Interviste
Meg, un ritorno esplosivo come un vulcano
È un ritorno in grande stile quello di Meg con “Vesuvia”. Anticipato dai singoli “Non ti nascondere”, “FORTEFRAGILE” e “Arco e Frecce”, l’album, uscito il 30 settembre, a 7 anni da “Imperfezione”, rilancia la parabola creativa della cantautrice partenopea, protagonista dell’underground italiano nei ’90, insieme ai 99 Posse e, poi, in solitaria, con all’attivo 4 album e collaborazioni con Subsonica, Mad Professor, Almamegretta e altri. Prodotte da MEG con la collaborazione di Frenetik, Orang3, Fugazza, Suorcristona, Tommaso Colliva, David Chalmin, mixato e masterizzato da Andrea Suriani, le 12 tracce di “Vesuvia” vantano i featuring di Elisa ed Emma (“Aquila”), di Altea, Alice, SANO e specchiopaura del collettivo napoletano Thru Collected (“Arco e Frecce”), del nuovo talento hard neomelodic NZIRIA (“Napolide”) e della pianista francese di fama mondiale Katia Labèque (“She’s calling me”). Spesso siamo troppo impegnati per ricordarci che siamo stati chiamati su questa terra per la sacra danza della vita – ci ha raccontato Meg -. “Vesuvia” mi ricorda di danzare e di cercare di rendere la mia danza contagiosa.
Che periodo è stato per te quello che ci divide da “Imperfezione” e cosa ha innescato la scintilla per questo ritorno? Io non ho mai smesso di scrivere, ma la pandemia aveva talmente immobilizzato tutti, me in primis, che mi sono completamente rintanata, molto spaventata per quello che stava e che sta tuttora succedendo. La sensazione di essere bloccata in un mondo già folle e che stava diventando ancora più folle, però, mi ha fatto sentire l’esigenza di uscire fuori con un disco, che tiri su di morale le persone in un momento così buio.
Un commento sulle recenti elezioni? Ci siamo svegliati in una sorta di incubo. Nel film “Frankenstein Junior”, mentre sta succedendo di tutto, c’è un personaggio, il mio preferito, che dice: “Potrebbe andare peggio, potrebbe piovere”… e si sente un tuono. Ecco! Non so veramente cosa ci aspetta, sono molto spaventata e mi dispiace che la prima donna premier possa essere una donna di destra, una donna che ha fatto di tutto per convincere l’elettorato di non essere fascista e, invece, arriva proprio da lì, da quel tipo di tradizione, che in Italia, ricordiamo, è un reato, perché le idee e il programma della Meloni sicuramente non sono idee democratiche. Sono molto spaventata.
Capisco, ma per cosa in particolare? Per i diritti fondamentali che abbiamo conquistato noi donne nei decenni, come il diritto all’aborto, che già hanno reso di difficile accesso nelle regioni guidate dalla destra e non voglio immaginare cosa succederà col governo della Meloni, che si è già espressa chiaramente dicendo: “Difenderò il diritto delle donne di non abortire”. O per il supporto che danno a Orban, gli unici sostenitori in Italia di quello che è stato dichiarato dall’Unione Europea uno stato non democratico sono Fratelli d’Italia e la Lega. E lì altro che “Frankenstein Junior”, la legge ungherese, che vuole che una donna prima di abortire sia obbligata ad ascoltare il battito del feto, è una violenza psicologica mostruosa. Vogliamo parlare dei diritti della comunità LGBTQ+? Insomma, le loro posizioni sono chiare: “Dio, patria e famiglia”. Se non sei fascista che cosa sei? Le loro menzogne non si contano. Noi dobbiamo resistere, rimboccarci le maniche, difendere i diritti conquistati e resistere.
Parliamo dell’album, già dal titolo richiama le tue origini partenopee. È evidente che il Vesuvio occupa un posto importante nella tua esistenza, cosa rappresenta per te? Un imprinting, un luogo della mia infanzia e della mia coscienza. Sul Vesuvio andavo con la famiglia a fare le scampagnate la domenica o ci portavo gli amici, quando venivano a trovarmi da fuori, era la prima cosa che li portavo a fare. Anche a livello simbolico il vulcano porta con sé tutta una serie di significati: è una minaccia, perché può eruttare da un momento all’altro e distruggere ciò che hai di più caro, ma allo stesso tempo i territori vulcanici sono i più fecondi e fertili del mondo. Quindi contiene in sé una cosa e il suo contrario, un po’ come Napoli. In questo caso mi piaceva l’idea di declinarlo al femminile.
