Connect with us

Interviste

Cmqmartina, l’ex concorrente di X Factor si racconta tra fragilità e grandi ambizioni

Published

on

Cmqmartina è stata sicuramente una delle protagoniste indiscusse della scorsa edizione del talent di Sky, X Factor. Con timidezza e una delicata sensualità ha riportato nelle case degli italiani una musica elettronica come non si è mai sentita nei canali della cultura nazional popolare.

Il fortunato debutto di cmqmartina era arrivato con DISCO (2019), un album che è un richiamo alla spensieratezza al neon degli anni 80; da quel momento la sua carriera è stata sempre in ascesa e, in un solo anno e mezzo, a soli vent’anni, supera i 10 milioni di streams e i 160mila followers. Il primo singolo di successo, lasciami andare!, un tour a fine 2019 con i rovere, la partecipazione a X Factor 2020, una crescita interiore ed esteriore. e ora è qui per tornare a”far ballare di sé” con un DISCO2 che ha aperto le danze al futuro e l’ha confermata come una delle promesse consolidate della new wave elettronica italiana, esportando la sua musica già su palchi internazioli di grosso calibro.

Abbiamo voluto incontrarla per conoscerla meglio e parlare un po’ di questo anno pazzesco e della pausa meritata che ora si sta godendo.

Ciao Martina! Raccontami quello che vuoi. Che stai facendo, dove stai andando, che hai mangiato..

Ok, ok. Allora.. Sono molto tranquilla. Ho passato un’estate relativamente calma dopo l’esperienza di X-Factor e l’uscita dell’album. Non ho fatto molte date e ho preso un po’ di tempo per me.

Come è andato l’album?

Ho avuto dei feedback positivi, cioè, è rimasto pur sempre un disco un po’ underground che non rispetta propriamente i canoni della canzone Pop, e quindi preferisco rimanere un po’ più nell’ombra e fare cose un po’ più ricercate, un po’ più underground, più di gusto. È una cosa a cui tengo molto in realtà, ho molto rispetto per la musica e non sono alla ricerca dei soldoni.

Se arrivassero non ci sputiamo sopra però…

No, non ci sputiamo sopra però ho troppo rispetto per la musica, capisci? Cioè, per stuprarla in questo modo ed usarla come mezzo per fare i soldi

Tra pochi giorni ci sarà la finale di questa edizione di X-Factor, la seconda in epoca COVID. La tua è stata sicuramente una delle edizioni che passerà più alla storia, perché potenzialmente poteva essere un disastro e invece ha sfornato un sacco di artisti che ancora oggi sono in giro e si sentono. Come la vedi?

Ma sai che io, in realtà X Factor lo seguii da piccola, ma poi ultimamente avevo smesso proprio perché mi era un po’ scaduto come programma. Invece dalla nostra edizione in realtà c’è stata una nuova direzione di scenografia e una nuova direzione artistica, quindi è stato super figo, e poi siamo stati, secondo me, uno dei cast più fighi degli ultimi anni. Eravamo tanti progetti, tutti con un’identità ben delineata. Sono stata veramente molto contenta di prenderne parte.

Inoltre la vostra edizione è stata quella che ha preparato la strada per l’abbattimento delle categorie.

Si certo, questo XFactor è meraviglioso senza categoria di genere, e sono contenta che dopo la nostra edizione abbiano deciso di dare questa svolta super fluida, super queer

Sul palco tu hai l’aria di essere una tipa molto tosta, ma più volte è trasparsa una natura molto più sensibile e delicata.

Ma, io in realtà penso che la fragilità ci rende più belli. I miei pezzi sono dei flussi di coscienza molto intimi, molto personali. Racconto cose importanti. In realtà sono contenta di mostrare questo lato di me alle persone che mi ascoltano, perché entriamo in confidenza. E so che effettivamente è un po’ estremo raccontare a tutto il mondo delle cose così personali, però penso che non ci si dovrebbe vergognare delle proprie fragilità anzi, forse proprio mostrandole in contesti tipo questo si può essere d’esempio per i ragazzi che ci seguono. Mi capita che mi scrivano “grazie per aver scritto questo, descriveva esattamente come mi sentivo io” e quindi è un po’ un sacrificio che devi fare per fare qualcosa di bello. No? Già che stiamo di merda facciamoci qualcosa di figo.

Esatto!

