Interviste
G-laspada e il ritardo di una generazione con “100 metri”
G-laspada ha pubblicato “100 metri”, un pezzo che racconta di come ci si senta in ritardo sui tempi della vita, e di quanto, a pensarci un attimo, non sia colpa nostra. È che il mondo, e il modo in cui ci dipingono il successo, è semplicemente qualcosa che non esiste. La cosa fondamentale è non fermarsi definitivamente, e usare quella sensazione come “motore positivo per raggiungere i nostri obiettivi” perché, in fondo “della meta, a noi, che ce ne frega?”
«A tutti noi capita sempre più spesso di avere la sensazione di sprecare tempo – spiega G-laspada – E più scorrono le ore, i giorni, gli anni, più temiamo di non riuscire arealizzarci, di non riuscire a concretizzare gli aspetti della vita che più contano. Ma è davvero così? Forse no».
“100 metri” arriva dopo la pubblicazione di “Nuvole,”, “Scendi”, “Scusa”, “Luna” e “Indietro”, pezzi che gli sono valsi l’ingresso nelle playlist “Anima R&B” di Spotify e “Super Indie” di Amazon Music.
Allora, sarò sincera: io sogno continuamente di essere in ritardo e, soffrendo di problemi d’ansia, mi sveglio che sono già fuori come un balcone. Come lo vivi, tu, il ritardo?
Più che di ritardo, tu parli della paura di sprecare il tempo: siamo bombardati da ogni lato da “esempi positivi” di gente che magari a 23 anni si è già laureata 3 volte, fatto 8 figli e scalato tutti gli 8000. Credo sia un modo di vivere estremamente ansiogeno, irraggiungibile, irreale, fastidioso e dannoso, e credo anche che ci impedisca di godere un minimo della vita visto che la prossima destinazione conta sempre più del viaggio che fai per arrivarci, e che quando ci arrivi ti tocca ripartire subito. L’insofferenza verso questo modo di vivere è una cosa sana, ma come si fa a spiegare che non sei pigro, vuoi solo sopravvivere?
Scrivendo “100metri”, sono arrivato a una mia personale conclusione.
Secondo me, l’importante è fare del nostro meglio. Mi spiego: Il confronto con il mondo esterno non ha niente a che fare con il rapporto/confronto che abbiamo con noi stessi. Quando guardoesempi positivi di persone che hanno realizzato cose magnifiche, cerco di scoprire l’altra faccia della medaglia. Sono sicuro che loro, inun momento della loro vita, anche solo per un secondo si siano sentite non realizzate, non arrivate rispetto a qualcosa, esattamente come noi.Questo sentimento è comune a tutti. Allo stesso modo, se noi ci fermassimo un secondo per guardare tutto quello che abbiamo fatto fino ad ora, troveremmo alle nostre spalle una lunga, lunga strada già percorsa, piena di esperienze e di storie da raccontare, magari per altri inarrivabili. Per questo, secondo me, la cosa più importante è fare del proprio meglio nelle cose che scegliamo di fare. Questa è l’unica cosa che ci permette di essere spudoratamente onesti e a confronto solo con noi stessi. Potremmo impiegarci anni? Giorni? Ore? Sai, poi alla fine non conta più di tanto. Conta solo il fatto che non ci siamo fermati, che anche rallentando abbiamo continuato a camminare. A tal proposito, proprio oggi leggevo un passo tratto dal libro “Mappa della felicità” di Daisaku Ikeda.
‘Non preoccuparti se i tuoi progressi sono lenti. Chi continua ad avanzare, passo dopo passo, realizzerà grandi risultati nella vita.’
Ci racconti un po’ del progetto “Silent Nature”? Sembra bellissimo!
Il “Silent Nature” è un live set organizzato in location naturali suggestivi (promontori, spiagge).
Gli ospiti indossano delle cuffie e io, insieme ai miei compagni di viaggio, Davide Crimi alla batteria e Michele Fazio al basso accompagniamo questo momento, quasi meditativo con la mia musica.
Devo dire che tutte le volte che abbiamo avuto la possibilità di poterlo fare è sempre stata un’emozione pura e semplice.
Ultima cosa: è in arrivo anche un disco? E hai già date live in ponte?
Al momento mi dedicherò a far uscire sempre con più frequenza dei singoli, quindi nessun disco in programma.
Per quanto riguarda le date live, partirò l’11 maggio con una data a Domodossola e da lì passeremo l’estate girando un po’ l’Italia.