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Interviste

Ceneri, nella sua musica un’atmosfera intima in cui scoprirsi fragili

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Irene Ciol, cantautrice friulana classe 2000, in arte è ceneri. Lo scorso 20 maggio è uscito per peermusic ITALY il suo EP d’esordio Nello spazio che resta. Il mix tra una voce calda, un range di suoni che spaziano dal pop all’indie fino all’elettronica, e soprattutto la genuinità dei testi, ci ha conquistato. 

Cresciuta ascoltando Bon Iver e Frank Ocean, e ispirandosi a cantautrici come Lorde e Phoebe Bridgers, Irene non può che esprimersi con parole delicate ed intime, che colpiscono ancora di più se ascoltate al buio della propria camera e con le cuffiette. 

L’immaginario notturno è non a caso presente in ogni aspetto di questo progetto, il cui punto di forza è quello di creare un’atmosfera intima e sognante ma anche consapevole, in cui ci si scopre fragili: proprio quell’ambiente in cui Irene ha imparato a esprimersi senza filtri e a mostrarsi vulnerabile.

Noi di Futura 1993 abbiamo avuto l’occasione di ascoltare l’EP in anteprima, e fare quattro chiacchiere con lei!

Ciao Irene, come stai? Partiamo con una breve introduzione: come nasce il progetto ceneri? A cosa è dovuta la scelta di questo nome? 

Ciao, tutto bene anche se il periodo è un po’ frenetico. Ceneri nasce un paio di anni fa, inizialmente come progetto creativo attraverso il quale potermi esprimere liberamente, fino a focalizzarsi principalmente sulla musica. Il nome deriva dall’unione del mio nome e cognome ed è stato come un segno, per me la cenere non ha un significato negativo, di qualcosa di distrutto, ma piuttosto simboleggia qualcosa in cambiamento e trasformazione. 

Hai sempre avuto una passione per la musica e la scrittura? O è stata in qualche modo indotta da varie circostanze della tua vita?

Ho sempre amato l’arte in generale, inizialmente non amavo suonare e mi vergognavo a cantare in pubblico, ma con il tempo è diventato il modo di espressione che sento più vicino a me.     

Sei originaria del Friuli, in particolare vieni da un piccolo paese in provincia di Pordenone e, sin da piccola, ti sei confrontata con varie forme d’arte tra cui la pittura e la fotografia. Qual è il legame tra il contesto in cui sei cresciuta, la provincia appunto, e la tua espressione artistica? Vedi l’arte come un rifugio?

Si sa che la provincia sta sempre stretta ai giovani che crescono e cercano loro stessi, principalmente perché ci si sente fuori luogo. Da quando mi sono trasferita vedo il mio paese come un rifugio e un’oasi dove il tempo si rallenta e la vita è più leggera. Credo che il rapporto con il proprio paese dipenda dal momento della vita in cui ci si trova, e cambi inevitabilmente con il passare del tempo. Sono cresciuta in una famiglia di artisti, quindi è stato naturale per me approcciarmi all’arte per ogni cosa, più che un rifugio è il mio modo di esprimermi e quindi parte di me. 

Nello spazio che resta è il tuo EP d’esordio, uscirà il 20 maggio per peermusic ITALY e i singoli che lo anticipano hanno già ricevuto molta attenzione. Come ti senti a riguardo? Senti la pressione di dover soddisfare determinate aspettative?

Non sento la pressione di dover soddisfare aspettative perché io stessa sono partita senza aspettative, non credevo minimamente di raggiungere così tante persone e ricevere il sostegno di così tanta gente. Sono felicissima di come stanno andando le cose e non vedo l’ora di farvi ascoltare l’EP. 

Per la realizzazione dell’EP hai lavorato con i B-CROMA, duo di producer che tra le sue collaborazioni vanta quelle con Marco Mengoni, Joan Thiele e Gaia. Come vi siete incontrati? In ambito musicale, avete più o meno le stesse reference?   

