Interviste
Anna Bassy racconta i suoi Monsters nel nuovo EP
Il 15 ottobre è uscito l’EP di debutto dell’artista italo-nigeriana Anna Bassy. Il lavoro comprende quattro singoli di cui due (Wind, Rain e Could you love me) già pubblicati tra 2020 e 2021 e porta il titolo di Monsters.
Monsters si riferisce alle paure che percorrono la vita di una persona dall’infanzia all’età adulta, la seguono nella sua crescita e prendono forme e significati diversi. Il tutto però inserito in un’atmosfera ampia, crepuscolare, per certi versi cullante, tessuta dalle strumentali dark ambient curate da Anna e dalla sua band: Pietro Girardi, Andrea Montagner, Pietro Pizzoli ed il produttore Duck Chagall.
Oltre al contenuto effettivo dell’EP, Monsters regala all’ascoltatore una panoramica interiore della sua autrice: la raccolta di singoli è infatti stata terapeutica per Anna e durante l’ascolto questo elemento è chiaramente distinguibile grazie all’emozione con cui le parole vengono cantate. Monsters parla direttamente ai suoi ascoltatori, cerca un dialogo, un aiuto, un contatto. E come EP di debutto lo fa con una maestria non da poco e soprattutto in maniera non invasiva né tantomeno melensa.
Ascolto consigliatissimo.
Ho ascoltato il tuo EP Monsters e devo dire che mi ha colpito parecchio. C’è un concept dietro questi “mostri”? Di cosa parlano queste cinque canzoni?
Il concetto che ritorna in tutti questi brani è quello della paura, le paure. Ogni canzone ne affronta uno o più aspetti, racconta uno di questi mostri.
Monsters, la title track, parla in particolare di paure “infantili”, quelle ti fanno controllare sotto al letto prima di andare a dormire. Quelle paure che ti sembrano irrazionali e che non sai da dove arrivano, semplicemente ci sono e ti turbano di tanto in tanto. Could you love me affronta una paura più subdola, che si radica lentamente nella percezione di noi stessi: quella di non valere abbastanza, non essere degni o degne d’amore. C’è poi la paura dei “mostri” nascosti dentro di noi, che ci bloccano, non ci fanno progredire, in Wind, Rain; quelli che vediamo (o proiettiamo) all’esterno e che ci fanno vivere in costante timore, pervasi da un senso di pericolo imminente, in This World. Infine, in Keep on Singing canto di mostri del passato da cui talvolta ancora mi faccio condizionare. Ma i brani hanno anche un’altra connessione, a me cara. Ognuno di essi, infatti, rappresenta anche una richiesta di aiuto, un appello rivolto a chi mi sta vicino, ma anche a chiunque voglia ascoltarlo…e un’esortazione a se stessi.
Al di là del concept la produzione dei brani è di livello altissimo. Strumentali originali, piene di influenze ma assolutamente non banali, dipingono alla perfezione il mood dell’EP. Ci hai lavorato da sola? Quanto è durato il periodo di produzione?
Per quanto riguarda la scrittura al momento tendo a lavorare molto da sola, ma per arrangiamento e produzione è essenziale per me collaborare con altri. In primis, la band che è al mio fianco ormai dal 2018, formata da Pietro Girardi, Andrea Montagner e Pietro Pizzoli. Ho avuto la fortuna di trovare in loro persone, che hanno voluto e saputo entrare in contatto con l’essenza dei brani, portando ognuno il proprio background, cosa che incide proprio sulla varietà di influenze all’interno dell’EP. Fondamentale poi l’apporto del produttore Duck Chagall, che è riuscito a fare ordine tra le idee, introdurne di nuove, contribuendo con la sua creatività, ma anche in costante dialogo con la band, con me, con la mia musica. La produzione è durata quasi due anni: trovare la direzione giusta ci ha richiesto un po’ di tempo all’inizio. Venivamo da arrangiamenti improntati per il live, ripensarli in studio non era scontato. Inoltre, lavorare con persone nuove, come poteva essere con il produttore, mi richiede sempre un periodo di assestamento, in cui devo imparare a comunicare con chi ho di fronte, fidarmi, affidarmi. E poi si è messa di mezzo anche la pandemia, con restrizioni varie che non ci hanno permesso di andare in studio in alcuni momenti, e ci hanno portato a rimandare l’uscita di quasi un anno. Ma evidentemente era questo il tempo di cui c’era bisogno.
