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Interviste

Marco Del Bene: Zero Killed l’album pacifista dopo la colonna sonora premiata a New York

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Reduce dalla vittoria al New York Across the Globe Film Festival come miglior colonna sonora per la produzione americana Not to Forget – film distribuito negli USA e UK da Vertical Entertainment con i cinque premi Oscar Olympia Dukakis e Cloris Leachman, Louis Gossett Jr., Tatum O’Neal e George Chakiris -, il producer italiano Marco Del Bene aka Korben torna in Italia con Zero Killed. Un nuovo album, un concept album strumentale, in cui, dopo la pausa acustica della soundtrack americana, torna a confrontarsi con le sonorità elettroniche e psichedeliche alle quali già ci aveva abituato con Resilienza2020, e le colonne sonore di Reverse e Vita (documentario distribuito in Italia da Istituto Luce Cinecittà).

Zero Killed si antepone, per sonorità, al tuo precedente progetto, la colonna sonora dell’americano Not to Forget, premiato a New York come best soundtrack.
Zero Killed è un album di grande energia con una cura della produzione e del suono importante.
Non che non lo fosse Not to Forget ma lì la ricerca era sull’intimità della storia cinematografica. Zero Killed è forse il progetto più estetico che io abbia realizzato. Ho cercato di dare una forma musicale alla sostenibilità raccontando un percorso di crescita verso l’evoluzione in undici tracce che si sviluppano intorno al tema della crisi. Lo si può intendere come un racconto di un attentato alla propria serenità che viene la necessità di una reazione e di un cambiamento.
Credo che sia un album calzante anche a commento di quanto sta accadendo oggi alle porte dell’Europa. La traccia finale è Evolution ed è il rilascio emotivo dopo 27 minuti molto intensi.
C’è bisogno di evoluzione.

Come scegli il suono dei tuoi progetti, affronti sonorità diverse ma riesci a mantenere una organicità tra un lavoro e l’altro.
Grazie, un bellissimo complimento. Un giornalista di Zero Killed ha detto che il suono può essere descritto come Trent Reznor che incontra i Korn e i Daft Punk. La cosa mi ha colpito perché, al di là del paragone straordinario che mi onora, la descrizione rappresenta una corretta sintesi della mia esperienza musicale, di percorso. Sono una persona molto curiosa, anche nella musica ascolto di tutto. Cerco di essere sempre onesto con quello che provo e Zero Killed racconta il disagio nel vivere questo tempo, una visione molto onesta nel suono e nel pensiero.

Qual è il ruolo della musica per un compositore, ho come l’impressione che sia per te come guardarsi allo specchio.
Dici bene, la musica è qualcosa che ti difende e ti riconcilia con te stesso. Per me è una capsula, una membrana di protezione dove si ha modo di raccogliere il proprio spirito.
Amo scrivere da solo perché è un processo di ricerca su se stessi. La produzione fa parte della parte di scrittura, non si lavora più con solo il pentagramma. Ogni organico ha il suo suono, vedi anche il lavoro di ricerca che ha fatto Zimmer su Dune e Greenwood ne “il Potere del Cane”. Dentro ogni progetto c’è sempre un riflesso di se stessi e molta ricerca.

Cosa ti ha portato a lavorare nel mondo dell’audiovisivo.
Ho un profondo amore per la narrazione. Credo che l’amore sia il sentimento base di quest’epoca perché è l’unica chiave di soluzione del conflitto, a partire da quello interno. E’ il sentimento dei giovani, la chiave di volta. L’audiovisivo funziona se parla di sentimenti. Il grande cinema sa trasportarti nelle emozioni e poter sostenere questi racconti con la musica è per me una gioia ed una opportunità di ricerca. Il mio amore è per lo spirito ed il motore dei sentimenti che sottendono ogni narrazione.

Molto complicato oggi emergere nel mondo della musica strumentale.
Il mio obiettivo non è di certo emergere. Sono felice che la mia musica sia così ascoltata.  Seicentomila ascolti su Spotify in poco più di quattro mesi sono una vera follia se pensi che sono un artista che si occupa di audiovisivo. Di base credo che sia importante coltivare la propria libertà. Ho accettato incarichi complessi ma la mia priorità è stata sempre rivolta al cogliere l’opportunità espressiva. Nell’album precedente, Not to Forget, ho lavorato su un lungometraggio con cinque premi Oscar. Un progetto americano che è stato un vero master in music production. Vita, uscito a novembre,  è la colonna sonora  di un intimo documentario di Matteo Raffaelli, un piccolo progetto dal grande cuore. Zero Killed è il suono del conflitto. Mi piacerebbe poter continuare ad essere coinvolto in progetti così stimolanti. In particolare vorrei poter affrontare un progetto di animazione.

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