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FUSARO: un tour da resident e “Buongiorno (Per Tutto Il Giorno)”

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Fusaro ci racconta due cose: il suo tour come resident, esattamente come facevano gli artisti degli anni ’60 (basta pensare ai Beatles con il Cavern Club) e il suo nuovo album “Buongiorno (per tutto il giorno)”, anticipato dal singolo e dal video di “Briciole”. Il suo tour da resident si è composto di dodici date in quattro locali fra Firenze, Bologna, Milano e, a giugno, Roma: le serate, a ingresso libero, permettevano così a chi aveva gradito il concerto di tornare a vederlo nei giorni successivi, magari portandosi dietro qualcuno.
Partner del tour è l’organizzazione non profit Officine Buone: ha organizzato la più grande rassegna musicale realizzata negli ospedali italiani (Special Stage), la serie TV non profit che racconta il volontariato giovanile (Involontaria, su MTV), i talenti di cucina negli ospedali e progetti che aiutano i giovani a reagire a depressione, disturbi dell’umore e del comportamento.

 “Come facevano i giovani musicisti degli anni ‘60 a crescere, a confrontarsi e mettere alla prova il proprio talento? Sicuramente attraverso la musica live.” Sono d’accordo, ma credo che avessero anche molto più tempo a disposizione per creare e comporre rispetto a quanto ne avete voi, con un mercato che pretende gli siano forniti bocconi costantemente. Tu come ti trovi in questa dicotomia?
Sicuramente la frenesia del mercato musicale contemporaneo non si sposa perfettamente con l’immaginario del cantautore che cerca nella pacatezza la giusta calma per trovare le parole adatte. Si tratta di una posizione curiosa che mi rappresenta molto, spesso mi accorgo di quanto potrei perdere se “stare al passo” fosse la mia priorità. Fortunatamente la scrittura e la registrazione del mio secondo disco sono state schermate da questo tipo di influenze, complice certo la pausa dovuta al lockdown ma soprattutto grazie alla fiducia riposta in me da parte delle persone con cui lavoro. Il format delle “Residenze dal vivo” penso sia l’esempio perfetto. Ad ora vedo questa situazione come un problema all’orizzonte, arriverà il giorno in cui il mio processo creativo non scorrerà parallelamente al mondo esterno ma fino a quel momento tengo lo sguardo sulle parole.

Il tuo è un “tour” strano: tre date in quattro locali. Da dove è nata l’idea di riprendere il concetto di musicista resident e rielaborarla in questo modo?
Nasce tutto da Vertigo, si tratta della prima idea su cui ci siamo confrontati e da subito ne sono rimasto colpito ed incuriosito. Il lockdown ha messo a noi e a tutto il mondo i bastoni tra le ruote ma appena si è presentata l’occasione di tornare ad immaginare questo format siamo partiti. L’idea era quella di proporre il progetto dal basso, nei contesti giusti ed a un pubblico sempre diverso: da qui tutto ha preso forma.

So che Officine Buone è partner del tuo tour da resident, e credo sia una figata cosmica perché Officine Buone fa un sacco di belle cose. Come vi siete scelti?
Conosco Officine Buone e le loro mille bellissime sfumature da tempo. A giugno 2021 mi sono esibito per la finale del contest Special Stage da loro organizzato all’Ospedale Niguarda e mi sono aggiudicato il primo premio. Grazie a questo è stato possibile far partire le residenze con una marcia in più, per questo non finirò mai di ringraziare loro ed il premio Nuovo Imaie. Ricordo ancora quella serata indimenticabile, non suonavo da quasi un anno e quella finale è stata un’iniezione di adrenalina e pensieri leggeri.

L’idea di un artista residente viene dagli anni ’60, anche la grafica dei tuoi poster somiglia un po’ a quella dei primi dischi di De’ Andrè. Sei un po’ vintage dentro anche tu?
Sono convinto di dover scoprire ancora la mia parte vintage, come se fosse una personalità che ogni tanto salta fuori ma con cui ancora non mi sono presentato. Tutti noi siamo affascinati da quell’atmosfera che abbiamo visto solo di sfuggita, magari da piccoli o solo nei film. La locandina sì la incarna a pieno, rende inequivocabile il rimando al format anni ‘60 ma soprattutto è molto bella. Rappresenta poi fedelmente l’atmosfera del live, un concerto senza troppi fiocchetti: canzoni nude e crude.

Il tuo disco uscirà il 27 maggio, manca pochissimo! Come ti fa sentire l’idea di lasciare che la tua musica viaggi libera per il mondo?
Mi fa sentire benissimo. Pubblicare qualcosa oggi è come lasciare una testimonianza indelebile per sempre, nonostante magari domani l’internet venisse spento con un grande pulsantone rosso. Ho materializzato tutte le mie fantasie ed i miei sforzi in queste nove tracce che mi rappresentano a pieno, per questo sono felicissimo che rimbalzino tra le piattaforme fino ad entrare in qualche cuffietta o impianto. Spero che “Buongiorno (per tutto il giorno)” possa aiutare qualcuno come ha aiutato me, una piccola dose di fiducia e conforto per andare avanti. Questa è la mia speranza.

Hai già qualche idea per promuovere il tuo album, ci sono già altre date in arrivo oltre a quelle di cui abbiamo parlato?
Sono felicissimo di poter presentare dal vivo questo secondo album nella mia città, Torino, in uno dei live club che più mi sta a cuore: l’OFF TOPIC. Sarà venerdì 10 giugno, un concerto full band con tanti amici ed ospiti. Una scaletta fittissima che vuole incastrare il primo album con quest’ultimo per sottolinearne il legame. Una festa per ascoltare le nuove canzoni e vedersi in faccia dopo tanto tempo: non vedo l’ora.

Se tu potessi suonare ovunque, in qualsiasi epoca, con qualunque musicista ti venga in mente e con qualsiasi strumento cosa succederebbe?
Succederebbe una cosa bellissima ma ci si metterebbe tantissimo ad organizzarla. Semplicemente perché sono un eterno indeciso, queste possibilità senza limite mi gelano e farei una fatica assurda  a decidermi. Già adesso sono in crisi ad immaginare tutto. Sicuramente avrei la mia nuova fiammante Gibson 335… o forse un pianoforte a coda? Oppure senza strumento e solo voce. Ma con chi? Jeff Buckley? Chris Martin? Aiuto.

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