Interviste
FermoImmagine, “Io volai” è un pezzo di vita che potete ascoltare
“Io volai”, l’ultimo lavoro firmato FermoImmagine, è uscito il 10 marzo scorso ma viene da molto più lontano: “Verso casa”, il primo pezzo scritto per l’album, è del 2018, e la nascita degli altri 8 pezzi è avvenuta, come scrivono “molto lentamente”. La lentezza è la chiave per alcune delle cose migliori, dal vino a, evidentemente, i dischi: “Io volai” infatti è curato fin nei minimi dettagli e si sente fin dal primo ascolto. La lunga gestazione fa si che i pezzi siano stati scritti in un lasso di tempo che ha attraversato momenti positivi e negativi, dolore e gioia. In sintesi, “Io volai” è un pezzo di vita che potete ascoltare.
Questo disco si chiama “Io volai” e contiene il pezzo “Verso casa”. È una mia impressione o siete in mezzo fra la voglia di scappare da qualche parte e quella di trovare casa vostra e poterci restare?
Be non proprio, o almeno in parte può essere vero. “Io volai” è l’anagramma di “io viola”, che altro non è che il nome di mia figlia, la primogenita che purtroppo ci ha abbandonato prima di poter nascere.Questo disco è dedicato a lei ma anche a sua sorella, la secondogenita.Come ho già detto in altre occasioni questo è un disco estremamente autobiografico e proprio per questo anche doloroso. Il titolo si ricollega anche all’immagine della copertina, un quadro realizzato da mia moglie: due colibrì che si stanno sfamando, due esseri così piccoli e fragili in cerca di qualcosa di importante, che potrebbe rappresentare una sorta di ricerca di se stessi. Il volare via, lontano da tutto e da tutti è un tema che ogni tanto salta fuori nelle canzoni che scrivo: il desiderio di liberarsi dalla routine quotidiana, uscire dalla gabbia che ognuno di noi si costruisce nella vita, involontariamente. “Verso casa” è un viaggio, un ritorno verso qualcosa di accogliente e di sicuro che è ben rappresentato da casa propria con tutti i suoi affetti famigliari. Èun percorso sempre uguale e sempre diverso perché la strada, le case, i cartelli stradali son sempre quelli ma la mente è libera di spaziare, di ricordare, di immaginare… e di sognare.
“Verso casa” parla di un viaggio quotidiano, magari quello che facciamo proprio per tornare a casa la sera. Se è vero però che ogni viaggio ci cambia un minimo anche solo quei pochi chilometri possono farlo. O no?
Sì, assolutamente sì. Come ho detto anche prima un viaggio per quanto possa essere breve risulta sempre diverso: basta un niente per cambiare tutto, un imprevisto, un contrattempo…Poi durante questo tragitto la nostra mente è libera di spaziare: ci si ritrova in macchina da soli con i propri pensieri, dubbi e desideri. La fantasia viaggia molto più lontano del corpo fisico. Si sta soli con se stessi e ci si arricchisce, si cresce.
In questo disco ci sono un sacco di collaborazioni, e suonate con un sacco di amici. Come è successo, e le collaborazioni sono state scelte e cercate oppure sono accadute e basta?
E’ vero, in questo disco ci sono tanti amici che abbiamo volutamente coinvolgere, non è stato un caso. Fin da subito mi era chiaro che avrei voluto realizzare un nuovo disco con il contributo di persone che sono state importanti per il nostro percorso musicale. Anche solo il semplice fatto di comporre due canzoni con testi scritti da altri è stato qualcosa di veramente stimolante: è importante mettersi alla prova, non accontentarsi. Credo sia estremamente vitale riuscire a sperimentare, cercare nuove strade.
Domanda tecnica: come promuoverete il disco? Avete già date in ponte?
Attualmente il disco lo si può ascoltare (ed acquistare) sulla nostra pagina Bandcamp. Stiamo valutando se metterlo anche su altre piattaforme. Ovviamente per la promozione usiamo social ed affini (Facebook, Instagram, Youtube…). Vorrei sottolineare il gran lavoro dei ragazzi di Sfera Cubica che ci stanno seguendo per la promozione del disco: abbiamo già avuto diverse recensioni, un sacco di interviste radio e cartacee, segnalazioni e articoli. Insomma in disco sta girando parecchio, dal mio punto di vista posso dire che sta andando meglio del previsto. Per ora non abbiamo ancora date fissate, ci sono alcune cose da definire e chiarire. Ci stiamo lavorando.
Il disco si chiude con una cover dei La Crus, e devo farvi una confessione: “Come ogni volta” è il pezzo che ha folgorato anche me quando l’ho sentita dal vivo la prima volta, sono rimasta praticamente piantata nel pavimento tipo chiodo. La cosa divertente è che non so come mai, e più la ascolto e cerco di capirlo meno ci capisco. Come è successo, per voi?
“Come ogni volta” la sentii per la prima volta nel lontano 1997, facevo servizio civile ed acquistai una copia di “Dentro me” dei La Crus dopo aver letto un articolo di giornale che mi aveva incuriosito.Fu la scoperta di un mondo nuovo, era la musica che stavo cercando e che mi rappresentava maggiormente: elettronica con chitarra classica, una tromba, una voce malinconica e vellutata, profonda e suadente.Un modo tutto nuovo di fare della musica d’autore senza ricadere nel solito cantautorato, poesia e musica legate insieme perfettamente. Ho scelto di fare la cover di “Come ogni volta” perché è un pezzo che racchiude tutto questo, ed è una canzone d’amore. Ma non la classica canzone d’amore: ti arriva dentro, ti colpisce ma nello stesso tempo ti lascia con tanti dubbi, tante domande. Riesce ad essere molto diretta ma nello stesso enigmatica. E’ la dedica ad una controparte che forse non c’è e se davvero esiste la si ama e ti fa star male, è qualcosa di desiderato ma nello stesso tempo lontano, inarrivabile. Ognuno ci può vedere qualcosa di diverso e personale, non c’è una sola interpretazione ad un canzone così bella.
Grazie!