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Interviste

Michael Sorriso, il trionfo lirico del nuovo singolo Pianoforti

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Dal 5 novembre è disponibile l’ultimo singolo di Michael Sorriso, PIANOFORTI. Il pezzo, dopo Molotov e Maremoto, è il terzo del 2021, anno chiave nella carriera del rapper torinese: infatti marca il cambiamento di nome d’arte da Lince a Michael Sorriso, gesto che a detta dell’artista stesso simbolizza e si fa testimone di un grosso cambiamento avvenuto negli ultimi anni. Si può dire in un certo senso che quest’anno rappresenti un vero e proprio nuovo inizio per il rapper; specialmente dopo la firma con Dogozilla, etichetta discografica di Don Joe, in seguito alla collaborazione nel 2020 per Algoritmo, brano di Willie Peyote prodotto da Joe stesso (Michael è intervenuto in veste di co-autore).

Michael ha dimostrato con questi tre singoli diversi e interessanti in modi diversi e specialmente con PIANOFORTI le sue incredibili doti liriche che, aiutate dalle chitarre di Danny Bronzini (presenti in tutti e tre i brani) e al pazzesco assolo di sax di Mattia dalla Pozza, impostano un’atmosfera chill e malinconica dalle tinte noir, dove giochi di parole si alternano a flashback, una serie di polaroid buttate su un tavolo.
Un brano maturo, tecnicamente mostruoso e orecchiabile, collocabile facilmente tra l’old school e il minimalismo moderno. Un trionfo.

Nel 2021 sei passato da Lince a Michael Sorriso. Cosa ha comportato questo cambiamento? Cosa è cambiato in te e nell’ambiente che ti circonda?

Era da un po’ che mi balenava in testa l’idea di cambiare pseudonimo e utilizzare il mio nome di battesimo; negli ultimi tre anni sono cambiato molto sia a livello professionale che personale e cambiare pseudonimo è stato un modo per attestarlo simbolicamente. Credo comunque che il mio percorso sia caratterizzato dalla continuità e questa sia semplicemente una fase più adulta e consapevole.

Hai firmato con Dogozilla: come sei arrivato a loro? Quanto ha impattato sulla carriera questo momento?

Il primo link è nato con la collaborazione su “Algoritmo”, prodotta da Don Joe per Willie Peyote e Shaggy, sulla quale ho avuto il piacere di poter mettere del mio a livello autoriale. Da lì ci siamo sentiti ed hanno ascoltato i miei lavori precedenti, arrivando poi a propormi di lavorare con loro.
Vista la mia adolescenza da “Dogofiero”, la cosa mi ha naturalmente fatto molto piacere e mi ha dato la possibilità di realizzare delle canzoni in modo più professionale e in strutture adeguate, coinvolgendo musicisti di spessore e senza avere alcun tipo di limitazione artistica; questa cosa mi ha anche permesso di realizzare e seguire le cose con il mio team sotto tutti gli aspetti.

Quest’anno sono usciti tre tuoi singoli: Molotov, Maremoto e PIANOFORTI. Tre pezzi, tre mood abbastanza diversi da loro. La prima bella aggressiva, la seconda di pura denuncia e la terza dai toni più introspettivi. C’è un filo logico che lega questi tre singoli del 2021?

Apparentemente no, ma sono tre espressioni caratteriali della stessa persona, scritte in periodi diversi della sua vita. Il leitmotiv siamo sempre io, il cinismo, il sarcasmo, la disillusione, lo spiraglio di speranza ed una freddezza di forma. In alcune tracce il focus è sul mondo che mi circonda, politica e società, in altre è un racconto più intimo o di una storia d’amore. Gli argomenti cambiano radicalmente, sicché la musica deve necessariamente fare di conseguenza. A dare continuità alle canzoni ci pensano anche le chitarre di Danny Bronzini, presenti su tutti e tre i singoli usciti.

PIANOFORTI sembra appunto un brano molto intimo, pieno di intelligenti giochi di parole e liricamente impegnato. Quanto ci hai lavorato? Cosa significa per te questo singolo?

É uno dei testi che avevo da parte da più tempo; mi sembra che la prima bozza risalga al 2016. In realtà da quella è cambiato pochissimo, ho solo aggiunto un ritornello ed invertito l’ordine delle strofe. Scrivo quasi sempre di getto e anche in questo caso penso di aver impiegato un paio d’ore, su una strumentale su YouTube ispirata a Mac Miller.  Naturalmente poi le revisiono e modifico delle piccolezze per migliorare metrica e flow, specie se cambia il beat finale, ma concetti, rime e giochi di parole sono sempre frutto dell’ispirazione del momento.
A distanza di anni dalla stesura, ho ascoltato una strumentale che Danny aveva da parte e provando a rapparci sopra, ci siamo resi conto che il matrimonio tra musica e parole era quello giusto. Questo pezzo per me è il racconto dell’incontro fortuito con il primo amore, avvenuto a distanza di anni dopo la fine della relazione. Un mix di emozioni forti, dalla nostalgia per i momenti condivisi, alla consapevolezza delle incompatibilità; dall’irrazionalità di un rapporto totalizzante, alla lucida disillusione che ne consegue a fine rapporto, in particolar modo quando è il primo in assoluto.

Hai già portato questi singoli sul palco?

Fortunatamente si, in qualche occasione sporadica quest’estate. Alcune parti le avevo già spoilerate su dei type beat precedentemente e ho deciso di realizzarle anche grazie alla reazione positiva di chi le ha ascoltate in anteprima.

Dobbiamo aspettarci ancora qualche uscita prima della fine dell’anno?

Se non alla fine dell’anno, all’inizio di quello successivo.  Ho diverso materiale pronto.

Vuoi dire qualcosa ai tuoi ascoltatori?

Se possibile, siate originali al di là della forma e ricercate la ricercatezza.
Venite a sentirmi dal vivo quando ci sarà l’occasione perché è la parte in cui credo di esprimermi al meglio e perché non vedo l’ora di spoilerarvi le canzoni che usciranno più avanti. 

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