Interviste

Keepalata, nonostante tutto Siamo qui

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Il 28 settembre è uscito il primo disco del collettivo rap Keepalata. L’album della formazione calabrese è una dichiarazione d’intenti già dal titolo, “Siamo qui”: perché nonostante il gruppo sia in attività (sia come collettivo che come individui) da quasi vent’anni ci sono stati diversi intervalli fra le produzioni. Questo disco atterra compatto come un meteorite nella loro produzione; i Keepalata non suonano il campanello, sfondano direttamente la porta.

Siamo qui è un lavoro anche “orchestrale”: oltre al quartetto che fa da nucleo (Brigante, Cario M, DonGocò e Libberà) l’album è arricchito da una serie di musicisti, tra cui Deva per gli scratch, il sax di Sebastiano Forti, un “cameo” dell’MC statunitense Jobu, il basso di Andrea Mandarino, il violoncello di Pavlo Cartaginese e le voci di Romina, Emanuela Valiante e Cristiana de Bonis.

Un album vecchia scuola ma moderno, ricco di influenze e di sound originali che lo rendono un lavoro di livello e di assoluto rispetto nel suo genere.

C’è stato uno iato importante nella storia del gruppo Keepalata: le pubblicazioni su Spotify segnano una pausa tra il 2014 e il 2020. Cosa è successo nel frattempo? Cosa vi ha spinto a tornare insieme con un nuovo progetto?
Ciao, si come pubblicazioni c’è stata una pausa, ma in realtà la nostra collaborazione non si è mai interrotta. Sono usciti nel frattempo lavori dei singoli membri del collettivo nei quali sono sempre stati coinvolti anche altri della “family”. La cosa che ci ha permesso di essere tutti e quattro costantemente insieme per dar vita ad un progetto unitario e collaborativo è stata la pandemia.

Partiamo dal principio: come è nato Keepalata? È nato da un’idea di qualcuno o più da una necessità comune?
Entrambe le cose. nella collaborazione assidua che abbiamo sempre avuto ci siamo sempre immaginati come gruppo. Poi a furia di immaginare e collaborare la cosa ha preso naturalmente forma ed è nata l’esclamazione “‘chi palata” che sentivamo definire precisamente la nostra percezione di ciò che apprezziamo e intendiamo proporre. Da qui la naturale creazione di progetti insieme.

Tra i singoli che hanno anticipato l’uscita di Siamo Qui ce ne sono due che non ho visto nella tracklist del disco: Fam-Hoes e Pratica Assidua. Come mai non sono presenti nell’LP? Sono parte di un altro progetto o semplicemente singoli a sé stanti?
Sono due brani che hanno aperto la nostra lavorazione all’LP. Poi andando avanti con la composizione abbiamo definito meglio il tiro e i lineamenti del sound che volevamo proporre che nel frattempo si era un po’ discostato da quei due brani. In realtà oltre quei due ce ne sono stati altri composti per noi validi ma che abbiamo messo da parte per lo stesso motivo, magari troveranno posto altrove.

Sia nei contenuti che nel mood siete distanti dalla scena hip-hop nazionale, quella più mainstream. C’è un motivo dietro questa scelta di stile? C’è una vostra presa di posizione nei confronti della scena?
No, non c’è nessuna scelta rispetto alla scena, le scelte sono sempre guidate dall’ispirazione artistica. Non ci interessa produrre musica per avvicinarci ad un filone che non sia il nostro. Poi se quello che facciamo è simile ad altro per qualcuno può essere un bene, per altri un male, l’importante è che per noi sia rappresentativo di noi, autentico. L’unico genere al quale vogliamo essere fedeli è l’autenticità.

Nel disco ci sono alcuni intermezzi in inglese, che trasmettono un’ispirazione verso la scena americana old-school/gangsta. Avete avuto qualche ispirazione specifica durante la vostra produzione? Se poteste scegliere un artista internazionale con cui lavorare, chi sarebbe?
L’inglese è una scelta principalmente estetica, perché così come il dialetto calabrese che ci piace utilizzare, l’inglese suona ovviamente bene nel rap, non è un caso che sia la lingua originaria del genere. Collaborazioni internazionali per ora KRS One, che è anche citato in GangStop, Westside Gunn, Busta Rhymes e Snoop Dogg ci vanno bene, grazie…

Volete dire qualcosa ai vostri ascoltatori?
Vorremmo dire che abbiamo in progetto di suonare in teatro enorme con una mega orchestra, ma ci manca un elicottero dal quale calarci per arrivare sul palco. Fatevi avanti. Poi che se sono già nostri ascoltatori: “grazie ci fa molto piacere avervi tra i nostri ascoltatori”. A chi invece ancora non lo fosse: “prego, accomodatevi pure, Siamo Qui”.

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