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Billie Eilish – Happier Than Ever
Billie Eilish è un’artista che ha molto da dire e sa esattamente come farlo. Un assunto chiaro sin dal primo ascolto di When We All Fall Asleesp, Where Do We Go? – esordio da record, con, tra il resto, il primato di album più ascoltato del 2019, 5 Grammy portati a casa nel 2020, tutti nelle principali categorie, la vetta della classifica Billboard 200 conquistata per la prima volta nella storia da un artista nato nel 21mo secolo – e che il nuovo full length della cantautrice losangelina, Happier Than Ever, conferma in tutto e per tutto. Fresca di pubblicazione e anticipata dai singoli “Therefore I Am”, “my future”, “Your Power”, “Lost Cause” e NDA”, l’attesissima opera seconda di Billie Eilish mantiene alta la qualità, senza ripetersi in nulla, se non in qualche ambientazione sonora jazzy anni ’50 e ’60, ispirata a Julie London, Frank Sinatra e Peggy Lee, come dichiarato dall’artista stessa, e nel carico di contenuti, anche questa volta, decisamente importante.
Happier Than Ever: è curioso già dal titolo questo secondo album di quella che da più parti è stata ribattezzata la sad girl del pop internazionale. Tutto considerato, però, benché nei suoni e nelle liriche di questo disco ci sia poco di solare, la felicità di cui racconta o, almeno, il tentativo di raggiungerla, sembra essere stato il seme germinale di questo progetto, nato in un contesto complicato per Billie, travolta dal successo improvviso e soverchiante del debutto – piombato a ridosso di infanzia e un’adolescenza complicate, punteggiate da pensieri suicidi, dismorphismo corporeo e dai problemi legati alla sindrome di Tourette che la affligge – e, poi, bloccata dalla pandemia tre date dopo l’inizio del suo primo tour mondiale, congelato e riprogrammato a partire dal 3 febbraio 2022. «Non credevo che avrei mai scritto un nuovo album», ha confessato l’artista a “Rolling Stone US”. E, invece, come spesso accade, è stata la vita a decidere per lei.
Costretta a tirare il freno a mano di una carriera lanciata a folle velocità, confinata tra casa e il nuovo studio di suo fratello Finneas a Los Feliz – nuova base operativa del duo, dopo l’abbandono della cameretta di Finneas, dove prese corpo la magia di When We All Fall Asleep, Where Do We Go? – a tu per tu con se stessa, Billie si è ritrovata, si è fatta spazio in una selva di relazioni tossiche, di giudizi superficiali e distorti sulla sua vita, la sua musica, la sua immagine, e, forse, ha trovato una via verso la felicità. Il risultato sono le sedici tracce di Happier Than Ever, un disco che all’immaginazione, inquieta, oscura e venata di ironia dell’album di debutto sovrappone una consapevolezza inedita, scaturita con urgenza dalle esperienze di vita accumulate da Billie negli ultimi due folli anni della sua vita.
«È stato un processo molto naturale, l’esperienza più appagante, soddisfacente e profonda che abbia mai avuto con la mia musica», ha raccontato la cantautrice a proposito della lavorazione dell’album. Maturo, potente e vulnerabile, intimo e diretto, Happier Than Ever trasuda verità, scomode, scabrose, talvolta difficili da riconoscere, ma sempre preziose. Si parla di potere e di abusi, delle difficoltà del passaggio all’età adulta in una vita sotto il microscopio dei media e dei social, di fiducia mal riposta, sesso, amore e morte, da sempre un’ossessione, ma anche un pensiero confortante per Billie, che ha confessato: «Pensare che nulla dura per sempre mi solleva». E si rivendica la libertà di possedere le proprie emozioni, il proprio futuro, di amare se stessi, il proprio corpo e di non ritenersi responsabili dell’opinione altrui.
