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Interviste

The Haunted Youth: l’alba dei Freak viventi

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Saranno all’Arci Bellezza di Milano, in data 8 aprile, i The Haunted Youth. La formazione belga capitanata dal ventinovenne Joachim Liebens si esibirà in questa occasione nel loro primissimo concerto nello Stivale, in collaborazione con Caramello.

Questa sarà un’occasione per i The Haunted Youth per presentare il loro album di debutto uscito il 4 novembre 2022, Dawn Of The Freak. Il disco, scritto e prodotto da Liebens, è una celebrazione della vita dal punto di vista appunto dei Freak, di coloro che non si sentono compresi o accettati e che vagano cercando un posto nella società. Ispirandosi alla Dawn of the Dead di George Romero, Dawn Of The Freak è l’alba degli emarginati, che trovano finalmente pace e unione attraverso la musica.

Se amate lo shoegaze alla Slowdive e My Bloody Valentine e se vi riconoscete in questi Freak allora non potete assolutamente perdervi gli Haunted Youth l’8 aprile. Non mancate!

Lo scorso 4 novembre è uscito il vostro album di debuttoDawn Of The Freak. Come vi sentite? Che tipo di feedback avete ricevuto da allora?

Mi sento MOLTO sollevato da quando l’abbiamo pubblicato, è passato un sacco di tempo da quando ho iniziato a crearlo e ora mi sento gasatissimo e pronto per produrre ancora! Per la maggior parte il feedback è stato buono, meglio di quanto mi aspettassi ahah!

Il titolo dell’album è molto originale ed evocativo in qualche modo: chi o cosa è questo Freak? Cosa significa? Come si inserisce nel disco?

Il freak è come la società odierna ci fq sentire, che sia su Instagram o nel cortile di un liceo. Tutti sono soli e stanno attraversando qualcosa anche quando meno te l’aspetti. Quindi in un certo senso sono io, ma è anche chi si ritrova in questo sentirsi emarginati.

Le tracce in Dawn Of The Freak sono sature di questa aura di desolazione, ma non senza un certo torpore; danno una sensazione onirica, come un ampio liminal space. Come sei riuscito a trasportare queste cose all’interno dell’album? Quali sono le emozioni principali contenute nell’LP?

Le emozioni principali sono il sentirsi incompreso e fuori posto, così come sei. È quella l’idea, un po’ ispirata ai film horror di Romero. Pensavo fosse coerente con il concetto dei reietti che spiccano e si prendono il loro posto. Che sia con gente simile a loro o a casa con la musica. Mi ha sempre affascinato come la musica riesca a connettere le persone nel mondo come poche altre cose ed in un modo così semplice.

L’album ha un genere tutto suo, una sorta di shoegaze/punk. Tuttavia sono percettibili dei leggeri rimandi ad altre band come My Bloody Valentine e Slowdive; hai avuto qualche ispirazione particolare durante la produzione di Dawn Of The Freak?

Ho ascoltato molto le colonne sonore di John Carpenter guardando altrettanti film per cui ha lavorato. Lui ha questi synth molto inquietanti che mi piacciono molto, e insieme ad un altro compositore chiamato Harry Manfredini (Venerdì 13) ha ispirato il flanger sugli archi di Coming Home. Era un periodo dove ascoltavo Joy Division, Warsawx, Mac Demarco, DIIV e un paio d’anni fa ho effettivamente scoperto i My Bloody Valentine. In particolare Loveless è una grande ispirazione per le cose nuove che sto creando! J

L’8 aprile suonerai in Italia per la prima volta al Bellezza di Milano. Cosa dovrebbe aspettarsi il pubblico italiano da un vostro concerto?

Proveremo a mettervi in contatto con cosa sentite dentro,qualsiasi cosa sia, e farvi sentire bene a riguardo. Voglio che tutti si sentano come se avessero fatto una bella corsa, una sessione di sparring o una bella chiacchierata con un amico.

Volete dire qualcosa ai vostri fan?

Voglio solo dire che vi amo, ancora non ci credo che suonerò lì in Italia. CAN’T FUCKIN WAIT, ISSA GONNA BE NUTS!

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