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Johnny DalBasso rivendica il diritto di ribellarsi con Stato Canaglia

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Johnny DalBasso presenta “Stato canaglia”, il disco uscito il 27 settembre per Micidiale Records: tredici tracce per rivendicare il diritto alla ribellione e l’orgoglio di essere definiti canaglia da qualcosa, o qualcuno, che rappresenta l’autorità statica e inamovibile che si oppone a ogni progresso. Dentro “Stato canaglia” ci sono sintetizzatori, pianoforti e fiati, ma anche stoner, punk e grunge: ci troverete le vostre decisioni più azzardate, i voli pindarici, i dubbi, la libertà conquistata contro ogni previsione, la disobbedienza civile e quella alle leggi ingiuste. Tutto riassunto in tredici canzoni. 

“Stato Canaglia” esce giusto giusto per le elezioni: visto che ci siamo, come vedi la situazione? Quanto “canaglia” è l’Italia, fra armadi della vergogna e tutto quanto?
La vedo molto male, dato che stanno avanzando forze di destra e ultradestra che fino a poco tempo fa avevano poca voce in capitolo. L’Italia è da sempre uno “Stato Canaglia” inteso sia nel senso di paese corrotto e con un grande problema sociale, ma allo stesso tempo è un luogo dove, per sopravvivere, si fa di tutto, anche cose molto belle per fortuna, e questo è il senso della dicotomia che il termine “canaglia” assume nel mio immaginario, come quando da bambino vieni chiamato canaglia e ne sei quasi orgoglioso.

Il tuo “Stato Canaglia” sembra una rivendicazione: “se per voi canaglia significa disobbediente allora si, sono una canaglia”. E’ giusto o mi faccio troppi film io?
Pensa che film mi sono fatto io mentre scrivevo questo disco! Hai colto in pieno quello che è il vero significato de “Lo stato canaglia”. Credo che, se le cose non vanno bene o vengono imposte dall’alto, o dall’altro, e non sono giuste, bisogna disobbedire al costo di essere etichettato come “canaglia” o con altri appellativi che non sto qui ad elencare. Questo concetto può essere applicato a cose molto serie ma anche a situazioni nel quotidiano. Esempio pratico: se i biglietti dei concerti arrivano a cifre esorbitanti e tu sei una ragazza o un ragazzo che vorrebbe vedere la sua band preferita e non ha tutti quei soldi e fai un buco nella rete per entrare, sei perseguibile, è vero, ma hai ragione, io la penso così. Un tempo la chiamavano disobbedienza civile. 

C’è un pezzo dei Machine Head, “Bastards”, che dice “dateci tutti i vostri perdenti, tutti i vostri cosiddetti negri e terroristi, li accoglieremo a braccia aperte e terremo nella nostra famiglia. Stiamo meglio insieme, abbracciamo le differenze”. Tu chi accoglieresti nel tuo “Stato Canaglia”? 
Accoglierei tutti coloro che non vengono capiti, che vengono fraintesi, che ce la mettono tutta per fare le cose a modo loro contro tutto e tutti, gli emarginati, chi cerca di rifarsi una vita, i bullizzati e i bulli pentiti, i disobbedienti per giusta causa, ma questo non significa che accoglierei tutti, ad esempio non accoglierei un fascista.

Ci sono un sacco di persone che cercano di arrivare in Europa dall’Africa, passando dalla Spagna. Tu, in “Andalusia”, parli del viaggio al contrario. Come mai?
Ho sempre immaginato il passaggio dall’Andalusia (posto che non ho mai visto in realtà) al Marocco (neanche questo) come il viaggio dei viaggi, un ponte tra due mondi così vicini e distanti che hanno troppo spesso problemi di comunicazione. La mia è una provocazione, nel senso che in “Andalusia” i protagonisti fanno un viaggio che ora nessuno farebbe mai, andando in terre che, dopo le false illusioni della Primavera araba, oggi vivono conflitti interni tremendi. Mi piace immaginare il Mediterraneo come un grande lago, non come il “nostro” mare, ed è ridicolo che non riusciamo, dopo secoli, a comunicare con la riva opposta e a creare un ponte tra i due continenti, non solo economico ma anche sociale, in una visione verticale e non orizzontale del Mondo così come ora lo vediamo.

Senti me: ma Marta, su Marte, ce l’ha trovato David Bowie? Perché secondo me è li.
Anche secondo me. Marta resta su Marte proprio perché ora Bowie è ritornato lì, a casa, e anche perché, dopo che il Duca bianco e Lemmy, aggiungo io, ci hanno lasciato, la Terra sta andando in rovina… Ci abbiamo fatto tutti caso.

Grazie!
Grazie a te e ai lettori di Music Attitude!

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