Interviste
Mostro è tornato e rappa “da paura”
Mostro è tornato con un nuovo singolo “Da Paura”, in tutti i sensi. Il pezzo è bello, ironico e spacca di brutto. D’altronde Mostro, ovvero Giorgio Ferrario, ci ha abituati a brani ad un rap affilato e tagliente. Sa come parlare, come scrivere e lo fa benissimo. “Da paura”, prodotta dai 2nd Roof, rappresenta una banger hit nel pieno mood del rapper, che ancora una volta porta sul beat le sue rime affilate, caratterizzate da uno stile ironico che porta sempre con sé un messaggio più profondo. Un pezzo che fa muovere la testa, ma che dimostra a pieno la volontà dell’artista di voler essere presente nel rap game con il suo black humor e i versi polemici, elementi che lo hanno reso da sempre uno dei nomi più interessanti della scena rap italiana.
Mostro è sincero, diretto, non ci gira intorno ed è un’artista con numeri davvero eccezionali. Il suo ultimo album “The Illest Vol. 2” conta oltre 56 milioni e mezzo di stream su Spotify, il suo ultimo progetto discografico “Sinceramente Mostro” ne raggiunge ad oggi più di 37 milioni e mezzo, mentre “Ogni maledetto giorno” (Disco di Platino), in una sola settimana dall’esordio riesce a scalare ben 87 posizioni della classifica ufficiale FIMI/Gfk dei dischi più venduti, raggiungendo il primo posto di una chart in cui presenziano i più importanti nomi della storia del rap italiano. A marzo 2022 firma con Sony Music – Epic Records Italy con il quale annuncia il singolo “Da Paura”, uscito il 25 marzo.
Ciao Giorgio! Intanto fighissimo il tuo ultimo singolo “Da paura”. Sentito e risentito già mille volte. Mi piace davvero tantissimo.
Grazie mille sono felicissimo!
Partiamo dall’inizio. C’è stato un inizio di Mostro, una partenza ed un arrivo con il tuo nuovo brano, quello odierno. Cosa è cambiato in te e nella tua musica durante questo viaggio?
Se ripenso, effettivamente, a quando tutto è iniziato, sicuramente, mi viene in mente un ragazzino innamorato di questo genere, che dettato dall’amore per questa cosa la faceva senza chiedersi dove tutto questo lo avrebbe portato. Mi faceva stare bene stare con quei due, tre miei amici in una cantina, umida, sfondata. Per quanto, appunto, fosse un gioco, in realtà la cosa travolgente era la sensazione di aver scoperto quale fosse il mio posto nel mondo. Ci ho provato con tutto, nella scuola, nello sport, sentivo sempre di essere fuori luogo invece facendo questa cosa qui, mi sentivo di aver trovato il motivo per il quale sono nato. Se penso, invece, a quello che sono oggi sono contento di aver reso quella passione il mio lavoro senza, però, aver snaturato quello che è il sentimento che mi porta tutti i giorni in studio a fare quello che faccio. Ho dato una struttura a tutto quello che sentivo e che mi avrebbe dato questo genere.
Il tuo nuovo singolo porta in musica il tuo spirito tagliente e ironico “Sto da paura” (beato te), io ci trovo tanto sarcasmo ed ironia dietro questa affermazione giusto?
Si, si assolutamente. Sai, è un periodo oggettivamente nuovo e oggettivamente positivo per me, perché ho cambiato etichetta e sono arrivati degli stimoli nuovi, delle prospettive nuove. Io, in particolare, ma ogni artista, ha bisogno di sapere che c’è ancora del nuovo, che c’è ancora da fare, che c’è ancora da scoprire e c’è ancora da imparare. Tutte queste nuove strade che mi si sono aperte mi hanno messo in questo nuovo mood e volevo fare un singolo che raccontasse. Il rap premia molto la personalità a prescindere da quello che dici e come lo dici. Volevo che arrivassero le mie sensazioni del momento, che mi sto divertendo. Ho firmato con Sony, non sento la necessità di fare il singolo da radio, o il singolo dove sono triste per forza di cose, no, mi sto divertendo è figo, ci divertiamo e va bene così
Io sono sempre molto affascinata dai tuoi testi…c’è anche un pochino di dissing in questo brano o mi sbaglio?