Ho conosciuto i B-CROMA due anni fa, mi avevano scritto su Instagram perché li aveva colpiti la mia canzone Mancanze, e da allora abbiamo sempre lavorato insieme. Era la prima volta che entravo in uno studio di registrazione ed ero piuttosto confusa, ma con il tempo si è creato davvero un bel legame al quale tengo molto. Mi piace lavorare con loro perché mi stimolano creativamente e mi insegnano molto, condividiamo molte reference, ma la cosa che preferisco è quando mi fanno scoprire nuovi artisti che mi ispirano e finisco per ascoltare in loop.

A proposito di collaborazioni, la direzione creativa del tuo progetto è seguita da Blue Chips Studio, nato qualche mese fa dalle menti di Sara Olivetti e Tommaso Biagetti di Undamento. Quanto ti hanno aiutata nella realizzazione di un progetto che fosse quanto più vicino alla tua visione?

Loro due mi hanno aiutato molto a rendere concreta la mia visione del progetto, permettendomi di realizzare le mie idee. É veramente bello lavorare con qualcuno che ti ascolta e cerca di entrare in contatto con la natura del lavoro. Hanno una visione molto rispettosa e ho potuto imparare molto da loro due.  

Gran parte del tuo progetto rimanda a un immaginario notturno: le foto promozionali, i titoli delle canzoni e l’evocazione di immaginari nostalgici fatti di suoni ovattati e dissolvenze. Come e quando avviene il tuo processo creativo?

Il mio processo creativo è abbastanza continuo. Più che avvenire in un momento specifico del giorno mi capita spesso di avere periodi molto prolifici e altri in cui sono più stanca e ho bisogno di staccare e fare qualcosa di completamente diverso per ricaricarmi creativamente. Ho scelto l’immaginario notturno perché lo sento come un momento intimo e personale in cui poter restare da soli con le proprie emozioni, ed è questa l’atmosfera nella quale volevo inserire le mie canzoni. 

Il titolo dell’EP si riferisce a quello spazio astratto dove ci si ritrova soli dopo i litigi, i pianti, i dubbi e in cui tu ti senti a tuo agio e libera di mostrarti fragile. Come vivi la condivisione di un momento così intimo con un pubblico concreto? Credi che l’empatia sia alla base di qualsiasi forma d’arte?

Credo che ogni persona viva, in modo personale, gli stessi sentimenti, dubbi e paure, in fondo siamo tutti molto simili tra di noi. Credo che trovare una comunità in cui potersi confrontare liberamente e poter parlare di ciò che si prova sia fondamentale per il benessere di ognuno di noi. Penso che l’empatia sia fondamentale per creare rapporti genuini e credo che l’arte rifletta inevitabilmente la vita, sapersi approcciare al mondo con empatia e rispetto è la base per creare un’arte sincera e pura. 

Una delle nostre tracce preferite è Fragile: ci racconti un po’ com’è nata? Qual è invece la tua traccia preferita?

Fragile è nata in studio durante una jam session con i B-CROMA, a un certo punto ho sentito qualcosa nelle melodie che stavamo suonando e ho subito capito che sarebbe stata perfetta per una canzone. Dopodiché ho aggiunto il testo cercando di unire versi vecchi con versi nuovi, fino a trovare le parole migliori per descrivere la fragilità, un aspetto dell’essere umano spesso considerato (erroneamente) un difetto. Credo ci voglia molto coraggio ad accettare e apprezzare le proprie fragilità.  La mia traccia preferita credo sia Ladro, ci sono molto affezionata perché ho partecipato alla produzione della stessa e soprattutto mi ha aiutato a comprendere e superare un periodo faticoso della mia vita. 

Il 28 maggio suonerai per la prima volta sul palco del MI AMI, come va la preparazione del live? Sei agitata? Ci saranno altre occasioni per sentirti dal vivo questa estate?

Le prove stanno andando bene e sono molto emozionata, sarà il mio primo vero live, quindi ho una bella dose di ansia in corpo, ma il fatto di poter presentare il mio progetto su un palco del genere tra artisti che ammiro è un’opportunità stupenda. Questa estate ci saranno altre date che verranno annunciate a breve e non vedo l’ora di cominciare e portare ovunque la mia musica.

Giulia Nucifora 

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