Interviste

Barreca non teme di esplorare diversità e confini

Published

on

BARRECA ha da poco pubblicato il disco “EPPURE ADESSO SUONO”, arrangiato e prodotto da Riccardo Anastasi, con testi e musica a cura di Benedetto Demaio. Il disco racchiude e concilia due diverse anime, che solo all’apparenza sembrano distanti: una ha carattere etnico e si esprime attraverso sonorità mediterranee, mentre l’altra ha tratti più sofisticati. Il risultato è un mix vincente che si presta alla perfezione all’espressione di riflessioni intime e personali. Il disco è arricchito da incontri musicaliimportanti, sfociati in collaborazioni caratterizzate da sintonia e complicità artistica: il cantautore MAURO ERMANNO GIOVANARDI ha preso parte al brano “Ma anche d’amore”, in cui si cimenta assieme a Barreca nel ruolo di cantastorie. Torna inoltre la già collaudata collaborazione con il cantante PEPPE VOLTARELLI in “Che fortuna!”, dove gli artisti si dilettano in un duetto scanzonato e ironico. Il cantante decide di ordinare tre parole di ordine fondamentale nelle sue gerarchie per dare vita al titolo del suo secondo album: eppure, avverbio che va a rappresentare la volontà dell’artista di affermare il proprio punto di vista, nonostante le contraddizioni e la confusione; adesso, che indica l’impellenza e il momento preciso in cui Barreca decide di agire e di tornare sulle scene; infine suono, che sta a rappresentare l’azione e al contempo l’oggetto della passione del cantante, emettere un suono, dare voce alle proprie storie e a quelle degli altri.
«È un disco che segna un’apertura, quasi una finestra spalancata sul mondo dalla quale mi sono posto all’ascolto degli altri: ho accolto le loro voci intrecciandole con la mia. Ho parlato di situazioni e persone che appartengono all’attualità, che mi colpiscono molto, soprattutto in “Scirocco” e in “Mercurio”. Allo stesso tempo, ho continuato a scavare nel profondo, tirando fuori tutte le sfumature della mia sensibilità artistica…– racconta BARRECA – Questo disco è un po’ come un dialogo, tra me e la varia umanità: c’è dentro un nuovo sguardo, sicuramente curioso, che non teme di esplorare diversità e confini».

Parliamo del tuo ultimo disco “Eppure Adesso Suono”, un lavoro molto bello e raffinato. È stato molto in cantiere, affinando sempre di più le sonorità?
In realtà ci siamo chiusi due mesi in sala prove e il disco è uscito. Avevamo materiale, idee, voglia di fare, dal primo al secondo album il lavoro è stato continuo. Credo che il disco rifletta questo entusiasmo e vivacità, ma al contempo la cura e l’attenzione, direi quasi artigianale, che gli dona la raffinatezza che hai segnalato. Ho lavorato con musicisti bravissimi, abbiamo inserito sonorità diverse e questo ha dato a tutto un tocco in più.

Da dove nasce l’idea per il titolo dell’album?
È una frase estrapolata da “Verso me”, brano di apertura dell’album. È una canzone di sospensione, una riflessione intima, di chi si guarda, osserva il punto in cui è arrivato. È un “lunedì uno di quelli in cui si inizia qualcosa”, ancora ci sono dubbi, malinconie, vuoti, ma allo stesso tempo c’è qualche certezza in più, la certezza della musica nella mia vita soprattutto. Quindi è un’affermazione che tiene il punto sul presente e apre al futuro.

Uno dei brani che più ho amato è “Frana Il Cuore”. Un titolo, una frase davvero significativa.  Nella canzone dici che ti senti male e ti fa bene, ti va di spiegarmelo più nel profondo?
È una canzone che amo molto. Non sopporto l’idea che alla fine di una storia rimanga solo amarezza, o peggio rancore. Anche se c’è tanta sofferenza, un frammento d’amore scivola nel profondo, si fa crepa ed è una crepa preziosa, che va conservata perché vuol dire che il sentimento è stato vero. È una sensazione strana, forse difficile da spiegare, il cuore “frana”, perché dolore e amore si intrecciano in maniera indistinguibile. Volevo raccontare che anche quel momento può essere dolce.

