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Pierpaolo Guerrini presenta “Friends”: un perfetto incontro fra tecnica e lirismo

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Si intitola “Friends” il primo progetto discografico firmato da Pierpaolo Guerrini, disponibile su tutte le piattaforme streaming, in cd e vinile. Senese, compositore e produttore con tre nomination ai Grammy Awards, già tastierista nel gruppo Homo Sapiens e protagonista, sin dall’88, di una stretta collaborazione con il Maestro Andrea Bocelli – per il quale, negli anni, ha scritto 6 brani, tra cui “I Am Here”, “Melodramma” e “L’abitudine” – Guerrini ha convogliato in questo progetto una serie di ospiti di caratura internazionale. Oltre alla PPG Band, composta da Fabrizio Morganti (batteria), Lorenzo Forti (basso), Marco Baracchino e Antonello Pudva (chitarre), e all’Orchestra Sinfonica CNSA di Praga, diretta da Steven Mercurio, in queste 11 tracce strumentali troviamo, infatti, la star internazionale del violoncello Hauser nel singolo “Intimate”; il pianista, produttore, compositore, hit-maker canadese con 3 nomination ai Grammy e 1 nomination agli Oscar, Stephan Moccio, nel secondo estratto dall’album “Once and Now” e il flautista di fama mondiale Andrea Griminelli. E ancora, il piano di Alessandro Martire, il sax di Stefano Cocco Cantini, le chitarre deii CARisMA e la speciale partecipazione di Andrea Bocelli. Il risultato è un viaggio intenso e senza confini di genere, tra l’emozione pura e semplice della melodia e la cura certosina per la qualità del suono.


Friends è un esordio che arriva dopo più di 30 anni di carriera per lei. Perché proprio ora? «Perché il calzolaio va con le scarpe bucate! Mi rifaccio a un vecchio detto, che va alla perfezione con la mia attività in quest’album “Friends”. Per fare le cose fatte bene ci vuole tempo, oltre a comporre, c’è bisogno di curare il vestito, l’arrangiamento, la produzione, per cercare di fare qualcosa di magico e di diverso rispetto a quello che esiste già. Durante la pandemia ci siamo fermati un po’ tutti ed è stato un momento per riflettere su questo progetto, che si doveva fare da tempo».


In questi 30 anni sono stati tanti gli incontri, gli amici, i friends, che danno il nome a quest’album. Cosa li unisce all’interno del suo mondo? «Sono persone che conosco da tantissimi anni, ma anche i nuovi friends sono venuti da incontri che abbiamo fatto qui nel mio studio e, poi, è subentrata verso alcuni un’amicizia, un rapporto più intenso, legato alla loro sensibilità musicale. L’esempio perfetto è quello di Hauser, che venne qui per fare una produzione di un mio brano cantato dal Maestro Bocelli, “Melodramma”, nel 2021; lì è nato questo rapporto di amicizia e tra i vari ascolti gli piacquero alcuni miei brani, tra cui “Intimate”. Anche per gli altri artisti coinvolti si sono presentate situazioni simili e, poi, dal nome che avevo pensato per il progetto, “Friends”, è nata la voglia di contattare altri amici e coinvolgerli, come Alessandro Martire al pianoforte o Stefano Cocco Cantini al sax».


Un comun denominatore di queste musiche così varie e libere, quindi, è costituito dal luogo in cui sono nate: i suoi PPG Studios. «Sì, è un dettaglio giusto, le composizioni sono libere. Sono state create delle produzioni attorno a queste linee melodiche, che io ho scritto al pianoforte e poi qui nel PPG Studios, man mano che le bozze venivano revisionate e si poteva pensare di passare ad un arrangiamento più serio, ho organizzato una settimana con la band, poi un’altra e in seguito è stato fatto un lavoro di fino di editing e sistemazione. È stata una produzione per alcuni brani serena e tranquilla, ma per altri è stato uno spaccacervello, come in “Variable Timing”, un brano soffertissimo, non mi era mai capitato di spaccarmi la testa in questa maniera, perché il flauto è uno strumento, suonato benissimo qui da Andrea Griminelli, però non è semplice inserirlo in un contesto che mescola musica elettronica, rock, classica e dare il giusto valore alla sua esecuzione è stato complicato».


Qual è il pezzo che l’ha sorpresa di più nel suo risultato finale? «Ce ne sono diversi, ma in “Arpmatic” è venuta fuori una combinazione timbrica davvero particolare, con il sax di Cantini, i pad di tastiere e la ritmica che cresce piano piano, con Morganti alla batteria. Ma anche “The Fifth Line”, dove ha suonato Andrea Bocelli, lo trovo molto suggestivo, soprattutto nella parte centrale dove c’è l’unione tra pianoforte e orchestra».


Nel brano Andrea Bocelli è al pianoforte… un ruolo inedito. «Esatto, è il suo debutto discografico come pianista. Andrea ha capito immediatamente questo brano strumentale, ma con una struttura in forma canzone, su cui si può immaginare anche un testo. È stato un grandissimo piacere avere il suo “sì” su questo progetto».


Un processo quasi inverso è avvenuto per la cover di “I Am Here”, una canzone che scrisse sempre per Bocelli, rifatta qui in versione strumentale. «Stavo facendo ascoltare alcuni brani che avevo scritto a Stefano Cocco Cantini e ascoltando questo mi disse che il tema era perfetto per un sax soprano. Così iniziò, fece qualche nota e da lì, a sorpresa, è nata questa cover. Stefano ha un grande talento e la particolarità di partire con l’improvvisazione e nota dopo nota dipingere un quadro incredibile».


Tecnica, virtuosismo, ma anche tanto lirismo: qual è il messaggio di questo disco? «Un elemento centrale è sicuramente quello della qualità audio, ci tengo a rientrare nel mondo dell’audiofilia e qui c’è un’attenzione al suono che oggi si è persa. Quindi, il messaggio è quello di riequilibrare un po’ la qualità audio, i dettagli nella produzione e la scrittura, la parte compositiva, semplice, che arriva con tutta la sua semplicità, coi suoi temi cantabili, senza andare a cercare cose troppo complicate, ma scrivendo con la consapevolezza che dall’altra parte c’è uno specchio, un cuore che vibra, come il tuo e lo devi raggiungere».

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