Interviste

Rough Enough, “Che La Testa Ti Sia Lieve” da dignità alla fragilità umana

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I Rough Enough sono tornati con “Che la testa ti sia lieve”, album che segue l’ottimo “Molto poco zen”: il duo catanese formato da Fabio Gulisano e Raffaele Auteri si è avvalso della produzione di Franz Valente (Il Teatro degli orrori, One Dimensional Man, Bunuel) ed ha pubblicato un disco in cui il sentire conta più dell’apparire, come è giusto che sia. Quello che è più difficile è accettare, e soprattutto far accettare a una società che sembra tuttora refrattaria, che la fragilità è cosa umana e normale, e non deve essere sepolta sotto quintali di cemento.

Prima di tutto: “Che la testa ti sia lieve”. Per una che soffre di ansia e altri divertenti rigiri chimici nel cervello è una roba da appendere al muro. Credete sia fattibile disimparare a vedere la propria fragilità come una debolezza e imparare a considerarla semplicemente come una cosa normale? (tanto per iniziare con le domande facili, direi).
Che belle le domande su ansia e rimuginio, ci sono abbastanza familiari! Nemmeno se ognuno iniziasse un percorso personale di psicoterapia con quest’obbiettivo sarebbe semplice. Possiamo concederci di essere fragili ed imparare a riconoscere quest’aspetto, ma sono vere e proprie skills da acquisire ed allenare. Anche considerando il quadro in modo più ampio sarebbe come lavorare sull’arricchimento di un’intera cultura che non ha mai considerato le alternative. Quindi la risposta è “Sì ed è difficile persino con tanto impegno”.

Avete pubblicato “Che la testa ti sia lieve” dopo “Molto poco zen”. Mi pare che il tema della tranquillanza e di dover controllare la propria testa sia qualcosa che vi sta parecchio a cuore. O magari sono io che mi faccio i film? Perché ci sta benissimo.
Ci sta molto a cuore. Dovremmo pure dare il buon esempio o basta suggerirlo agli altri? Ad ogni modo c’è una sorta di continuità almeno per quanto riguarda i titoli, cosa che invece si può dire meno per le differenze tra i due album per quanto riguarda i suoni e lo sviluppo dei brani. Magari “molto poco zen” era ed è il nostro modo di fare, mentre “che la testa ti sia lieve” è un mood verso cui cerchiamo di muoverci. Non chiedere quale sarà il prossimo.

Quattro titoli su dieci sono in latino. Ora, potreste farmi notare (e avreste ragione) che italiano e latino non è che siano tanto diversi, anzi. Ma come mai il latino?
Siamo sinceri: non sappiamo per quale motivo quando abbiamo iniziato a comporre i brani ci è venuto in mente di dare titoli in latino e ci stavamo lasciando prendere dall’enfasi pure per il titolo dell’album. In corso d’opera quest’idea ci ha stufato ed abbiamo lasciato il latino solo per i titoli che di per sé mandano un messaggio forte.

In “Ubi maior minor cessat” parlate di una cosa che trovo fondamentale: la “frustrazione” di essere musicisti di un genere che non va di moda. In un paese come l’Italia in cui le mode le importiamo dall’estero è un problema doppio. Però poi mi viene in mente di quando avevo 14 anni e tutti ascoltavano boyband, io i Black Sabbath. C’era questa dicotomia in testa, di essere frustrati perché eri quello diverso, e allo stesso tempo di essere felice di esserlo e spingere in quella direzione in tutti i modi, anche solo per dare fastidio. Come ve la vivete voi?
E’ come sentirsi a posto per le proprie scelte e allo stesso tempo terribilmente soli, finché non si trova con chi condividere. Per poi magari lamentarci comunque se i nostri gusti dovessero diventare molto comuni e dire che si stava meglio prima, che erano una nostra scoperta, che noi li ascoltavamo prima di tutti gli altri e bla bla bla.
In fondo ci hai già suggerito la risposta con “essere felice di esserlo e spingere in quella direzione in tutti i modi, anche solo per dare fastidio”. Ci siamo intestarditi e lo facciamo perché nonostante “i momenti no”, nonostante sia tutto tremendamente difficile, ci fa stare bene suonare e condividere emozioni con chi partecipa, quindi finché sarà così: col c***o che molliamo!

Giuro che questa è una domanda normale: come promuoverete il disco, avete già date in ponte?
Lo stiamo suonando dal vivo proprio in questi giorni in giro per la Sicilia e stiamo programmando delle date in Penisola che comunicheremo presto.

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