che comunque non sia possibile essere completamente liberi, ma in generale serve delineare una gamma all’interno del quale poter lavorare. Ti faccio un esempio molto banale, una frase celebre da 900 Il Pianista sull’Oceano “il pianoforte ha 88 tasti, la tastiera è limitata a quel numero di tasti , ma la musica che posso creare all’interno di quei tasti è illimitata”, perciò un limite inteso in questo senso può essere funzionale perché tu sei cosciente che hai quello a disposizione però con quello cerchi di dare il massimo che puoi fare. Questo è stato un anno ricco di limitazioni, ma io personalmente non pretendo di andare oltre tutto quanto, però quello che pretendo, che voglio e che sto cercando di fare è di utilizzare le cose che ho a disposizione sempre di più senza tralasciarne nessuna, affinché si possa creare qualcosa di diverso o comunque esprimere in tutto quelli che sono i miei 88 tasti, secondo la mia personale visione ovviamente.

La nostra rivista di chiama Music Attitude; qual è la tua “attitude” in generale nella vita, e nello specifico nel tuo lavoro?

Guarda quest’anno è stato molto rivelatore, nel senso che mi sono sempre ritenuto abbastanza spontaneo e socievole e credo di esserlo…

Ah pensavo “E invece ho scoperto di essere un sociopatico”…

(ride) Ti dico che quest’anno un pochino mi ha cambiato in quella direzione  perché tutte queste reclusioni forzate e la mancanza di socialità, mi ha fatto crescere un po’di insofferenza e apatia; mi piaceva stare per conto mio, con me stesso. Detto questo è fondamentale stare in mezzo alle persone, a me quando c’è da far festa piace un casino, ma ho dei momenti dove non ne ho assolutamente voglia, preferisco starmene per conto mio e questa è stata una grandissima rivelazione di quest’anno. Però a parte questo mi ritengo una persona abbastanza alla mano, spontaneo e di buona compagnia senza grosse remore. Non posso negare di essere abbastanza permaloso anche, però ciascuno ha le sue…

Per quanto riguarda la permalosità io credo che il mondo si divida tra due persone, quelle che lo sono e quelle che lo negano.

 Tra le collaborazioni ho letto anche il nome di. C’è qualche sogno nel cassetto in merito alle future collaborazioni?

A me piace la dimensione elettronica e la possibilità di collaborare con dj. Non ho un artista in particolare con il quale mi piacerebbe collaborare ma sono aperto ad ogni possibilità. Quella con Ensi è stata una cosa molto figa, siamo ancora in contatto, probabilmente ci saranno delle cose in futuro, quando tutta questa situazione sarà un po’ più tranquilla; il mondo del rap mi piace molto, amo molto le produzioni, il modo di essere e di fare, sicuramente è un ambito che voglio affrontare di più come anche l’ambito techno, al quale sono sempre stato molto legato, e se vogliamo anche quello dell’arte contemporanea che in qualche modo è sempre più legato a quello della musica elettronica e delle installazioni e lo trovo molto stimolante .

Diciamo quindi che hai un genere ma non un nome in particolare da fare

Esattamente, i miei modelli di ispirazione sono quelli del passato, adesso ci sono tantissimi artisti che seguo ad esempio mi piace moltissimo Stephan Bodzin, piuttosto che Floating Points.. sono alcune delle produzioni che seguo di più, però non ce n’è nessuna che proprio smanierei per la voglia di fare piuttosto che un’altra

Mi ha fatto molto piacere parlare con te e conoscerti. Ti aspetto a Bologna.

Ti so già dire che il 13 settembre sarò alla Montagnola con un gruppo, siamo in tre e facciamo cose techno-jazz, suonate dal vivo, sarà una cosa molto interessante.

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Fabio Giachino presenterà LIMITLESS in tutta Italia, a partire dal mese di luglio; il 10 agosto sarà ospite, a Luogosanto, “tra le stelle” del Time in Jazz  – Berchidda 2021.

LIMITLESS Tour 2021

25 luglio Edinburgo Jazz festival (digitale/online)

10 agosto Time in Jazz – Berchidda – Sardegna

21 agosto Vie di jazz festival  – Boves – Cuneo

26 agosto “Gezziamoci” Matera – Abbazia Benedettina di San Michele Arcangelo – Montescaglioso

27 agosto Peperoncino Jazz festival  – Calabria

10 settembre Musicamorfosi – Monza

18 settembre Spazio culturale Comala – Torino

www.fabiogiachino.com

facebook: FabioGiachinoMusic

instagram: fabiogiachino

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