“Vesuvia”! Chi è? Volevo che fosse l’alter ego della vera autrice di questo disco, che rappresentasse il lato femminile, creatore e che, invece di portare minaccia, distruzione e morte con una sua potenziale eruzione, potesse portare musica, danza e gioia a chi la ascolta. Mi piaceva l’idea di un personaggio femminile e femminista, che in qualche modo incarnasse la complessità dell’essere donna, quindi non una donna addormentata, remissiva, silenziosa, succube, ubbidiente, ma una donna che oltre alla dolcezza, avesse anche il potere creativo, l’essere indomabile, imprevedibile, potente, avere una presenza e una costanza enorme sul territorio.
La cover dell’album è così ricca di simbolismi, criptica, come un quadro rinascimentale. Ce la racconti? Abbiamo usato varie references, le mie sono state le pittrici surrealiste dei primi del ’900, tutte ignorate dalla critica all’epoca, ma erano le prime femministe, che portavano un messaggio di ribellione rispetto a come la figura femminile veniva immaginata incastonata nella famiglia, parlo di artiste come Remedios Varo, la mia preferita, Leonora Carrington, Dorothea Tanning. Mentre Bianca Peruzzi, la fotografa con cui ho collaborato, aveva come riferimento Piero Della Francesca, Caravaggio e Michele Nannini, il grafico, ha ripreso un quadro di Camillo De Vito “Vesuvio” e ci ha lavorato su, richiamando un po’ il mondo di videogames come “Potere degli elementi”.
E, poi, ci sono tutti quei simboli, il corallo, quegli oggetti appesi alla parete. Il corallo è un altro elemento della mia infanzia, io sono nata a Torre del Greco, una città schiacciata tra il vulcano e il mare e le due occupazioni principali degli uomini torresi sono navigare o lavorare il corallo. Nell’altra mano ho una freccia, che tengo a mo’ di penna, mi piaceva l’idea di scrivere con una freccia e richiama anche il brano “Arco e Freccia”. Sul retro ci sono le pertiche di Somma, altro elemento delle feste sacre di Somma Meridiana, ma rivisitate in maniera surreale da Dem, un giovane artista molto interessante. Quelli che vedi sul muro sono degli ex voto, una cosa che si usa molto a Napoli, sono dei simboli e, quando hai da chiedere un favore a un santo e ogni santo è il protettore di un determinato elemento, porti l’ex voto in chiesa, preghi e fai un fioretto. Io ho messo una mano, perché sono ossessionata dalle mani, che rappresentano il fare, l’imperfezione dell’artigiano e dell’arte; gli occhi, un potentissimo mezzo per noi per decifrare la realtà e, poi, i polmoni, che da cantante…
Che suono hai cercato per dare corpo a “Vesuvia”? Innanzitutto delle ritmiche potenti. Le percussioni sono lo strumento più ancestrale che abbiamo, dopo la voce, quindi mi piaceva considerarle l’elemento preferito di questo essere ancestrale, che è Vesuvia nella mia immaginazione. Vesuvia è la parte più profonda di me e le ritmiche sono un po’ questo magma, che pulsa sottoterra: vita, energia, il fuoco che pulsa ritmicamente nella casa di Vesuvia. E siccome la sezione ritmica in una band è composta da batteria e basso, volevo che le basse frequenze fossero altrettanto potenti. La ricerca sonora che ho fatto si è avvalsa di un amico collaboratore preziosissimo, Frenetik, che appena ha sentito il titolo del disco, ha capito al volo, è un musicista fratello, c’è un’intesa fortissima, a volta basta che ci guardiamo, in studio, per capire in che direzione andare. Poi, mio padre è batterista, quindi ho sempre avuto la passione per le percussioni, ho sempre programmato le mie ritmiche, se dovessi rinascere, rinascerei batterista e anche Frenetik nasce batterista, quindi, ci capiamo al volo.
E dei 99 Posse che ci dici? Esiste la possibilità di una reunion? Temo proprio di no. Purtroppo siamo andati in due direzioni completamente diverse, siamo due pianeti diversi umanamente. Quando si rompe qualcosa, un’amicizia importante, perché si hanno delle visioni del modo di stare al mondo, che sono completamente diverse, ecco, da lì non si torna indietro.