Interviste
Le Endrigo, santi non credo, ricchi forse un giorno, fasci mai
Reduci dall’ottimo percorso nell’ambito di X-Factor, rampa di lancio per i singoli “Cose più grandi di
te” e “Panico”, che hanno rapidamente conquistato centinaia di migliaia di streaming, entrando
anche in rotazione sulle principali radio e reti televisive nazionali, LE ENDRIGO tornano a calcare le
scene con il nuovo brano “UN SANTO, UN RICCO, UN FASCIO”, uscito il 25 marzo per Garrincha
Dischi.
Una canzone esplosiva in cui la rinomata attitudine punk della band bresciana si riflette
pienamente: sound granitico, chitarre distorte e parole urlate con rabbia sono infatti gli ingredienti
principali del nuovo singolo, che non manca di sfidare gli stereotipi condendo il tutto con un
pizzico di sarcasmo e provocazione.
Siete stati una delle band protagoniste dell’ultime edizione di X-Factor, ma non siete assolutamente una band emergente, per i pochi che non lo sapessero.
Si si decisamente, abbiamo fatto tanti concerti, 3 dischi e non siamo nemmeno i primi rispetto all’età media. Questa è sicuramente una cosa che secondo noi ci ha aiutato a viverla un po’ più serenamente visto che la pressione a cui si è sottoposti in una trasmissione del genere.
Quindi, secondo voi, l’aver affrontato la trasmissione con tanta esperienza alle spalle non ha rappresentato uno svantaggio.
Diciamo che lo svantaggio principale è che la puoi vivere con un po’ meno di incoscienza, nel senso che comunque se lo fai a 16 anni può essere un trampolino, a 30 inizi a dire “deve andare bene altrimenti”. Non so come spiegare bene, una volta uscito da li se sei molto giovane puoi dire “ok adesso per un po’ non faccio niente, investo il mio tempo a vedere come va” nel nostro caso invece devi tornare subito alla vita reale e continuare a coniugarla con la nuova dimensione che si è creata. Rimani sempre un po’ in bilico tra realtà e musica, solo che la musica è diventata un po’ più grossa quindi diventa ancora più difficile rispetto a prima, capire quanto buttarsi in una direzione o nell’altra.
Sicuramente quando si affronta un cambiamento da adulti si devono prendere delle decisioni più mirate. E avere già molta esperienza alle spalle, forse, può rendere più difficile ricevere consigli e direttive dai coach.Si, in parte è vero. In realtà, però, ci siamo detti prima di entrare “se andiamo a fare questa cosa la facciamo rimanendo noi stessi il più possibile, ma seguendo i consigli di chi incontriamo in modo che abbia un senso formativo”. Nonostante avessimo già un’identità di fondo, ci siamo messi in gioco al massimo ma senza fare nulla di cui non fossimo convinti. Abbiamo fatto cose che ci sono state proposte, ma che sicuramente sentivamo affini a quello che siamo restando noi stessi ma aperti a tutti gli input positivi che arrivavano. Anche perché è innegabile che eravamo consapevoli della grossa opportunità che ci era stata offerta e dell’immensa visibilità che un programma come X-Factor offre.
Di solito le band ad X-Factor anelano ad Agnelli perché viene da una band ed si è sempre dimostrato il più esperto a gestirne le dinamiche. Ma mi è sembrato che con Emma vi siate trovati in sintonia.
Quando ci hanno chiesto proprio all’inizio chi avremmo voluto come giudice, abbiamo parlato proprio di Emma perché comunque la nostra idea era quella di uscire dalla confort zone il più possibile, certo poi Manuel rimane un’istituzione del nostro genere, siamo cresciuti con i suoi dischi. Magari avremmo fatto un percorso diverso, ma quello che volevamo fare l’abbiamo fatto. Poi in realtà abbiamo scoperto che queste presunte differenze esterne non c’erano cosi tanto, Emma in realtà conosce benissimo il mondo delle band.
Come avete accennato, una trasmissione come X-Factor accende molti riflettori su chi vi partecipa. Vi suscita per lo meno qualche domanda perplessa vedere che adesso c’è così tanto interesse su di voi, mentre prima avete dovuto sgobbare da matti per ottenere molta meno attenzione sul vostro indiscusso talento?
Assolutamente. Forse è un problema culturale di partenza: da una parte ti fa pensare appunto se abbia avuto senso fare tutti questi sacrifici nel corso degli anni se poi in un mese fai il triplo di quello che hai fatto nella vita, però alla fine la risposta che ci siamo dati è che comunque i mezzi di comunicazione, come questi programmi televisivi, rimangono fortissimi anche se possono cominciare a sembrare superati. Magari puoi anche fare il pezzo giusto con un sacco di stream ma vale molto di più passare in TV o in radio. La vera incognita è adesso, capire cosa succederà ai concerti, se ci sarà davvero un ritorno concreto o se è morta lì. Abbiamo cercato di organizzare un tour come abbiamo sempre fatto, locali medio piccoli in più zone possibili. Vogliamo fare un salto nella realtà ripartendo da dove abbiamo lasciato per vedere se c’è un cambiamento concreto.
