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Ben Harper: Wide Open Light in una notte di solitudine

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Ad un annetto di distanza dall’ultimo Bloodline Maintenance il cantautore statunitense Ben Harper rilancia con l’ultimo, profondo e delicato lavoro Wide Open Light. L’album esce il 2 giugno sotto Chrysalis Records e differisce dai precedenti per la scelta di una direzione più intima, dettata  prevalentemente daarrangiamenti chitarra acustica e voce tipicamente folk. La voce vellutata e melodica di Harper canta questi nove brani (senza contare intro ed outro strumentali) con una vena malinconica, quasi meditativa, che dona al disco una delicata sfumatura bucolica coerente con lo sfondo folkloristico americano. Wide Open Light è stato anticipato dal singolo Yard Sale in collaborazione con Jack Johnson, uscito ad inizio maggio e giàindice della direzione dell’intero LP: l’armonizzazione del ritornello spezza il cuore e mette al sicuro il corpo, disegnando l’ampio scenario di una notte estiva in campagna. Un fiume di ricordi, dolci e amari, legati alla fine di un rapporto e al superamento di esso.

Le undici tracce del disco sono una camminata al tramonto in un sentiero sterrato in mezzo ai campi, un viaggio riflessivo sulla propria condizione del mondo; è stato pertanto complesso per me designare un brano preferito. Ma se dovessi scegliere quelli che hanno avuto un impatto più forte per me sicuramente dovrei nominare 8 minutes, una struggente ballad di scelte non compiute e di riflessioni sullo scorrere inesorabile del tempo i cui inserti di chitarra elettrica hanno rappresentato un topping agrodolce ma confortevole al primo ascolto. Sicuramente anche il cupo pianoforte di Trying Not To Fall In Love With You mi ha spiazzato alla prima filata del disco, e l’oscuro folk-blues quasi Coheniano della title track mi ha stregato. In generale però alcuni accenni orientalegganti e brevi cameo di strumenti più elaborati oltre ai fedelissimi chitarra acustica e voce hanno arricchito un disco già densissimo a livello lirico e melodico.

Ben Harper questa volta ha creato un disco prismatico, applicabile a tantissime situazioni di vita quotidiana, ma allo stesso tempo totalmente riflessivo e sentito, dalle due strumentali che incorniciano Wide Open Light alle altre autobiografiche canzoni al limite tra folk e soul, corpo ed anima, terra e cielo, giorno e notte. Wide Open Light mi ha scaldato il cuore, mi ha commosso e mi ha calmato. Era da molto tempo che non sentivo un artista mettere così tanta anima in un album, e il risultato riflette questo sforzo. Un disco che, a mio avviso, si avvicina più all’esperienza catartica che alla mera esibizione di un prodotto. La vittoria della solitudine, il torpore di una notte stellata, il calore della terra conosciuta ed amata. Una  bellezza rara.

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