Interviste
Andrew McMahon in the Wilderness: andare avanti col vento in poppa
Fondatore del gruppo pop-punk Something Corporate nel ’98, del side project Jack’s Mannequin ed infine dell’ultimo progetto solista Andrew McMahon in the Wilderness: in due decenni e mezzo Andrew McMahon ha viaggiato sulle onde in tempesta del costante rinnovo. Con quest’ultimo album, allo scoccare del quarantesimo compleanno, McMahon non combatte più il vento, ma apre le braccia e si lascia accompagnare dalle correnti. Tilt atthe Wind No More, uscito il 31 marzo, doveva inizialmente essere una specie di seguito spirituale di Upside Down Flowers (2018). Il progetto fu messo in pausa durante la pandemia e ripreso tra 2021 e 2022; è stato anticipato da quattro singoli nel 22 (Stars, Skywriting, VHS, Built To Last) e due nel 23 (Lying on the Hood of Your Car e Nobody Tells You When You’re Young).
Tilt at the Wind No More è uno sguardo di speranza verso il futuro affrontando con entusiasmo le sfide della quotidianità dell’artista: i quarant’anni, la crescita di una figlia, il passato di terapie e malattia. Prodotto da Tommy English e Jeremy Matcher, il risultato sono undici tracce di gioia, di evoluzione e di voglia di affrontare il mondo pacificamente e con il vento in poppa.
È finalmente giunto il momento: il tuo nuovo album Tilt at the Wind No More è uscito il 31 marzo. Quando hai iniziato a lavorare al disco?
Ci sono canzoni in quest’album su cui ho lavorato nel 2019 quando ho pianificato una rapida pubblicazione di un sequel di Upside Down Flowers. In verità non mi sentivo ispirato durante la pandemia, quindi ho aspettato fino a metà 2012 per ricominciare. La maggior parte del disco è stato registrato tra inverno 2021 e primavera 2022.
Da non madrelingua inglese sono stato inizialmente confuso dal titolo: cisa significa Tilt at the Wind No More nel contesto del disco? Di fatto, qual è il contesto dell’LP?
Penso che molte di queste canzoni riflettano un desiderio diandare avanti nel mondo più pacificamente rispetto a come avrei fatto in passato. C’è una frase nella canzone Little Disaster che si riferisce ad un momento dove mi sembrava che stessi combattendo con il vento provando ad andare avanti. Tilt at the Wind No More riassume la mia aspirazione a viaggiare di più accompagnato dal vento.
Tilt at the Wind No More arriva quasi esattamente dieci anni dopo The Pop Underground EP. È solo una coincidenza o questo nuovo album occupa un posto speciale per te?
Occupa effettivamente un posto molto speciale per me. Il timing con l’uscita di Pop Underground non è stato intenzionale ma volevo sicuramente creare qualcosa di significativo. Stava arrivando il mio quarantesimo compleanno mentre scrivevo questa musica e le canzoni riflettono molto quel momento.
Hai sperimentato molti stili e generi mantenendo una solida identità, come una sorta di costante rinascita. Il tuo nuovo disco è un’altra rinascita secondo te?
In un certo senso lo sono tutti gli album. So che sono contentissimo in studio quando trovo nuovi suoni per la mia voce e le mie canzoni. A volte può darmi sconforto all’inizio ma con questo album ero solo contento di essere tornato a lavorare, mi ha fatto sentire di nuovo a casa.
Hai recentemente fatto questa brillante esibizione al GrammyMuseum. Come hai vissuto quest’esperienza?
Me la sono goduta. Sento che questo nuovo capitolo della mia vita abbia portato a nuovi modi di connettermi agli altri. Fare interviste live e rispondere alle domande dalla folla, misto ad una vera e propria performance con canzoni della mia carriera è emozionante e richiede che io sia molto presente.
Hai annunciato su Instagram il tour promozionale per Tilt atthe Wind No More. Ci sarà una branca europea del tour (o, magari, una data italiana) nel futuro? Vorresti dire qualcosa ai tuoi fan?
Spero di riuscire ad essere nel Regno Unito questo giugno e, con un po’ di fortuna, anche da qualche altra parte. Mi è mancato suonare in Europa e spero di riuscire a connettermi con i miei fan laggiù il prima possibile!