Interviste
WUZ, il collettivo presenta l’EP omonimo, per la prima volta come compositori
I WUZ hanno fatto uscire, il 21 aprile appena passato, “WUZ”: l’EP omonimo d’esordio del collettivo è stato anticipato dal singolo “#2015”. I 5 brani strumentali dell’EP, fra cui “Foot”, di cui è uscito anche il video, sono nati partendo dal violoncello di Mattia Boschi, spesso usato come fosse una traccia vocale su cui intrecciare poi gli altri strumenti.
I WUZ si presentano per la prima volta in veste di compositori, e non di turnisti o arrangiatori: tutti i componenti del collettivo, infatti, sono stati parte di molti progetti: Mattia Boschi al violoncello (ex Marta sui Tubi e attualmente in tour con Giusy Ferreri) il fratello Jacopo Boschi alla chitarra (Sottotono, The Kolors, Ernia) e Nico Roccamoalla batteria e percussioni (Franziska, Nina Zilli, Giuliano Palma). Anche se vengono da background diversi, i componenti del collettivo WUZ riescono a fondere le loro influenze senza litigare per lo stereo: elettronica, jazz, funk e black music qui vanno decisamente d’accordo.
Lo so che in 500 vi avranno già fatto questa domanda, ma come vi siete trovati tutti? (a parte Mattia e Jacopo che sono fratelli, e immagino si siano trovati già da tempo).
I WUZ, prima di essere un collettivo artistico, sono un gruppo di amici fraterni. Le persone che collaborano si conoscono da molti anni e hanno condiviso tanti progetti. In primis i “Black Beat Movement” dove militavano sia Jacopo che Nico. Anche Marco Olivi, Luca Dell’Anna e Fabio Visocchi ebbero a che fare con BBM, un progetto che ci accomuna molto per quel che riguarda l’idea fondamentale di contaminazione musicale.
Questo è il vostro collettivo, ma negli altri progetti in cui suonate siete un po’ i deus ex machina che creano la musica su cui altri cantano. Ora invece è tutta roba vostra. Come cambia la composizione con questa consapevolezza?
I Wuz sono il primo progetto in cui, effettivamente, siamo esposti come compositori e non solo come arrangiatori o turnisti, anche se nei progetti che ci vedono coinvolti singolarmente cerchiamo sempre di portare la nostra “firma” soprattutto per quel che riguarda la ricerca del nostro personale sound.
Nick Hornby dice che due persone non possono restare insieme se i film che amano e i dischi che adorano non sono compatibili: voi venite da esperienze e influenze diverse, come vi fondete tra di voi? C’è mai il momento del “Si, però ora leva sta roba dallo stereo che tocca a me mettere le canzoni”?
Quello che ci accomuna è l’amore e la passione per la buona musica, quella che ancora si fa con la ricerca, la preparazione e soprattutto il tempo, dettaglio che spesso manca a chi vede l’arte musicale come puro business. Quindi, si, abbiamo background molto diversi ma la stessa direzione di intenti.
Domanda improbabile: avete mai pensato di scrivere una colonna sonora? E nel caso per che genere di film, documentario o cartone animati vi piacerebbe farlo?
Il mondo delle colonne sonore ci affascina molto e sarebbe entusiasmate metterci alla prova in tal senso. Nel 2020 un nostro brano è stato selezionato per una pubblicità. Sicuramente i documentari si presterebbero maggiormente alle nostre sonorità.