Connect with us

Interviste

Lili, uno Spazio clubby per ballare in una solitudine mantrica

Published

on

Le lili sono il nuovo progetto elettronico in italiano delle produttrici e polistrumentiste Lisa Masia e Marina Cristofalo, al secolo Lilies on Mars, le enfants prodiges scoperte e portate alla ribalta da Franco Battiato, che fu il primo a riconoscere il loro talento e a decidere di valorizzarlo avviando una collaborazione in studio e sul palco tra il  2007 e il 2012.

Dopo essersi formate in Inghilterra per poi girare il mondo, nel 2020 decidono di sperimentare per la prima volta un progetto interamente in lingua italiana, inaugurando con tre singoli un percorso discografico che oggi sono finalmente pronte a suggellare pubblicando con Garrincha Dischi l’EP intitolato “SPAZIO”: ultimo tassello che va a completare il processo di metamorfosi del duo sardo. Ad accompagnare la release è il singolo “Tutto E Niente”, che racconta l’importanza del saper bastare a se stessi, vivendo intensamente i momenti più semplici e naturali per imparare a cogliere nelle piccole cose la chiave per il raggiungimento della piena felicità.
Registrato tra Sardegna, Veneto, Lazio ed Emilia Romagna, tra stems viandanti in rete, ricucendo arrangiamenti, improvvisandoci sopra in dirette e in differita – come raccontano le lili SPAZIO” è un lavoro di cinque tracce dalle sonorità elettroniche, dove il ritmo e la voce si combinano in una sintesi perfetta tra l’impeto travolgente della dance e le melodie oniriche del dream pop, traducendosi in un discorso tanto personale e introspettivo quanto universale perché rivolto a tutti.

Sono curioso, il cambio nome è dovuto solo al cambio di lingua o è proprio un progetto diverso?
Lisa – Diciamo che sì, è un progetto diverso, non solo per la lingua che comunque per noi è stato un grande cambio a livello compositivo, ma anche perché ci siamo date più alla sperimentazione elettronica. Meno strumenti, meno arrangiamenti, siamo diventate un po’ più minimal. Abbiamo smussato tante cose e abbiamo rimpicciolito il nome.
Marina – Questa è un’ottima spiegazione, veramente la sintesi in tutto. Il prossimo progetto si chiamerà solo “L”…

Ma Lilies on Mars è stato accantonato oppure viaggiano paralleli?
Lisa – Assolutamente non accantonato, è comunque il progetto che ci ha viste nascere insieme come duo e con altri artisti, è in una fase di stand-by, qualcosa bolle in pentola. Al momento però la priorità e la concentrazione sono sul progetto lili.

Artisticamente come è avvenuto questo processo?
Lisa – In realtà sono molteplici le motivazioni, quando si dà una virata ad un progetto artistico secondo me c’è una parte in evoluzione dentro di noi per la quale si vuole cambiare qualcosa profondamente; quindi per non destabilizzare troppo il progetto precedente se n’è voluto creare uno nuovo. I progetti in realtà sono tanti, ci siamo sempre considerate musiciste versatili, ma il focus attualmente è su lili. Però tutto intorno c’è sempre un progetto in evoluzione, quindi diciamo che cerchiamo di dare un ordine nel nostro caos.
Marina – Abbiamo diversi canali di espressione fondamentalmente, ognuno ha una sua vita e un suo sviluppo.

Mi ha sempre affascinato anche in altri artisti, uno per esempio è Dardust, questa specie di “schizofrenia artistica”, l’associare una melodia o qualcos’altro ad un progetto specifico tra tanti. Come delle note possano prendere strade diverse nella vostra testa.
Lisa – La convivenza con la schizofrenia è una costante ed è anche necessaria, però tendenzialmente le cose si incanalano naturalmente, senza la preoccupazione di “oh mio dio dove va questa, in un progetto o nell’altro”. Questo è abbastanza chiaro. E poi sono strumenti diversi, se una cosa è più minimale tende ad andare in lili, mentre Lilies on Mars segue ancora una melodia più analogica.

Che poi c’è un rischio doppio: avete scelto l’italiano per un progetto elettronico, uno dei pochi generi dove l’italiano rispetto all’inglese sembra quasi cacofonico.
Lisa – È vero. Infatti è stato molto difficile scrivere in italiano su basi elettroniche, anche perché abbiamo sempre scritto in inglese. In tutto questo, noi siamo rientrate dall’Inghilterra dopo quasi quindici anni. Ci siamo trovate a casa con la necessità quasi “territoriale” di scrivere in italiano. È stata una bella sfida, un lavoro costante, che non è stato e non è semplice.