Dissing proprio no però c’è sempre comunque un po’ di pepe, perchè tranquilli non lo siamo mai realmente però dissing no. Certo il mio stare “da paura” non vuol dire che vengo in pace o in amore, sto bene e mi sto divertendo poi ognuno lo interpreta come vuole.
Ma tu così sagace e pungente lo sei anche con i tuoi amici nella tua vita privata? È proprio il tuo modo di essere e di esprimerti?
Con questo brano si, anche perché deve avere un tiro hit, quindi il ritornello che funzioni, quindi, o è una cosa naturale oppure viene una cosa forzata. Effettivamente “da paura” lo dico 800 milioni di volte al giorno, ho quel modo di scherzare e di fare quel tipo di battute per dire, magari, delle cose gravi dopo, quindi è una cosa molto molto spontaneo.
Decisamente romano, come siamo noi, terribilmente dissacratori
Nel bene e nel male. Si sdrammatizza, perché serve molto sdrammatizzare le cose più gravi.
Nella tua musica, a differenza di molti tuoi colleghi, sento molta musica suonata, sento delle belle chitarre, c’è quasi un sound rock sotto. Quindi le tue influenze non provengono solo dal rap?
C’è molta musica suonata. Io penso che la particolarità principale del rap sia che sia l’unico genere che può essere fatto su altri generi. Si può rappare sul rock, si può rappare sulla classica, si può rappare sulla dance su quello che vuoi. Questa è una qualità che io devo sfruttare e non devo, assolutamente, limitare il suono. Non è una forzatura ma mi viene molto naturale. Una volta fatto un brano sento l’esigenza di doverne fare uno che vada nella direzione opposta, che sposi delle nuove sonorità, che amplifichi una base rap fatta solo con il computer.
Adesso ti faccio una domanda un po’ cattivella. Non sono una di quelle donne che odiano gli uomini a prescindere ma a volte mi imbarazzo ad ascoltare alcuni artisti rap quando sono con mia figlia di 14 anni perché il ruolo della donna è particolarmente legato al sesso con riferimenti sessuali molto espliciti e mi chiedo, è possibile riuscire a fare del rap senza, per forza, andare su dei toni, a volte, verbalmente violenti?
Si me ne rendo conto. Queste sono nuove tematiche del mondo ed è giusto che ad un certo punto si confrontino con quelle che sono le solite realtà. Bisogna fare i conti anche con questa cosa ed è giusto che venga fatto. Io, non lo dico per giustificarlo, ma il rap è sempre un linguaggio, che non significa una lingua. È sempre un gioco tra la forma e il contenuto, però è oggettivamente un ambiente molto di maschi che richiede un certo tipo di energia, che nasce da un certo tipo di sentimenti che spesso sono molto forti e quindi a volte si sfocia in un determinato tipo di linguaggio.
Quindi Un linguaggio da “muretto”, da comitiva maschile. Mi lascio andare e dico quello che avrei detto al mio amico?
Comunque, il rap è un’area cani. Io la dico sempre questa cosa. Ogni tanto, magari, c’è chi abbaia più degli altri. (ride)
Ho letto che in un’intervista hai dichiarato una cosa che mi ha colpito particolarmente. “Le cose brutte si subiscono, quelle belle si conquistano”. Qual è l’ultima cosa bella che hai conquistato?
Essere dove sono adesso, oggettivamente, perché se devo ripensare a questi ultimi due anni ho veramente tenuto duro e stretto i denti e atteso che accadessero delle cose fighe che però sembrava non dovessero accadere mai. Il mio ultimo disco è uscito il 3 marzo 2020 proprio l’inizio della pandemia, un lavoro di sei mesi e l’ho fatto uscire con un post su instagram, tipo ciao, grazie e morto tutto lì. Poi si è aperto questo discorso di Sony che mi ha aiutato tantissimo. Sono stati, comunque, due anni di burocrazia: e telefona all’avvocato e risolvi questa cosa e ci sta questo problema etc. Per cui effettivamente questa situazione di benessere, arrivare a fare un brano che si intitola “Da Paura” me lo sono dovuto guadagnare a 1000 x 1000 con i calci e con i pugni. Ne vale sempre la pena.
Ma se oggi un ragazzo volesse iniziare a fare rap, fatto, bene, quello che fai tu. Se uno non volesse affidarsi ad un talent, come dovrebbe muoversi e a chi, secondo te, dovrebbe inviare i brani per farli ascoltare?
