Dischi
The Heavy Countdown #147: Deafheaven, Between The Buried And Me, Slaughter To Prevail
Deafheaven – Infinite Granite
Chi se lo sarebbe mai aspettato un disco del genere dai Deafheaven, specie dopo i singoli sparsi di un paio di anni fa (vedi “Black Brick”)? In realtà, pensando a ad alcuni brani di “Ordinary Corrupt Human Love” (2018), a un orecchio attento e a un conoscitore attento della band di George Clarke e soci, “Infinite Granite” è l’evoluzione naturale della storia della formazione statunitense. Pur sconvolgendo il loro stesso essere, venendo meno a quel dualismo che li ha sempre fatti amare e odiare in egual misura alla comunità metal, i Deafheaven, tranne qualche sporadica reminiscenza più violenta e oscura (prendete le code di “Great Mass of Color”, “Lament for Wasps” o meglio ancora “Other Language” e “Mombasa”), si abbandonano alle languide fascinazioni shoegaze e addirittura brit, a cui i Nostri, per dirla tutta, non sono per niente nuovi. Coraggio da leoni o virata troppo brusca? Come dice il saggio, “time will tell”.
Between the Buried and Me – Colors II
Per i Between the Buried and Me “Colors II” più che un full length o un mero seguito di “Colors”, è uno statement. A 14 anni suonati dalla pubblicazione dell’album che ha fatto conoscere e riconoscere globalmente il combo del North Carolina nell’Olimpo progressive metal contemporaneo, per Tommy Rogers e compagni è arrivato il momento di resettare gli orologi sul futuro e sul nuovo significato della propria proposta. Posto che dipanare in poche righe un’opera dei BTBAM è un’impresa impossibile, “Colors II”, come sempre, si posiziona su livelli altissimi, inanellando un pezzo dietro l’altro di pura arte e perizia tecnica, tra progressive, death metal, eco settantiane, jazz e addirittura country e folk, ponendosi alla stregua di un grido di libertà, soprattutto dalle etichette spesso appiccicate a casaccio e soprattutto dopo più di un anno di pandemia e di conseguente stallo della musica live (cito solo “Fix the Error” e la colossale fin dal titolo “Human Is Hell (Another One With Love))”.
Press To Meco – Transmute
Noi li conosciamo da un po’ (dal 2018 con il piacevolissimo “Here’s to Fatigue”), ma il nome dei Press To Meco è destinato a risuonare nelle vostre orecchie come uno degli act alt-rock attuali più interessanti, e con un percorso di crescita assolutamente da tenere d’occhio. Grazie al ritmo, alle melodie irresistibili, all’energia fresca e vitale che ritroviamo tutt’altro che scalfita in “Transmute” (e in particolar modo in “Another Day”, “Sabotage” e “Way To Know”), il trio britannico rimarrà ben stretto ai vostri auricolari, aiutandovi a combattere la malinconia di fine estate.
Slaughter To Prevail – Kostolom
La nostra dose periodica di zarria testosteronica ce la offrono oggi gli Slaughter To Prevail, dalla Russia con furore. È dal 2017 che non avevamo notizie di Alex The Terrible, ma il vocalist e i suoi amici mascherati recuperano tutto il tempo perso con un lavoro che farà la gioia degli estimatori di quel deathcore bombastico e feroce, fatto di testi “impegnati” (“Bonebraker”), breakdown (per l’appunto) tritaossa, video splatter (“Baba Yaga”), spesso incline ad aperture melodiche improvvise (e qui è di dovere uno Slipknot alert).
Wolves In The Throne Room – Primordial Arcana
Un nome come quello dei Wolves In The Throne Room, nell’ambito del black metal atmosferico, vuol dire qualità, anche dopo 15 anni di carriera e sette dischi sul groppone. Il carattere distintivo di “Primordial Arcana”, così come quello del sound e dell’estetica che i Nostri sono riusciti a costruirsi nell’arco della loro onorabile e onorata esperienza, ritorna prepotente con le sue atmosfere mistiche ed evocative di un male tanto oscuro e ancestrale quanto affascinante, componendo la soundtrack ideale di un rituale propiziatorio pagano, volto a piegare ma al tempo stesso onorare una natura selvaggia e volubile (prendete “Mountain Magick” o la mastodontica “Masters of Rain and Storm”).