Interviste

Nathan Radovic, “Zagabria” è una matura ricerca di se stessi

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Nathan Radovic, cantautore triestino di origini serbo-croate, ha pubblicato “Zagabria”: distribuita da Artist First, “Zagabria” è una canzone che parla di cercare se stessi senza, allo stesso tempo, rinunciare alle proprie radici. Probabilmente una delle cose più naturali e complicate che una persona possa riuscire a fare.

Uscita il 13 maggio, “Zagabria” è il primo singolo che Nathan pubblica usando il suo nome e cognome dopo essersi fatto conoscere come “Neif”, e segna l’aver raggiunto un nuovo livello di maturità, sia musicale che comunicativo.

Parli di voler percorrere chilometri, ma dici anche che sono le nostre radici che ci rendono noi stessi. Quindi è vero che alla fine che viaggiamo un sacco solo per riuscire a tornare a casa?

Certo! in “Zagabria” parlo di un viaggio verso una meta ma è anche un viaggio all’interno di noi stessi: molte volte dobbiamo andar via dalla nostra casa per cercarci, per capire chi siamo e cosa vogliamo. La mia vita m’ha portato a vivere sia a Londra che a Milano, dove tutt’ora vivo. Solo via da casa riusciamo a capire l’importanza delle nostre radici. Allo stesso modo “Zagabria” è un crocevia tra il sound tradizionale delle mie origini serbo-croate e l’elettronica.

Come mai hai deciso di tornare a usare il tuo nome, dopo esserti fatto conoscere come “Neif”?

“Neif” è il nickname con il quale i miei amici mi chiamano. Non e’ un rinnegare il mio passato ma il bisogno di andare oltre come artista e prima ancora come persona. Mai come questa volta sento di aver raggiunto un nuovo livello di maturazione nel mio percorso artistico rispetto ai lavori precedenti e mi son lasciato trasportare dall’emozione, senza filtri. Ecco perché ho sentito il bisogno di tornare al mio nome e cognome: e’ una sorta di rinascita o forse solo una riscoperta di me stesso.

Come mai, a leggere i testi e la mini biografia, a ascoltare la musica, ho l’impressione che tu sia ancora alla costante ricerca di una casa? Perché mi da l’idea che tu non l’abbia ancora trovata, o che tu abbia deciso che vagare ti piaccia troppo per fermarti da qualche parte?

Credo che molte cose siano (fortunatamente) cambiate nella nostra epoca: penso al concetto di famiglia per esempio… sono legatissimo alla mia ma allo stesso tempo credo fermamente nelle famiglie elettive fondate sull’amore, in qualunque forma si manifesti e quali che siano gli “addendi”. Allo stesso modo secondo me il concetto di casa e’ cambiato.. perchè avere un solo posto da poter chiamare casa? Certo Trieste è la casa della mia infanzia, della mia formazione. Londra è stata e sempre sarà la mia casa dell’indipendenza, del primo volo. Milano è ora la mia casa della mia crescita sia artistica che personale. Ma chissà quante sono le altre case che lì fuori mi aspettano.

Domanda che non c’entra niente: ma quello tatuato sul tuo braccio è un corgi? (adoro i corgi)

Non ci crederai ma il corgi e’ anche uno dei miei cani preferiti da sempre… anche se con gli animali non posso dire di preferire uno piuttosto che un’altro.. li amo tutti. Diciamo che i corgi mi ispirano naturale simpatia, sarà anche perché cane simbolico della famiglia reale inglese (ride). A parte gli scherzi è un bulldog francese, una in particolare: si chiama Emma e io sono il suo umano, anche se ammetto preferisce bere aperitivi con mio papà! Abita a Trieste e mi manca molto, averla tatuata nel braccio me la fa sentire vicina. Sul tatuaggio poi c’è una storia in un’altra città ancora, Barcellona, ma te la racconterò la prossima volta.

Ed ecco la domanda che tocca a tutti: se tu potessi suonare ovunque, con qualsiasi strumento e con chiunque, cosa succederebbe?

Quello che tutti dovrebbero sognare, un mondo fatto di musica, senza tempo e senza limiti. In poche parole libertà di essere, di esprimersi, di vivere. Alla “Imagine” di John Lennon per intenderci.

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