In realtà, per me, il passaggio è ancora più breve adesso. Non c’è neppure il bisogno di inviare il tuo disco ma nel 2022 con internet, penso, che tutti hanno la possibilità di tutti. Mi ricordo quando ho iniziato c’erano dei ragazzi che mi dicevano di abitare in un paesino sperduto e non mi ascolta nessuno. Con internet è diverso, chiami un amico, gli dai 50 euro, gli metti una telecamera in mano e se hai una bella canzone stai sicuro che qualcosa si muove. Credo ancora nella meritocrazia, credo nel bello e nel fare le cose giuste a prescindere che tu ti stia sfidando contro un colosso di un’industria con un marketing forte, se tu hai fatto un qualcosa in cui credi e quella cosa è valida non esiste sfiga che non la faccia esplodere. Penso che ad oggi, se fossi un ragazzo, mi organizzerei in questo senso.
Quindi useresti internet come un palcoscenico?
Assolutamente come un palcoscenico per divulgare la mia musica. Anche perché le etichette e le major, nel rap, hanno dovuto fare un passo indietro per capire che ne potevano fare cento in avanti, sono loro che lasciano molto più spazio agli artisti. Hanno capito che questo genere va forte e si fidano di loro e spesso sono le etichette stesse che sono su internet alla ricerca di nuovi artisti. Sono loro che ti vengono a cercare.
Tu sei un’anima molto complessa, senza scendere troppo nei particolari. Un’anima che si libera tra le rime e le metafore ma quando si spengono le luci e tutto tace quest’anima riesce a rimanere distesa o torna a chiudersi ed ingarbugliarsi nuovamente?
Io vivo sempre questi due aspetti come il grande entusiasmo, la grande speranza e la grande energia che metto sempre nel mio lavoro, in quello che sono i progetti che ho. Mi do sempre un motivo per non cedere e lavoro sempre a tantissime cose. Ovviamente, c’è sempre il dark side of the moon, ti chiedi- bello tutto ma se queste cose non funzionano e se sbaglio a fare quello o quell’altro? – Vivo molto la paura di sbagliare, di fare un errore irrimediabile che bruci tutto quello che ho fatto prima. Ho sicuramente dei momenti dove finisco sotto l’onda. Fare il tour, fare il disco, è tutto bello ma se io per il tour non ho l’energia per reggere tutte le date? Se vado in studio e non sono ispirato? Tutte queste cose ti possono tornare contro, ho anche dei momenti in cui ho paura di non reggere tutto quanto e di non saper sfruttare tutte le occasioni che la vita mi dà e di sbagliare tutto.
Cosa mi dici del prossimo album?
Adesso stiamo cominciando effettivamente a dargli una forma, era super importante iniziare un percorso musicale dopo questi due anni di rotture di palle tra covid, tour rimandati, avvocati etc. Per me era importante reinserirmi nel mondo musicale e l’ho fatto, questi è stato un primo tassello ed iniziamo a dare una forma.
Quindi qualcosa di già pronto e qualcosa in divenire?
Assolutamente si
Non riesci a darmi anticipazioni su di un eventuale tour?
Il tour vero e proprio seguirà con il disco ma non è detto che tra la primavera e l’estate non si faccia un giro di concerti. Stiamo valutando il da farsi. Ti ripeto, per me era super importante tornare con la musica perché questo è quello che facciamo e tutto quello che verrà dopo sarà una conseguenza.
Proviamo, allora, ad immaginarci che sia finita la serata, è andata da paura, si spegne tutto e Giorgio ascolta cosa?
Sicuramente qualcosa di strumentale. Forse solo pianoforte che poi è quello che sto ascoltando di più in questo periodo. Dopo il concerto ho la testa che mi fuma sotto ogni punto di vista. Ci sono delle volte in cui sono entusiasta da subito, altre volte in cui ho dieci minuti nei quali sono tristissimo, poi sono sempre, comunque, felice, non finisco mai un concerto che penso che non ne sia valsa la pena. La reazione immediata, però, è sempre un po’ particolare, ho bisogno di qualcosa di chill che non mi trasporti in luoghi troppo lontani.
Salviamo tre dischi prima delle bombe atomiche?
Più che tre dischi salverei tre artisti. Quelli che sto sentendo di più e che hanno fatto parte del mio percorso. Salverei: Eminem per forza di cose, salverei Hans Zimmer e salverei Einaudi.