Interviste
Miles Kane in tour con il nuovo album da solista Change the Game
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A quattro anni dal suo ultimo album da solista il cantautore inglese Miles Kane torna sulle scene con il nuovo disco Change the Game. Anticipato da ben quattro singoli (Don’t Let It Get You Down, Caroline, See Ya When I See Ya, Nothing’s Gonna Ever Be Good Enough) l’album contiene 36 minuti – distribuiti in undici tracce – di rock ‘n roll, northern soul e motown. L’artista di Birkenhead non ha mai nascosto la sua passione sfrenata per i generi citati, lui stesso si è più volte dichiarato fan sfegatato del ”Modfather” Paul Weller.
Kane, oltre ai suoi quattro dischi da solista, è forgiato dall’esperienza con il supergruppo The Last Shadow Puppets, fondato insieme all’amico Alex Turner (Arctic Monkeys) e dal recente progetto The Jaded Hearts Club, altro supergruppo dove spiccano nomi quali Matt Bellamy (Muse), Nic Cester (Jet) e Graham Coxon (Blur).
L’uscita di Change The Show rende quindi granitica la sua presenza nella scena indie rock internazionale, mostrando un Miles Kane devoto ad un genere molto specifico e capace di trasportare alla perfezione la sua passione su spartito.
L’album, che si apre con “Tears Are Falling”, è un viaggio allegro a cui prende parte anche la cantante nominata ai Grammy Corinne Bailey Rae in “Nothing’s Ever Gonna Be Good Enough”.
Change The Show è un album autentico e affascinante, proprio come lo stesso Miles Kane, ed è quello che tutti stavamo aspettando. L’apoteosi di tutti i suoi lavori precedenti, che non mette da parte le influenze del glam e del rock classico, ma si focalizza anche su Motown, sul soul e sull’R&B anni ’50.
Kane suonerà dal vivo a Milano il 24 aprile, ai Magazzini Generali. Se volete ballare, divertirvi e passare una gran bella serata ci vediamo lì!
Cominciamo con una domanda sul tuo ultimo album Change the Show. È uscito il 21 gennaio ed è pazzesco, riesce a mischiare northern soul e motown dando delle vibes retro ma, allo stesso tempo, suonando freschissimo e moderno. È un cambio stilistico dal tuo ultimo album Coup de Grace. Come sei arrivato a questa idea di stile e mood? Cosa è cambiato nella tua prospettiva dall’ultimo disco?
Beh, penso che la crescita di un uomo si rifletta in ciò che fa: uno si adatta, si evolve, e questo ovviamente questo si ripercuote nella sua musica. Ho sempre amato il soul, ci sono cresciuto e credo che in un modo o nell’altro sia sempre apparso nei miei lavori, da solista o con The Last Shadow Puppets, è sempre stato un po’ ovunque; quindi, proprio per questo ho voluto seguire questo percorso.
Sei parte dell’interessante progetto The Jaded Hearts Club. Come ha influenzato la tua carriera questa esperienza? Ha avuto un ruolo nel making of di Change the Show?
Non penso abbia avuto un ruolo, è stata più una cosa secondaria. Cioè, essendo di fatto una rimodernizzazione di pezzi soul, motown, rock ‘n roll… è il mio mondo, ecco. È roba mia. Quindi in realtà in un certo senso sì, diciamo che ha avuto una sorta di impatto “laterale”. È vero a metà.
Hai già cominciato il tuo tour e il 24 aprile ti esibirai qui in Italia, a Milano, e quindi volevo farti una domanda sui tuoi show. Mentre ascoltavo l’album avevo queste vibes da Pulp Fiction, già mi vedevo dal vivo a ballarlo.
Anche io! (ride, ndr)
Esatto! Quindi la domanda è: come saranno strutturati i tuoi live? Ci saranno sorprese, setup particolari…
Voglio sicuramente suonare le canzoni più upbeat, più ballabili del disco: Never Get Tired of Dancing, Caroline, la stessa Change the Show; però farò ovviamente un mix con i miei vecchi brani tipo Come Closer, Don’t Forget Who You Are, e ci sarà qualche brano dei Last Shadow Puppets. È una setlist ben studiata, è speciale, voglio che la gente balli, si senta più leggera, che stia bene.
Beh, il mood del disco va proprio in quella direzione. Almeno, io l’ho percepito così ascoltandolo.
Esatto, come quando devi uscire, ti prepari, ti prendi un paio di drink e vai a fare serata. Quel tipo di sensazione.
So che hai ri-registrato il disco a fine lavorazione.
Sì. C’era un bel team di persone, eravamo tutti in studio e ci siamo lasciati andare durante le registrazioni. Andavamo molto a sentimento. Ogni tanto penso si debba un po’ seguire il feeling e basta, e così è stato. Ero andato a registrare una demo per il pezzo Tell Me What You’re Feeling, ero super rilassato ed è venuta benissimo, allora ho pensato che quel tipo di mood fosse quello giusto da seguire.
Parlando di live particolari, per la promozione del disco hai fatto uno show in un chicken shop ad Hackney. Un’idea interessante, un po’ strana. Come ti è venuta?
Amo il cibo. Amo quello italiano ad esempio, da morire, ma tra le altre cose adoro il pollo fritto. Le ali di pollo. Ho una vera passione, non scherzo, quando esco con i ragazzi normalmente andiamo a mangiarci delle alette. È una cosa che mi fa star bene. E visto che è una mia passione ho voluto combinarla con la musica, ho voluto fare questo tipo di esperienza e mi sembra sia venuta benissimo. Mi piace combinare le mie passioni, mostra veramente chi sono, per quanto strano possa sembrare.
Certamente si nota questa vena di passione e divertimento dietro all’album. A tal proposito, pensi che il periodo di quarantena abbia aiutato questa – non la chiamerei ricerca, più come un bisogno di staccare, di divertirsi…
Sì, direi di sì, probabilmente. Però sai, quando creo mi piace andare in una direzione di benessere e divertimento per tutti, è sempre stato così per me. Quindi al massimo è tutto amplificato. Voglio fare questi concerti, voglio suonare queste canzoni, voglio ballare. Capisci?
Assolutamente sì, infatti farò del mio meglio per venire a Milano, ne ho proprio bisogno…
Tornando a noi, hai collaborato con diversi artisti, penso ai fratelli Gallagher, Lana Del Rey, Jamie T. C’è qualche altro artista con cui ti piacerebbe lavorare?
Hmmm… ce ne sono tantissimi, non saprei proprio chi scegliere. Forse Adriano Celentano. Se fosse ancora vivo sicuramente con Lucio Battisti, lo adoro. Ecco, questa è la mia risposta definitiva. Avrei voluto lavorare con Battisti.
Vuoi dire qualcosa ai tuoi fan?
Mi siete mancati.
E per i fan italiani vale lo stesso. Devi sapere che fin da bambino ho sempre amato l’Italia, amo il calcio italiano, il cibo, i film, il paese in generale. Se fosse stato per me non avrei fatto una sola data ma mi sarei fermato tre settimane.
In ogni caso, ci vediamo a Milano!
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