I testi sono cantati con una passione ed un’emozione chiaramente percepibile. La scrittura di questo EP ti ha in qualche modo aiutato? Ti senti cambiata dalla fine della stesura?
Mi fa piacere si percepisca, è questo quello che cerco nella musica, in effetti. La mia e quella degli altri. E per rispondere alla domanda…scrivere brani per me ha proprio questo significato: è una cura, un percorso verso la guarigione. Pensare alle liriche, arrangiare, cantare in studio queste tracce, ripensare ai concetti, creare la parte visuale, mi ha fatto acquisire una consapevolezza più profonda di ogni parola scritta. A volte le parole escono e non sai bene come e perché, più tardi ti rendi conto di quanto ne avessi bisogno, di quanta verità ci è finita dentro. Ho percepito molto chiaramente questa cosa, in particolare con Wind, Rain, il secondo singolo estratto dall’EP. Scritto nel 2019, prova a descrivere una sensazione destabilizzante che talvolta prende il controllo su di me. Anche grazie a questo brano, mi è diventata sempre più chiara; cantandola l’ho in qualche modo definita, potevo riconoscerla. Mi ha anche aiutato a capire dove trovare una via d’uscita. Questo brano, infatti, è anche una celebrazione del potere della Natura. Ora mi conosco meglio, anche grazie a “Monsters”.
Hai avuto qualche ispirazione in particolare durante la produzione di Monsters?
Ce ne sono molte, varie a seconda dei brani e dei momenti. Non solo le mie, anche quelle di musicisti e produttore.
Per le armonizzazioni vocali mi sono ispirata ad Ibeyi, Sudan Archives ma anche Bobby Mc Ferrin, Francis Bebey, Bon Iver. Vocalmente, io da sempre guardo a Nina Simone e alla più recente Nneka, a loro mi ispiro, più a livello di intenzione che di interpretazione. Più in generale, questo è quello che ho ascoltato durante la produzione: Charlotte Day Wilson, Billie Eilish, Rum.gold, Cosima, artisti che riescono a integrare l’elettronica, in maniera equilibrata, e con attenzione alle parole. E poi nelle fasi finali, lavorando in particolare all’artwork e alla parte comunicativa, si sono aggiunti tra gli altri, James Blake, Little Simz, Lous & The Yakuza.
Hai in progetto di portare il tuo EP di debutto sul palco entro la fine dell’anno?
Per me, per i brani, per il progetto la dimensione live è preziosissima, ed è innegabile che ultimamente lo sia diventata ancora di più. Salire sul palco è una benedizione, una sfida, un’occasione di crescita ogni volta.
Questi brani in realtà, li presento ai concerti già da un po’, il progetto inizialmente si è focalizzato proprio sulla resa live dei brani. Finora ci siamo mossi in particolare a Verona, la nostra città d’origine, e nell’area del Veneto / Lombardia. Dopo I’uscita di Monster, riprendiamo proprio da Verona e poi ci muoveremo sempre un po’ più lontano: Vicenza, Mantova, Torino, Roma, Pisa e poi sconfiniamo e arriviamo a Parigi (tba)! Nel frattempo, si stanno aggiungendo altre date, per gli aggiornamenti basta seguire la mia pagina o quella di Vertigo Concerti.
Vuoi dire qualcosa ai tuoi ascoltatori?
Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensano, che cosa dice loro questo album. Ad ognuno arriva in modo differente, a qualcuno non arriva, ma la musica ha posto per tutti e tutte. Se vi va passate a trovarmi virtualmente sulle pagine social o magari al prossimo concerto. Instauriamo un dialogo, credo che la musica sia anche questo: metterci in comunicazione.
CREDITS
Music & words: Anna Bassy
Arrangements: Pietro Girardi (guitars), Andrea Montagner (bass), Pietro Pizzoli (drum)
Producer: Francesco Ambrosini
Mastering: Giovanni Versari – La Maestà mastering *all tracks except Could You Love Me (Francesco Ambrosini)