Interviste
Cats On Trees, Alie esce domani ed è già il loro album migliore
I Cats On Trees tornano con “Alie”, il nuovo disco, definito già “il più introspettivo” della band. Prodotto da Liam Howe e mixato da Mark “Spike” Stent”, “Alie” è stato preceduto dal singolo “Please, please please”. I Cats On Trees sono un duo francese, formato da Nina Goern a piano e voce e Yohan Hennequin alla sezione ritmica: ci tengono parecchio che siate sempre voi stessi, e ci tengono parecchio anche a farvelo sapere.
Noi abbiamo parlato con Yohan di musica, del disco, di supereroi e di cosa significa “compassione”.
Siete i Cats On Trees. Visto che i supereroi di solito salvano i gatti dagli alberi, da quale supereroe vorreste essere salvati?
Ultimamente ci siamo immaginati un gruppo di supereroi che potrebbero somigliare a animali molto grossi con mani e gambe come le nostre, che salvano la natura fermando fabbriche inquinanti e stupidi e ricchi boss che distruggono il pianeta. Ma è un cartone animato, o una canzone, che dobbiamo ancora realizzate. Quindi, per ora, ci andrebbe bene essere salvati da un Pokemon vestito da Batman o da Scooby Doo, e mangiarci qualcosa di buono con Sammy subito dopo.
Ho ascoltato “She was a girl” e ho visto il video. E’ così fluido: dice “lei era una ragazza, tu eri un ragazzo”, quindi immagino qualcosa sia cambiato. I colori si fondono, ci sono delle sfere che si mischiano: cosa è cambiato per quei personaggi, cosa succede al ragazzo e alla ragazza? E parla di fluidità anche nella sfera della sessualità?
La ragazza che ha ispirato la canzone non poteva vestirsi da ragazza a scuola perchè professori e preside non volevano che fosse ciò che era davvero. Speriamo stia bene ora, ma è traumatico per tutti essere messi in discussione in quel modo, sopratutto quando sei così giovane. Quando abbiamo sentito di questa storia ci è venuta voglia di metterci a urlare, volevamo far vedere a tutti che questa cattiveria deve essere combattuta, e volevamo aiutare. Abbiamo sempre vissuto intessendo relazioni con chi amavamo o ci piaceva, fregandocene del resto: dovremmo lasciare in pace la gente e permettere a tutti di essere ciò che sono davvero.
Sempre si questo tema: “What does it matter? We are someone”. Questo verso mi piace un sacco. Ogni volta che sento parlare della violenza sulle donne, per esempio, c’è sempre qualcuno che prende e dice: “Non fate loro del male perché sono le vostre sorelle, madri, mogli, figlie eccetera”. Ma siamo persone, prima di essere tutto quello. Non esistiamo solo in relazione con qualcun altro, e non siamo proprietà degli uomini che sono parte della nostra vita. Ora, non so se stavate parlando anche di questo, ma mi ci avete fatto pensare.
Pensiamo tu abbia ragione, e si, ci stavamo decisamente pensando mentre scrivevamo questo pezzo. Non ci dovrebbe essere nessun trattamento diverso, nessuna diversa considerazione per nessuno, che tu sia giovane o vecchia: non appartieni a un uomo.
Siamo persone sensibili, e abbiamo bisogno di essere trattati tutti con affetto e compassione: io ho dovuto iniziare a meditare ogni giorno, lo faccio sul divano del mio salotto, per sviluppare quel senso di compassione per tutti, natura compresa. Dipendiamo tutti dagli altri e gli altri dipendono anche da noi, dividiamo tutti questo pianeta.
Mi ricordo di quando ha iniziato a imparare a suonare la chitarra: ho comprato un grosso libro di accordi dei Beatles e ho suonato le canzoni continuamente, iniziando da quelle facili: la meditazione funziona nello stesso modo, è come imparare uno strumento, e lo fai facendo pratica tutti i giorni. Così come impari una bella canzone, impari a pensare in modo positivo, sviluppi. A volte pensi che le cose non vadano abbastanza velocemente, ma un giorno tutto diventa semplice e scopri di aver creato qualcosa di davvero forte, dentro di te. Si può imparare la compassione: la gentilezza è un muscolo che possiamo sviluppare.
Ho letto che “Alie” è il vostro album più introspettivo: pensate di essere stati influenzati dalla pandemia? Essere chiusi in casa spinge le persone all’introspezione.
Ciò che ci ha spinto ad essere introspettivi è essere stati separati mentre lavoravamo, proprio dalla pandemia. Ci ha fatto lavorare con un ritmo diverso, ha lasciato respirare le cose, ci ha permesso di non essere in studio a lottare per tirare fuori l’idea migliore che potevamo. Ci ha dato il tempo per pensare alle canzoni.
Amo lavorare di note, perché non mi accorgo del tempo che passa, e Nina ama lavorare di mattina. Siamo lo Yin e lo Yang, per parecchi versi. Abbiamo potuto riflettere veramente su quello che volevamo dire davvero, ed esprimerlo con la musica.
Avete detto che avete riguadagnato la freschezza degli inizi, unita a una nuova maturità: è un po’ il sogno erotico di ogni artista. In Italia diciamo “guardare con gli occhi dei bambini”. Come esprimete questo concetto in francese, e come ci siete riusciti?
Credo che in francese si dica “ retrouver la fraîcheur de nos débuts ,garder la part d’enfant qui est en nous”, che è la stessa cosa. Diciamo anche “renaissance”, che significa “rinascita”.
Ci sono successe un sacco di cose: abbiamo perso i nostri padri, tutti e due, ma a me è successo più di recente e Nina mi è stata accanto tutto il tempo. Ci ha fatto mettere in dubbio il nostro universo, il modo in cui siamo stati cresciuti, il modo in cui cresciamo i nostri bambini perché abbiamo tutti e due figli di 10 anni. Siamo maturati, perché abbiamo passato un sacco di belle cose, e brutte cose, insieme, supportandoci sempre come amici, quasi fratello e sorella. Abbiamo vissuto momenti magnifici col successo della nostra musica, siamo stati stanchi morti con tour che non finivano mai, perso fiducia in noi stessi, sofferto la solitudine. Ma questo ci ha fatto crescere moltissimo.
Siamo stati così felici quando abbiamo potuto tornare a lavorare insieme, registrare insieme: le cucinavo verdure con l’olio di oliva mentre lei registrava delle parti al mio piano. Mi ricordo di aver bevuto qualche bicchiere di vino a casa sua prima di registrare dei back vocals per “Dad”, la luna era splendida, ed è stato bellissimo scoprire, nella nostra amicizia, modi nuovi di scrivere canzoni. Penso si sentano, questa gioia e questa semplicità, nella musica.
Ora, giochiamo a immaginarci le cose: potete suonare dove volete, con chi volete. Dove, e con chi suonate?
Suonerei con I Beatles e un’orchestra completa, diretta da Ennio Morricone. Lo show sarebbe remixato dal vivo dai Daft Punk, fra le rovine di Pompei.