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Interviste

Richard J. Arden, l’album omonimo e la capacità di cadere con stile (e senza mani)

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Richard J.Arden ha pubblicato il suo album, omonimo, lo scorso 13 maggio per Metatron, anticipandolo con i singoli “With no hands” (che ci siamo fatti spiegare qui sotto), “Wicker” e “May you be”. L’artista italo olandese ci ha raccontato un sacco di cose, ma noi ne abbiamo capita una, fondamentale: ha in testa una cinquantina di mondi diversi e non ha problemi a farli uscire fuori.
Gran parte del disco è stato registrato nel suo studio, per poi essere concluso con l’aiuto di Luca Stignani e Peppe Fortugno.

Tanto per partire bene, inizio con una domanda stupida: c’è un pezzo che si chiama “With no hands” e la copertina e uno che va in bici senza mani. Sei anche tu uno di quelli che dicevano “guarda, senza mani!” quando andavano in bici da piccoli e poi cadevano? Tipo, io sono finita in una grata aperta.

Sempre. L’immagine di copertina è anche parzialmente ispirata alla serie “cadute” di Bas Jan Ader. In particolare Fall 2. Nonostante la mia musica non lo evidenzi, il mio carattere ha una forte componente comica.

No, ok, “With no hands” riesce nell’impossibile impresa di trasformare in effettiva canzone quelle note che ti rimbalzano in testa ad libitum sfumando, a volte, e ti fanno impazzire. Come ci riesci? A me sembra un’impresa impossibile.

Se hai delle note che ti rimbalzano in testa vuole dire che in qualche modo hai già una mente predisposta alla musica. Farle atterrare da qualche parte poi è solo questione di esercizio.
Se qualcuno ti risponde con una formula magica fammi sapere.

Tu hai scelto di celebrare “Il mestiere di vivere” di Pavese, ma scrivi che ami anche Siddharta di Hesse. Mi ricordo un passaggio del libro in cui Siddharta distribuisce il cibo, e Hesse scrive che a volte cercavano di ingannarlo, altre volte decideva di lasciarsi ingannare. Credo che quando un libro di lascia dentro una frase che ti ricordi anche dopo decenni sia perché ti risuona con qualcosa che era già dentro di te. Quindi: cosa ti aspetti che ci sia nella riva dall’altra parte del mare?

Ci sono una marea di spunti in quel libro e anche il momento della vita in cui lo leggi fa risuonare corde diverse. Per rispondere alla tua domanda, non mi aspetto nulla in realtà, mi basta la sapere che esiste l’altra riva.

Se tu potessi suonare ovunque, con chiunque, usando qualsiasi strumento e in qualsiasi periodo storico…cosa succederebbe?

È il 2188 e sono headliner del Mars Music Festival, il celebre festival tenuto ogni anno su Marte. Suonerò un Egmond, uno strumento di mia invenzione, e sarò accompagnato da un’orchestra moderna (qualsiasi cosa sarà) e un gruppo di alieni.

Unica domanda normale: come promuoverai il disco, ci sono già date in ponte?

Data 0 è stata il 16 Giugno a Milano al Salone14. Tutte le altre le scopriremo più avanti.

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