La decisione di uscire con un EP invece che direttamente con l’album ha un significato o è per abituare il pubblico?
Lisa – È stata una decisione presa con la nostra etichetta anche prendendo in considerazione il periodo storico un po’ difficile, abbiamo pensato che dosare le uscite sia necessario per dare un po’ di continuità in un momento dove dal vivo non si può suonare.

Tra l’altro, correggetemi se sbaglio, dopo un iniziale sbigottimento dell’arte invece che frebare la produzione ci sono tantissimi artisti che hanno ripreso in mano la loro carriera nel periodo covid. Un’esplosione creativa. Voi l’avete percepito?
Lisa – Per forza, altrimenti si impazzisce. Chiaramente parlo per me, ma è stato un momento molto particolare, i primi mesi li ho vissuti malissimo. Oltretutto stavamo per uscire con il progetto nuovo, quindi mi sono disperata. Però poi ti ritrovi da solo con i tuoi strumenti, che fai? Suoni. Quindi comprendo, comprendo la situazione. Ti ritrovi faccia a faccia con te stesso.
Marina – In realtà anche se siamo distanti continuiamo a vivere praticamente in simbiosi. Ci conosciamo da tanto tempo, c’è un’amicizia di fondo ed è la nostra forza. Siamo un’entità. Chi ci conosce questa cosa la sente.

È freudiano che nel progetto nuovo vi siete strette e siete passate da Lilies a lili. Siete diventate una cosa sola.
Marina – È una chiave di lettura interessante, non ci avevo fatto caso. Dobbiamo prendere subito nota. Però è così, è come quando una coppia diventa una cosa sola nel tempo. Siamo cresciute, siamo cambiate.
Lisa – Siamo una coppia evoluta.
Marina – Esatto, non in amore ma nella vita. Il progetto è un catalizzatore di quello che siamo. lili in questo momento è la fase elettronica ma è anche un passaggio importante nelle nostre vite. Comprende diverse esperienze, un vissuto degli ultimi anni. Sono felice di quello che abbiamo fatto. Non sono orgogliosa di tutto quello che abbiamo registrato, ma questo progetto continua a piacermi. È un lavoro dove abbiamo messo tanto di noi. Ci tengo veramente tanto.

Col progetto precedente mi sembra di aver capito che non vi siate esibite molto in Italia. Quindi, lili sarà poi esportato all’estero anche se in italiano o rimarrà un progetto di live italiani?
Lisa – Ci abbiamo pensato, pur essendo in italiano non ci siamo mai precluse l’estero. Speriamo che la musica possa andare al di là della lingua. Certo, vogliamo esibirci sicuramente in Italia, ma perché no anche all’estero.

Tra le canzoni dell’EP personalmente sono innamorato di Ritornare. È quella che mi ha colpito di più, mi ha stregato. Queste canzoni raccontano una storia o sono brani indipendenti?
Lisa – Entrambe le cose. Inevitabilmente è una storia raccontata perché è la nostra, però sono brani che possono vivere di vita propria. Sono tutti racconti che ci riguardano, come diceva Mari sono il nostro vissuto, mi fa piacere che ti piaccia tanto Ritornare perché è il brano che ci ha dato proprio il via per ritornare, nel vero senso della parola. Tra tutti i brani forse è il più intimo, insieme a Non dormi mai.

L’ho notato intervistando anche altre persone, c’è un brano che fa da scudo e uno che fa da cuscino.
Lisa – È una bella interpretazione. Poi è anche vero che ci sono diverse sfaccettature, il disco voleva essere un po’ clubby ma poi con quello che c’è stato il club è stato un po’ sfortunato. Non è elettronica da cassa dritta, techno andante, è cambiata la direzione.

Voglio chiudere l’intervista chiedendovi qual è la vostra attitude, nella musica e nella vita.
Marina – Bella domanda. Per come vedo lili, la music attitude di lili è essere clubby ma ballando con se stessi, in una solitudine voluta, mantrica. Molte volte mi sono trovata a ballare in un club ma per pura empatia con me stessa. Usavo il ballo in modo terapeutico. Un ballo con se stessi. Come quando stai male ma nella malattia stai “bene”.

Mi dispiace che i lettori non potranno vedere il video dell’intervista, perché mentre Marina spiegava questa cosa Lisa ascoltava con un’espressione sognante incredibile. Siete proprio unite.
Lisa – Pensa che io invece stavo pensando “oddio, cosa sta per dire questa…” però no, sulla music attitude eclettica mi ci ritrovo molto. Sono d’accordo.

DISCHI

Tag