“Your Power”, “Getting Older”, “Not My Responsibility” sono un pugno nello stomaco, brani che raccontano molto del privato di Billie, pur sempre giustamente riservata a riguardo, ma aprono uno spaccato su realtà più comuni di quanto non si pensi o si sia pronti ad ammettere. «Mi piacerebbe che le persone mi ascoltassero, senza pensare solo di chi stia parlando, perché non si tratta di questo, non si tratta di una persona. Qualcuno potrebbe pensare: “È perché sei nell’industria musicale”. No, amico, è dappertutto! Non conosco una sola ragazza o donna che non abbia avuto almeno un’esperienza strana o molto brutta. E anche gli uomini, a molti ragazzi accade continuamente», ha raccontato Billie in una recente intervista per la cover story di Vogue UK. Lì, tra l’altro, compariva con un look del tutto inedito, tra corsetti attillati e un’acconciatura biondo platino anni ’50. Un’ennesima rivendicazione, che corre in parallelo ai contenuti di quest’album, ricco di messaggi legati all’empowerment femminile, al diritto di evolversi liberamente, senza essere ingabbiate in categorie totalizzanti e molto, molto altro: «All’improvviso sei un’ipocrita se vuoi mostrare il tuo corpo, sei una facile, una sgualdrina. Se lo sono allora ne sono fiera… A prescindere se mostri il tuo corpo, la tua pelle, il rispetto non va tolto. E vorrei che le persone capissero alcune cose: che so cantare, che sono una donna e che ho una personalità».
Realizzato senza pressioni da parte della discografica, Happier Than Ever doveva essere nelle intenzioni di Billie «un disco senza tempo» e, in effetti, il suono di quest’album non assomiglia a nulla di quel che si sente in giro oggi. La sintesi è, come per il lavoro precedente, del tutto personale e, con la voce di Billie a fare programmaticamente da centro di gravità, le produzioni di Finneas vanno ad approfondire la vena jazzy anni ’50 e ’60, già solcata nell’album d’esordio, un’invidiabile ispirazione melodica dai toni vintage, mossa da beat pieni di groove. Non ci si annoia, insomma, in perfetto equilibrio tra pezzi ballabili e brani dai toni più meditativi, si viaggia tra i generi, passando da moderne atmosfere da clubbing, a patinate ambientazioni R&B, dall’incedere sinuoso della bossa nova, a ipnotiche pulsioni elettroniche, dall’urlo liberatorio del rock, alla più raffinata scrittura pop.
Nella varietà di ambientazioni, comunque, il sapore e l’atmosfera complessiva dell’album rimangono unitari, unici e molto personali. Sembra quasi di attraversare sedici quadri o scene di un film. Non è un caso, infatti, che Billie, sempre più matura e padrona del suo mondo, abbia scelto di dirigere tutti i video che accompagnano i singoli estratti dall’album. Nel suo universo creativo musica, immagini e narrazione, fanno tutte parte di una visione più ampia, composita, affascinante. E, così, mentre si prepara a tornare live in tutto il mondo (ma non in Italia, per ora) con “Happier Than Ever, The World Tour”, andato sold out in pochi giorni, il 3 settembre Billie farà il suo debutto su Disney+ con il film concerto diretto da Robert Rodriguez e Patrick Osborne, “Happier Than Ever: Lettera d’Amore a Los Angeles”, performance intima di ogni canzone del disco, in scena all’Hollywood Bowl con Gustavo Dudamel e la Los Angeles Philharmonic. Perché, alla fine, il pop può essere una cosa seria.
Tracklist
- Getting Older – 4:04
- I Didn’t Change My Number – 2:38
- Billie Bossa Nova – 3:16
- My Future – 3:30
- Oxytocin – 3:30
- Goldwing – 2:31
- Lost Cause – 3:32
- Halley’s Comet – 3:54
- Not My Responsability – 3:47
- Overheated – 3:34
- Everybody Dies – 3:26
- Your Power – 4:05
- NDA – 3:15
- Therefore I Am – 2:53
- Happier than Ever – 4:58
- Male Fantasy – 3:14