Interviste

Sondre Lerche, un’esplosione di creatività

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Sondre Lerche, musicista norvegese che ha passato l’ultimo decennio i giro per gli Stati Uniti, ha avuto due anni iperattivi: al contrario di molti artisti che con la pandemia e i lockdown hanno avuto problemi con la propria creatività, qui ci troviamo davanti a un artista che ha pubblicato un album, un nuovo libro per bambini e ha lanciato una linea di vini (i due nuovi vini in arrivo sono italiani e, permetteteci un minimo di campanilismo, ma ne siamo orgogliosi). “Avatars of love” è nato per necessita, come “un’esplosione”. Abbiamo parlato di musica, inverni norvegesi e, ovviamente, di vino.

Ok, per curiosità: sei norvegese ma vivi a Los Angeles, e non riesco a immaginare niente di più diverso, non solo per tutto il discorso del clima. Cosa ti ha chiamato, di Los Angeles? Cosa ti ha fatto decidere di lasciare la Norvegia per un paese così differente? E quali sono le tue differenze preferite?
In realtà ho vissuto a New York per tredici anni prima di Los Angeles, poi Los Angeles per due anni, ma se devo essere onesto vivo di nuovo quasi esclusivamente in Norvegia di nuovo, per la prima volta in quindici anni. Gli inverni sono brutalmente bui e freddi, mi sa che mi ero dimenticato di quanto freddo potesse essere, ma è bello essere di nuovo a casa.

Los Angeles era molto bella, e soft, mi piaceva stare li per il clima e l’atmosfera. Ci sono un sacco di belle scene musicali, laggiù, e ottimi hamburger. Mi piaceva vivere nella mia bolla fra scrivere, correre e andare al cinema.

Ti posso dire una cosa? Ti dico una cosa lo stesso: è come se tu avessi trovato il mondo per mischiare con successo la Norvegia e i suoi colori, l’aurora boreale, e i cieli infiniti con Los Angeles. Assolata, calda,baciata dall’oceano Los Angeles. Quanto ti ci è voluto per creare questo mix, e credi di stare diventando un po’ un mix anche tu?
Grazie! Non ci penso troppo perché sono abituato ad andare in tour e non credo che i posti dove sono mi influenzino molto. Certo, un po’ lo fanno per forza, specialmente se ci vivi, ma non mi sembra di diventare un’altra persona, e credo di poter essere creativo ovunque. Quindi Los Angeles era perfetta per me, perché mi piace stare al caldo, ma non credo mi abbia cambiato.

Fammi capire: durante la pandemia e i lockdown che sono seguiti un sacco di artisti si sono sentiti svuotati. Tu hai scritto un album, un libro per bambini e hai lanciato una linea di vini. E’ successo tutto insieme o hai scoperto di avere le energie necessarie, e hai deciso di usarle per fare qualcosa di buono? Voglio, dire: come hai fatto?
(Ride) Immagino volessi solo tenere le rotelle in movimento. Prima della pandemia avevo passato due anni in casa a Los Angeles a scrivere due libri, finire l’album Patience, senza fare tour o viaggiare, quindi quando la pandemia è arrivata ero così pronto a tornare a muovermi, condividere la nuova musica e vivere un po’. Ho provato a cercare altri modi per andare avanti nonostante tutto. Ho continuato a scrivere libri, ho trovato il modo di andare in tour da solo in Norvegia, credo di aver fatto 100 date fra l’estate 2020 e l’estate 2021.
Ho creato il brand del vino, fatto un sacco di show in streaming dove ho dato tutto me stesso, e ho scritto e registrato “Avatars of love”, che non era programmato per niente. E’ semplicemente uscito fuori da solo, come un’esplosione in effetti, e ho capito che era qualcosa di speciale. Ma sono stato parecchio iperattivo e folle in questi ultimi due anni, devo ammetterlo.

Ora la domanda che tutti gli italiani vogliono fare ma non sono abbastanza scemi da farlo. Io sono scema forte, quindi te lo chiedo: com’è il vino negli Stati Uniti? Siamo abituati a pensare che il vino italiano sia il migliore del mondo, ma so che anche in California se la cavano bene. E poi, perché il vino? E’ il processo, è perché anche quello è un processo che richiede parecchia creatività, o magari è solo perché ti piace il vino?
Nemmeno a me piace particolarmente il vino statunitense, credo di avere un po’ del pregiudizio che dici tu pure io. So che c’è roba buona, ma non ne so abbastanza da poter correre il rischio. La mia prima serie di vini PATOS sono tre spagnoli, biodinamici e naturali, dalla Catalogna. Sulla prossima serie ci sto lavorando, e saranno due italiani, in effetti. Un Pinot nero frizzantino dal nord, una collaborazione con Casa Belfi, e un orange wine delizioso, creato in collaborazione con Frank Kornelissen, nella zona dell’Etna. Ho imparato un sacco dal processo e da queste collaborazioni, ci sono così tanti parallelismi con il processo creativo che conosco per la musica, soprattutto coi vini biodinamici, quindi per me è una bella accoppiata. Non sono uno studioso di vini, ma un entusiasta di vini. Faccio solo il vino che comprerei io stesso.

Ora, la domanda che faccio a tutti: se tu potessi suonare ovunque, con chi vuoi, e suonando lo strumento che preferisci, cosa uscirebbe fuori?
Vorrei poter suonare bene il piano. Per quanto riguarda i musicisti sono perfettamente felice con i musicisti con cui ho suonato per gli ultimi dieci anni, la mia band. Sono fantastici! Vorrei suonare alla Hawaii, sulla spiaggia.


Ultima domanda: suonerai a Milano, cosa ti aspetti dall’Italia? Sai che siamo rumorosi e facciamo casino, vero? (scherzo, è colo che mi approfitto clamorosamente di tutti gli stereotipi che mi convengono, a volte).
Adoro suonare in Italia, c’è il cibo migliore del mondo. Sarà una visita breve, e uno show piccolo, ma sono eccitato e spero che le persone partecipino. Non si sa mai, ma suonerò anche canzoni vecchie, e me ne starò un p’ in giro. Non è niente di elegante o enorme, solo un’uscita in Italia!

http://www.sondrelerche.com/

https://www.instagram.com/sondrelerche

SONDRE LERCHE

19 aprile 2022 – Biko – Milano

Biglietti: €20 (+ prev.) disponibili su Ticketone dal 15 ottobre

Ingresso con tessera ARCI

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