Interviste
Senna, e la forza interiore di sentirsi “tuttapposto”
Il nuovo disco dei Senna si chiama “Tuttapposto”: progetto musicale guidato da Carlo Senna, autore classe ‘89, insieme al fratello Simone e Valerio Meloni, polistrimentisti del litorale romano, si è aggiudicato la targa per il “Miglior atuore” al Premio Bindi 2020 ed è frag li 8 vincitori di Musicultura dello stesso anno, a due anni di sitanza dall’uscita di “Sottomarini”, il disco d’esordio.
“Tuttapposto” è stato preceduto da “Stalattiti”, “Matematica” e “Roulette russa”, entrati nelle principali playlist editoriali delle maggiori piattaforme musicali, cui è seguito il singolo “Letto”.
Senna è il tuo cognome, ma è anche un fiume ed era un pilota. Tu sei più fiume, sei più pilota o non c’entra un accidente?
È vero, Senna è il mio cognome e quello di mio fratello Simone, mentre Valerio si chiama Meloni anche se abbiamo pensato di cambiarglielo come i Ramones. Ci sentiamo molto pilota, perché amiamo il brivido e la sfida. Proprio per questo motivo ci sentiamo anche fiume, perché siamo sempre in evoluzione.
“Tuttapposto” è un po’ la risposta tipo a “Come va?”, e “Come va?” è una domanda che ci facciamo per abitudine, senza aspettarci una risposta onesta: quando la risposta onesta arriva, e non è “Tuttapposto”, restiamo spiazzati e non sappiamo quasi mai cosa dire. Questo disco è un po’ così, è un po’ un “Tuttapposto” che in realtà nasconde un sacco di altre cose grattando sotto la superficie?
Certo, forse mai come in questo periodo abbiamo bisogno di sentirci “tuttapposto”, anche se non è così immediato. Dopo quella risposta ci sono possibilità infinite. Sta a ognuno di noi decidere se muoversi, cercare comunque di darsi da fare, o rimanere fermi: come “isole nella corrente”, una frase di “Luna”; lasciando che le “parole che non sanno camminare” di “Dove? pt. 1” restino lì e prendano il sopravvento su tutte le nostre potenzialità.
“Dove? Pt.1” fa una bella domanda: cos’è che ti fa alzare dal letto la mattina nonostante tutto. Credo sia una cosa che capisci solo se ci caschi dentro, svegliarsi la mattina e convincersi ad alzarsi perché devi e non perché vuoi. Come si risponde alla domanda, quindi?
Bella domanda davvero! Non credo che ci sia una risposta sola. Quella forza va trovata in modo super personale. Forse sono più i mezzi per trovarla che possono essere condivisi fra le persone, rispetto ai fini. Nel senso, cerchiamo di capire che cos’è che ci rende felici. O se qualcosa di noi rende felice qualcun altro. Dev’essere quella la nostra spinta, e forse tramite quella riusciremo a trasformare il “devo alzarmi” in “voglio alzarmi”.
Avete infilato nel disco un sacco di strumenti interessanti, pure una rana di legno. Da dove è uscita, la rana di legno?
Se non ricordo male me l’ha regalata Simone riportandomela dal campo scuola a Praga. L’abbiamo usata in “Letto”, uno dei brani musicalmente più sperimentali dell’album. Fondamentalmente è un piccolo guiro, uno strumento a percussione di origine latinoamericana, però ha la forma di una rana e il suono sembra proprio un gracidìo. È tenerissima!
Domanda tecnica: avete già un tour in programma? Come promuoverete questo lavoro?
Sì, stiamo organizzando i concerti estivi per portare finalmente dal vivo queste canzoni. Non vediamo l’ora, perché il tour del primo album “Sottomarini” è stato interrotto a metà dal primo lockdown e abbiamo bisogno di tornare a urlare ai concerti insieme al pubblico. Annunceremo presto le date sulla nostra pagina Instagram @sennacomeilfiume. Per il resto, siamo felici dell’accoglienza che ‘tuttapposto’ sta ricevendo, dalle radio alle piattaforme digitali alle recensioni. Speriamo di incontrarci presto live!