Voi avete utilizzato l’esperienza di XFactor anche per veicolare un messaggio molto inclusivo e di apertura. A partire dal vostro nome e dal vostro brano di presentazione, “Cose più grandi di te”. Adesso sembra essere una moda strizzare l’occhio al mondo gay friendly e al gender fluid. Ma il vostro discorso è più radicato e complesso. Non pensate possa essere preso superficialmente? Spero abbiate capito cosa voglio dire.
Si si ho capito il senso del discorso, quando ti butti in un calderone così grande in cui lo spazio che ti è concesso è, per forza, molto limitato a pochi momenti di passaggio, o ripeti un messaggio ossessivamente sperando che arrivi ma con il rischio che stufi, o devi accettare che vada perso o arrivare male e poco. Noi con questa cosa abbiamo fatto pace praticamente da subito. Quando siamo andati a fare la prima audizione con il pezzo che ci rappresentava, raccontando quello che eravamo, ci siamo detti “ok noi l’abbiamo raccontato e per questo mese qua facciamo lo show, cerchiamo di fare lo spettacolo migliore possibile e chi vorrà approfondire di nuovo ha i nostri dischi, i nostri concerti, insomma può rifarsi un’idea di noi”.
Per me quello che è venuto dopo l’audizione è stato comunque un successo; non avrei potuto immaginare nella vita di accendere la radio e sentire passare un brano come “Cose più grandi di te”, quindi già quello per me è una bella vittoria. Chi ci conosce sa che durante i live facciamo un certo tipo di comunicazione sia con i brani che con i nostri discorsi nelle pause, quindi sicuramente ora speriamo di avere un numero maggiore di persone a cui trasmettere quello che abbiamo da dire.
Invece spulciando anche nelle vostre vecchie interviste non sono riuscito a capire come vi siete formati, com’è nato tutto questo, il nome ecc…
In realtà in modo molto tradizionale, io e Matteo siamo fratelli, e abbiamo sempre suonato insieme, Rodrigo che è un nostro compagno di scuola, poi Vittorio, che è il quarto, è stato un supporto dal vivo non ha partecipato alla stesura dei dischi però dopo questa esperienza così forte tutti insieme ora è parte integrante del gruppo.
Se nell’immediato futuro , con queste nuove riaperture, ti fosse data l’occasione di suonare nel posto dove hai sempre sognato di farlo, quale sarebbe?
Bella domanda! Lo sfizio più grande sarebbe suonare al Concertone del Primo Maggio a Roma.
La nostra rivista si chiama Music Attitude e quindi a me piace sempre fare questa domanda che ha svariate interpretazioni, qual è la tua music attitude?
Direi libertà, di ascoltare quello che ti pare anche se non rientra nel cerchio in cui sei cresciuto, di scrivere quello che ti va di scrivere anche se può far storcere il naso a qualcuno. A pelle mi viene subito questa risposta.
E come secondo te la musica influenza la tua vita escludendo l’ovvio che è il lavoro?
Quando hai una cosa che ami cosi visceralmente il resto è tutto un cercare di replicare le sensazioni che quella cosa ti suscita.
È mai success che nel tuo rapporto con la Musica, uno dei due tradisse l’altro?
Io ho tradito la musica tantissime volte, perché è un sacrificio in cui ti giochi tutto per vedere se funziona ma poi purtroppo il fatto che le cose girino bene è legato anche al fatto che a un certo punto non è neanche più nelle tue mani, la cosa fondamentale è continuare a farlo.
Adesso secondo te ci sono cose che sono più grandi di te?
Tante. Lo stretto indispensabile del ritorno alla vita dopo questa cosa che ovviamente ha cambiato tutto ma non ha cambiato niente e bisogna fare tante scelte costanti e veloci.
In quello che scrivi c’è molto di autobiografico, dentro di te c’è ancora il ragazzino spaventato ogni tanto?
Si costantemente fino a quando non sono sul palco, tutto il resto del tempo si.
LE ENDRIGO
“LE ENDRIGO TOUR 2022”
(Calendario in aggiornamento)
01/04 Spazio Webo – PESARO
02/04 Musici Per Caso – PIACENZA
08/04 Arci Bellezza – MILANO
09/04 Cap10100 – TORINO
15/04 Largo Venue – ROMA
16/04 Dissonanze – BARONISSI (SA)
22/04 Lumière – PISA
23/04 CSO Django – TREVISO
24/04 Covo Club – BOLOGNA
29/04 Latteria Molloy – BRESCIA
06/05 Afterlife – PERUGIA
07/05 Scumm – PESCARA
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Foto di Marta Plens