Interviste

Negrita: un evento benefico per la lotta alla leucemia

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L’Associazione Laura Coviello contro la leucemia è nata nel 1996 in ricordo di Laura Coviello, grazie ai fratelli Francesco e Nicola: Laura Coviello era una studentessa, studiava per diventare cardiochirurgo e, quando le hanno diagnosticato la leucemia, ha deciso di continuare a prestare servizio presso il pronto soccorso del San Paolo dicendo: “Io vado ad aiutare, non rimango a letto”.

L’associazione ha compiuto 25 anni e, a causa della pandemia, ha dovuto ritardare i festeggiamenti di un anno: il 19 maggio i Negrita si esibiranno al teatro Nazionale di Milano per un evento a scopo benefico in versione trio semi-acustico.

Noi abbiamo parlato con Claudia Grimaldi Coviello, presidente dell’associazione e madre di Laura Coviello.

A Laura Coviello hanno detto che aveva la leucemia e lei ha deciso che avrebbe continuato a lavorare in pronto soccorso. C’è chi ha detto che gli eroi, e le eroine, non sono gente che ha super poteri ma persone che decidono di fare la cosa giusta nonostante tutto. Non so nemmeno se sia una domanda, una riflessione o se sia giusto caricare di altra responsabilità la figura di una persona che stava facendo quello in cui credeva, senza necessità di essere chiamata un’eroina per questo.

Quindi, ecco il punto interrogativo: cosa significa, per voi, portare avanti la memoria di qualcuno di così reale, e forte, e che pensava che fare la cosa giusta fosse la cosa più normale da fare?

Laura era una ragazza come tutte alla sua età, non era un’eroina. Era una persona che credeva in quello che faceva, ha sempre creduto che aiutare gli altri fosse il primo compito di un medico: quello che lei sognava di essere. Vorremmo degli eroi e delle eroine da seguire come esempio, ma gli esempi forti sono quelli delle persone come Laura che agiscono per il bene degli altri, non curandosi delle conseguenze per se stessi.

Portare avanti la sua memoria con l’associazione è per me come presidente, ma soprattutto come madre, un vero privilegio. Ricordare la sua forza nelle attività che svolgiamo in associazione dà forza a me, ai medici e ai pazienti del CTMO. Ci spinge a fare la cosa giusta ogni giorno e ogni momento della nostra esistenza.

Quanto è giusto chiamare “eroi” queste persone, allontanandole da noi, regalandoci la scusa di non fare ciò che fanno loro perché loro sono “eroi”, noi siamo solo persone normali?

Più che eroi sono persone speciali che si trovano ad affrontare momenti difficili cercando di superare gli ostacoli in maniera diversa, vivendo con coraggio giorno per giorno le difficoltà.

In associazione per noi è “normale” portare aiuto alle persone in difficoltà, ai medici e alle infermiere del CTMO del Policlinico di Milano. Ricordare chi siamo e cosa possiamo fare per il bene altrui ci consente di vivere degnamente la nostra vita e di guardarci indietro con serenità il giorno in cui arriverà la nostra morte. 

Cosa serve, adesso? Di cosa c’è bisogno a livello nazionale e locale perché il sistema di salute pubblica riesca davvero ad aiutare le persone che si trovano a combattere una malattia del genere?

Occorre che le istituzioni siano più vicine ai bisogni dei pazienti. Spesso sono così distanti che prendono decisioni lontane dai loro reali bisogni. Le associazioni a loro volta dovrebbero dialogare in modo più efficace e attivo con le istituzioni proprio perché a diretto contatto con i pazienti e con i medici e gli infermieri che li curano. Conoscono il problema e sanno come intervenire per aiutare.

La pandemia ha cambiato le cose? Il focus su è spostato per due anni sul Covid, lasciando indietro un sacco di cose. Le visite e gli screening oncologici spesso sono rimasti indietro di mesi, e molti medici hanno detto che è una cosa che pagheremo negli anni. Cosa è possibile fare ora, di concreto, per cercare di rimediare? Cosa proporreste di fare voi, come associazione?
Investire maggiormente nel capitale umano (medici e infermieri). Sono loro la nostra vera risorsa e sono loro sempre in prima fila ad aiutare. Sono pochi, sottopagati e a volte (lasciatemelo dire) sotto stimati. Sono loro i nostri veri eroi, sono loro che possono fare la differenza.

Non abbiamo bisogno di nuovi ospedali ma di ottimizzare le risorse di cui disponiamo.

Avete deciso di festeggiare i 25 anni dell’associazione con la musica: mi ricorda quello che fanno in Sud America con il Dia de los muertos, in cui i vivi e i morti si “incontrano” e fanno festa insieme. E’ un modo di ricordare più agguerrito, e che da più spazio alla reazione che all’idea di chiudersi nel dolore, ma immagino sia anche un punto a cui si arriva dopo un po’ di tempo. Cosa significa per voi questo concerto?

Per noi significa ricordare chi era Laura, ciò che amava: aiutare gli altri, ascoltare musica e stare con il suo cavallo. Adorava gli animali.

Ricordare la sua forza e come un dolore grande, come la sua perdita, possa trasformarsi in una forza costruttiva, un motore per aiutare pazienti, medici e infermieri del CTMO.

Per maggiori informazioni

ALC – ASSOCIAZIONE LAURA COVIELLO CONTRO LA LEUCEMIA ODVClelia Grimaldi Coviello info@alc.itTelefono: 3393688207
NEGRITA 
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