Inutile dire che “Ma Anche D’Amore” è qualcosa che ti trapassa lo stomaco. Potente e delicata come solo una bellissima canzone d’amore può essere. Come è nata questa preziosa collaborazione con Mauro Ermanno Giovanardi?
Mauro è uno dei miei punti di riferimento musicali. Ho avuto la fortuna di averlo ospite in un mio concerto in Calabria, si è creata subito un’ottima sintonia e l’idea di coinvolgerlo in questo brano è nata spontanea. È un testo fortissimo, non a caso è recitato… è un racconto e Mauro è uno che ama viaggiare tra i generi, lo sappiamo. Mi sono cimentato in questa prova, tutta giocata sulla voce, proprio perché voglio esplorare nuove forme espressive.

C’è nell’album una collaborazione più collaudata con Peppe Voltarelli nel brano “Che Fortuna”. Un’intesa fortunata davvero. Possiamo aspettarci che nel futuro ci siano altri brani in condivisione?
Perché no? Con Peppe c’è una grande amicizia, una persona che mi sta sostenendo in questo percorso. Il brano è infatti tutto incentrato sulla comune passione, la musica. Che è un mestiere da acrobati, che si fa con malinconia e ironia, siamo come gatti che ululano alla luna, sempre sul bilico di un tetto, tra felicità e rovina.

Sonorità etniche e canzone d’autore, un mix che ascoltandolo non si può far altro che constatare quanto sia vincente. Rispecchia anche la tua anima?
Sì, molto. In questo album ho sperimentato stili diversi, che inizialmente pensavo lontani. Ma crescere professionalmente significa questo, mettersi alla prova con cose nuove. Il mio mondo era la musica d’autore italiana, alla Fossati, De Andrè, ma anche Fabi, Bersani… ora so che posso sconfinare… d’altronde una delle canzone manifesto dell’album è proprio “Mercurio”, dove si afferma che “le linee e i confini sono solo invenzioni”, e lo sono nella geografia e nella musica.

So che testi e musica sono a cura di Benedetto Demaio, quanto c’è di Barreca dentro?
Tutto. I brani nascono da una collaborazione speciale, anche con Riccardo Anastasi che cura gli arrangiamenti: raccontano di me, della mia vita, ma ci sono dentro le nostre conversazioni, le nostre idee. È un’alchimia speciale, perché sono miei, e sono loro, e sono di chi li ascolta. Credo che sia questo il segreto della buona musica: tracciare un filo magico e invisibile tra chi la musica la fa e chi l’ascolta.

I tuoi studi sono stati tutti formativi per il tuo percorso musicale, li consiglieresti ad un giovane cantautore?
Sì, certo. La musica, l’arte sono fatti anche da studio, da tecnica, bisogna dirlo. Studiare significa soffermarsi su ogni aspetto, avere cura di tutto, e quindi anche prendersi la responsabilità di quello che fai.

Cosa ne pensi del nuovo pop italiano, tra cantanti improvvisati e artisti bravi che non riescono a vivere della loro musica?
Certo c’è un po’ di tutto in giro, e molto non mi piace. Ci sono giovani o meno giovani bravissimi che stentano a trovare la propria affermazione. Non è facile, naturalmente. Mi piacerebbe che ci fosse più attenzione alla qualità, ma forse non è tutta colpa del pubblico, che segue quello che gli viene proposto con più insistenza. Il sistema dell’industria musicale ha delle responsabilità. Io dico che le cose belle ci sono e piacciono, se vengono ascoltate, fatte vedere.

Sei in procinto di portare l’album in giro per l’Italia?
Sì, stiamo organizzando delle tappe estive e poi in vista c’è un tour autunnale nei club.

Segui Barreca:
www.facebook.com/musicadibarreca/
www.instagram.com/musicadibarreca/
https://www.youtube.com/channel/UCdlGQcIZ1H03D_3pFHIT9-g

Exit mobile version