E in realtà è una cosa molto bella. Tra l’altro scrivere le cose che mi succedono è l’unico modo che ho per capirle e per orientarmi nello spazio e nel tempo, quindi, insomma, è tutta una naturale conseguenza.

Tu produci le tue basi da sola o ti avvali di collaborazioni?

No, io non mi produco assolutamente. Sono abituata a lavorare con diversi produttori. Per esempio nell’ultimo disco quasi ogni pezzo nasce con diversi produttori; io scrivo e canto, però mi piace molto lavorare con gli altri e trovo che questa sia la parte più interessante: il confronto artistico. Ognuno racconta un po’ la propria storia.

In questo album, qualche nome per citarne?

Ah, ok. Stefano Ceri, Maqueo, piuttosto che i miei producer, Leonardo Lombardi e Marco Barbieri che sono i miei amici di sempre….

Un po’ di gente

Si, ho fatto un sacco di giri.

E adesso se ti dovessero proporre una collaborazione del cuore, chi vorresti?

Uno dei miei sogni più grandi in realtà è avere la possibilità di lavorare con  quei DJ culto del panorama italiano, tipo un Franchino, Benny Benassi, cioè capisci, insomma..

I Tale of Us..

Esattamente, cioè, capito? Non lo so, mi piacerebbe parecchio lavorare con qualche pilastro della musica elettronica italiana, che fino a qualche anno fa andava tantissimo e invece ora, mi sembra tornata un po’ nell’oblio. Voglio riportare i fottuti anni 90, capisci? Pensa ad Achille Lauro, il disco che ha fatto. Ha rifatto tutti i classici anni 90, hai presente? Questa cosa sta tornando tantissimo. Io vorrei fare la stessa cosa ma con le sonorità più underground. 

Ma saresti interessata a fare anche un album meno elettronico?

Sono super aperta a sperimentare tutto e, cioè, per esempio ultimamente sto lavorando con un producer che è anche un mio caro amico, gli ho fatto fare una cosa super diversa dal mio solito. Sempre house però una wave diversa. Io non metto in dubbio che più avanti potrei fare dischi completamente diversi dai due che ho fatto. Non penso che farò questa musica per sempre, perché la musica è una cazzo di wave e bisogna seguirla in base alle proprie inclinazioni. Quando ho fatto il mio primo disco, c’era solo Cosmo che faceva questo in Italia. Questo vorrei fare, capisci? Fare cose sempre diverse, sempre più avanti, niente che ci stia già. Perché non serve a un cazzo fare qualcosa che c’è già!

Tra le varie esperienze che hai fatto nei mesi scorsi, c’è stata anche una data in Finlandia, se non ricordo male. Com’è stato?

È stato interessante, perché mi sono confrontata con persone che, a parte che non capivano quello che dicevo, però al di la di questo, nel nord Europa la musica elettronica va molto di più che qua e quindi loro si sono super lasciati trasportare dalla cosa e ho avuto una risposta molto positiva. Questo mi ha dimostrato che la musica è l’unico linguaggio universale che ci sia, al di là della lingua al di là di tutto, perché si è creata un’energia pazzesca anche se io, tra l’altro, non so una parola d’inglese quindi c’era un disagio atomico!

Figuriamoci il Finlandese

Si, cioè. Figurati, quindi ho detto cose a caso. Però è stato bello, ci siam capiti, abbiam ballato. Poi c’è stato un Rave, una festa dopo, è stato un bel festival.

Parlando invece ad un livello più personale, come te la stai cavando con la sovraesposizione da talent?

Sicuramente ho avuto un’esposizione mediatica pazzesca nel giro di pochissimo, ho preso tipo 150 mila follower, quindi una cosa assurda, ed effettivamente è un esposizione che all’inizio mi ha messo un po’ in difficoltà, perché la tua vita diventa di dominio e tutti sanno tutto di te e delle persone che ti circondano e sinceramente questa cosa a volte mi fa un po’incazzare. A volte vorrei tornare a rinchiudermi nella mia stanza e a volte trovo che sia fantastico: tutte le persone che mi vengono a parlare, che mi scrivono, io sono troppo contenta perché sono tutte persone che mi hanno ascoltato, che mi hanno capito, che si sono riviste, e quindi rispetto molto tutta la fanbase, tutti i fans, tutti i followers, che in un modo o nell’altro si sono affezionati. Io voglio bene a tutti e l’amore che ricevo colma la parte negativa dell’esposizione mediatica che a volte è un po’ estrema.

DISCHI

Tag